Sulla Carta del docente arriva un’altra importantissima sentenza favorevole ai precari che ne hanno fatto richiesta attraverso il ricorso al giudice del lavoro: a fornirla è stato il Tribunale di Vicenza, prima sezione civile, settore delle controversie di lavoro e di previdenza, nel dare risposta favorevole al ricorso proposto dal sindacato Anief in difesa di un’insegnante privata della card annuale pur avendo svolto delle supplenze temporanee in tre distinti anni scolastici.
Secondo il giudice del lavoro, che ha condannato il Ministero al pagamento di 1.500 euro, “anche le supplenze temporanee possono, almeno in astratto, ambire a essere considerate alla stregua di incarichi annuali (dunque pienamente equiparabili alle docenze in ruolo). Ciò può accadere quando il concreto atteggiarsi della successione di tali incarichi denoti come detto una significativa continuità della docenza nonché la sua proiezione, ex ante, nello spazio temporale dell’intero anno scolastico”.
Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, “gli effetti dei pareri espressi da Consiglio di Stato, Corte di Giustizia europea e quindi dalla Corte di Cassazione stanno producendo gli effetti che tutti si aspettavano: adesso, per assimilazione, anche i tanti supplenti temporanei che hanno lavorato come maestri o professori in una scuola pubblica possono chiedere di accedere alla Carta del docente che il legislatore gli ha inopinatamente negato. Poiché l’aggiornamento professionale è obbligatorio anche per loro, infatti, è lecita la richiesta. Per presentarla possono fare ricorso gratuito attraverso i nostri legali, così da chiedere spiegazioni al giudice di competenza sul motivo che ha portato a negare la Carta del docente nell’anno in corso e nei cinque anni addietro, fino a vedersi assegnati fino a 3.500 euro più interessi”.
LA SENTENZA
Il tribunale di Vicenza ha ribadito, nella sentenza emessa una settimana fa, che “secondo i principi espressi dalla Corte” di Cassazione nell’autunno dello scorso anno “anche le supplenze brevi e saltuarie possono essere considerate come docenze annuali, laddove l’impiego di una pluralità di contratti si sia tradotta, in concreto, in un ingiustificato abuso dello strumento contrattuale a termine quando, invece, il rapporto lavorativo avrebbe potuto, sin dalla sua origine, essere regolato attraverso un unico contratto con durata fino al 30.6. o fino al 31.8”. Fatta questa precisazione, il Tribunale di Vicenza ha anche ricordato, citando sempre la Suprema Corte, che quella svolta dai precari dietro la cattedra è “una prestazione lavorativa pienamente comparabile” con i docenti di ruolo e quindi “devono consequenzialmente ricevere analogo trattamento”.
Nella sentenza, infine, è stato osservato quanto già espresso dalla Corte di Giustizia Europea, ovvero che “la clausola 4, punto 1, dell’accordo quadro deve essere interpretata nel senso che essa osta a una normativa nazionale che riserva al solo personale docente a tempo indeterminato del Ministero, e non al personale docente a tempo determinato di tale Ministero, il beneficio” di cui qui si discute (punto n. 48, Ord. in Causa C-451/21); spetta al giudice del rinvio, che è il solo competente a valutare i fatti, stabilire se il richiedente il beneficio “allorché era alle dipendenze del Ministero con contratti di lavoro a tempo determinato, si trovasse in una situazione comparabile a quella dei lavoratori assunti a tempo indeterminato da questo stesso datore di lavoro nel corso del medesimo periodo” [punto n. 42, Ord. in Causa C-451/21]”.
LA SENTENZA DEL TRIBUNALE DI VICENZA: LE CONCLUSIONI
PQM
Il giudice, definitivamente decidendo, ogni diversa domanda, istanza ed eccezione disattesa o
assorbita:
- condanna il Ministero a costituire in favore di parte ricorrente, con le modalità di cui agli
artt. 2, 5, 6 e 8 del DPCM 28 novembre 2016, la Carta elettronica per l'aggiornamento e
la formazione del docente delle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado di cui all’art.
1, co. 121 l. n. 107/2015, con accredito/assegnazione della somma pari a complessivi
1.500,00 da spendersi non oltre il 24° mese decorrente dalla data di costituzione della carta
stessa;
- condanna il Ministero alla rifusione delle spese di lite in favore della parte ricorrente, che
liquida in euro 600,00 oltre spese generali, iva e cpa, con distrazione della somma in favore
del procuratore antistatario.
Vicenza, 17/10/2024.
Il Giudice
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