Dire ‘no’ alla Carta del docente ai precari significa eludere “i precetti costituzionali degli artt. 3, 35 e 97 Cost.”, ma anche produrre una “discriminazione a danno dei docenti non di ruolo (resa palese dalla mancata erogazione di uno strumento che possa supportare le attività volte alla loro formazione e dargli pari chances, rispetto agli altri docenti, di aggiornare la loro preparazione)”, oltre che una “lesione del principio di buon andamento della P.A.”: lo scrive il Tribunale Ordinario di Firenze, sezione Lavoro, riferendosi alla posizione espressa dal Consiglio di Stato nel marzo del 2022, in risposta al ricorso presentato dai legali Anief in difesa di una insegnante che ha svolto due supplenze annuali tra il 2022 e il 2024, accogliendo quindi la richiesta degli avvocati che operano per il sindacato e condannando il Ministero a pagare alla precaria 1.000 euro “oltre interessi o rivalutazione”.