Anief, al fine di far rispettare i diritti dei lavoratori della scuola, ha avviato una nuova campagna “Non un euro di meno”. Attraverso un modulo online, ogni utente potrà registrarsi e richiedere gratuitamente informazioni e consulenza sul proprio stato matricolare e sugli eventuali diritti relativi alla giurisprudenza
La parità dei diritti dei lavoratori non può passare in subordine quando si parla di formazione del personale: lo ricorda il Tribunale del lavoro di Velletri che nell’accogliere il ricorso prodotto dai legali Anief in difesa di un insegnante supplente per cinque annualità, tra il 2017 e il 2022, ha accordato allo stesso 2.500 euro di Carta del docente “oltre interessi legali e rivalutazione”, condannato il Ministero a più di 1.000 euro di spese processuali e motivato la decisione citando la recente sentenza della Cassazione sull’allargamento della card a tutti i dipendenti a tempo determinato fino al termine delle lezioni.
Sono gli insegnanti i primi a rendersi conto della modestia dei loro stipendi: lo dice una ricerca dell’Eurispes dalla quale emerge che quasi il 90% dei docenti interpellati sostiene che la retribuzione mensile è insoddisfacente. Con il 2° Rapporto sulla Scuola e l’Università, pubblicato da Giunti Scuola, l’istituto di ricerca rivela una profonda insoddisfazione tra gli insegnanti, che parte dagli investimenti nell’istruzione e arriva alle condizioni retributive. Dalla ricerca, sintetizzata dalla stampa specializzata, emerge che l’87% dei docenti di scuola primaria e secondaria di primo grado, l’88% degli insegnanti delle scuole superiori, e il 90,2% dei professori universitari ritengono che gli investimenti in istruzione siano inadeguati. Circa il 90% dei docenti delle scuole esprime invece insoddisfazione per il proprio trattamento economico, una percentuale che si attesta al 65% tra i professori universitari.
Perché un precario della scuola amministrativo, tecnico o ausiliario deve essere precario ogni mese in busta paga di una somma, da ricondurre al “Compenso individuale accessorio”, che varia tra i 66,90 euro a 73,70 euro? A chiederlo da qualche tempo ai giudici sono diversi supplenti che non intendono piegare la testa e che attraverso i legali Anief ottengono le somme sottratte in modo illegittimo da una norma sbagliata recuperando anche gli interessi dovuti. L’altro ieri a dare seguito alla linea Anief è stato anche il giudice del lavoro di Trapani che ha condannato il Ministero a fare avere al dipendente precario Ata – una collaboratrice scolastica che negli anni 2020/21 e 2021/22 ha sottoscritto dei contratti a tempo determinato per supplenza breve - “673,73 euro lordi, oltre interessi legali e rivalutazione monetaria dalla decorrenza dei crediti fino al saldo”.
“La Corte di Giustizia dell’Unione europea con ordinanza pronunciata il 18 maggio 2022 nella causa causa C-450/2021, ha dichiarato incompatibile con l’ordinamento eurounitario la norma che preclude ai docenti a tempo determinato il diritto di avvalersi dei 500 euro della carta per l’aggiornamento e la formazione del docente”: a ricordarlo è il Tribunale del Lavoro di Tivoli, vicino Roma, nell’accogliere il ricorso presentato dai legali Anief in difesa di un supplente che non ha ricevuto un euro di Carta del docente pur avendo svolto due supplenze annuali tra il 2021 e il 2023. Nel risarcire l’insegnante con i mille euro di bonus per l’aggiornamento che l’amministrazione avrebbe dovuto assegnargli a suo tempo, il giudice ha ricordato che il DPCM del 23 settembre 2015, che esclude i supplenti dalla Carta docente, “di recente annullato dal Consiglio di Stato, con sentenza n. 1842/2022, proprio in ragione dell’illegittimità dell’esclusione dalla fruizione della carta docenti del personale assunto a tempo determinato”.