Niente aumenti stipendiali né stabilizzazione. Questo il destino di centinaia di migliaia di insegnanti supplenti della scuola italiana, vissuto per anni, anche per decenni, dettato da regole del secolo scorso e dalla mancata presa di coscienza del Governo di turno che l’Italia è un Paese membro a tutti gli effetti dell’Unione europea, tanto da attingere più di tutti dal Pnrr, ma continua a disattendere le direttive Ue sulla non discriminazione dei precari. Non tutti però intendono soccombere: sempre più insegnanti si rivolgono al sindacato che porta il ministero dell’Istruzione in Tribunale, dove si ribalta tutto. Con condanna piena dell’amministrazione e con molti zero a carico del bilancio pubblico.