Dagli insegnanti precari che lavorano fuori sede continuano a giungere sacrosante testimonianze e lamentele sulle difficoltà ad arrivare a fine mese:Luigi, 31 anni, insegnante precariocome tanti altri, racconta, in un’intervista a Il Tirreno ripresa daOrizzonte Scuola, la sua quotidianità fatta di sacrifici economici per far quadrare i conti con uno stipendio da docente che definisce “non all’altezza delle esigenze quotidiane”. Ogni giorno percorre 40 minuti in auto per raggiungere la scuola dove insegna, con una spesa mensile di circa 250 euro solo di benzina. A questo si aggiunge l’affitto di 550 euro per un bilocale, più spese e bollette. Con uno stipendio netto di circa 1.600 euro, come risulta dal suo cedolino di giugno, la metà della retribuzione se ne va per i bisogni primari.
C’è poi Sofia che sottolinea come la precarietà aggravi ulteriormente la situazione economica dei docenti: “Se sei precario, l’affitto diventa una condanna per tutta la vita. È impossibile comprare casa con un mutuo con un contratto a tempo determinato”. E ricorda i tempi delle supplenze brevi, con stipendi ancora più bassi, arrivati con tre mesi di ritardo e decurtati di 150 euro mensili per la mancata “retribuzione professionale docente”, per la quale ha presentato ricorso. Un’altra voce di spesa è rappresentata dall’aggiornamento professionale, tra corsi, libri e materiali, per cui i precari non possono usufruire della Carta del docente, il bonus di 500 euro. Sempre Sofia rivendica un giusto riconoscimento economico per la professione che svolge, sottolineando il carico di lavoro non retribuito, tra burocrazia e programmazione da svolgere a casa. “Ci chiedono tutti i sacrifici possibili, ma non abbiamo una gratificazione”, conclude, pur ribadendo il suo amore per l’insegnamento: “Non cambierei mai questo lavoro per nulla al mondo”.
Proprio sulla limitatezza degli stipendi del personale scolastico e la discriminazione verso i precari, anche sull’assegnazione della Carta del docente, potrebbero però a breve arrivare delle novità positive con la nuova legge di Bilancio del 2025: il Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, ha infatti annunciato lo stanziamento di 3 miliardi di euro destinati al rinnovo dei contratti del personale docente. Intervenuto, a seguito di una interrogazione parlamentare alla Camera, mercoledì scorso Valditara ha espresso la volontà di incrementare ulteriormente le risorse destinate alla scuola nei prossimi anni, invitando a un approccio pragmatico e concreto per affrontare le criticità del settore.
Il Ministro, ha ancora ricordato la stampa specializzata, ha sottolineato l’impegno per le nuove assunzioni, ricordando l’obiettivo di 70.000 docenti da assumere tramite concorso, e la necessità di trovare soluzioni per gli idonei del concorso 2020, a rischio di perdere i finanziamenti del PNRR. Valditara, poi, ha ribadito il lungo periodo di stallo nei rinnovi contrattuali, durato 11 anni, e l’insufficienza del contratto del 2020, ribadendo l’impegno del governo per una nuova e più adeguata definizione contrattuale. Inoltre, sarebbe volontà dello stesso Ministro volere estendere la Carta per l’aggiornamento ai docenti precari con contratto annuale per l’anno scolastico 2024/2025, come già avvenuto nel 2023-24, grazie al DL Infrazioni, che aveva stanziato 10,9 milioni di euro per garantire la Carta del docente, del valore di 500 euro, anche ai supplenti annuali anche se solo quelli con scadenza contrattuale 31 agosto 2024.
“Stiamo alla finestra e guardiamo con interesse a queste iniziative ministeriali – commenta Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – perché sono argomenti che stanno particolarmente a cuore del personale scolastico. Anche se è un risultato superiore rispetto agli ultimi rinnovi contrattuali, quasi il 6% di aumento stipendiale, quello che dovrebbe essere proposto a noi sindacati rappresentativi in occasione dell’avvio della trattativa per arrivare ad un accordo sul Ccnl 2022-24, per noi rimane un punto di partenza. Perché alla categoria dei docenti e Ata, i meno pagati della PA, servono, lo ricordiamo, almeno 300 euro in più per annullare l’effetto dell’inflazione a doppia cifra letteralmente esplosa nell’ultimo biennio”.
“Come serve allargare la Carta del docente ai precari almeno annuali, come pure a tutto il personale Ata, considerando che – continua il leader dell’Anief - la formazione e l’aggiornamento sono obbligatorie e non esiste alcuna categoria professionale che deve tirare fuori i soldi dalle proprie tasche per partecipare a corsi formativi o per acquistare il tablet utile a questo scopo. Intendiamoci, quando il Ministero ha annunciato, anche via internet, che lunedì 14 ottobre, dalle ore 14.00, gli aventi diritto potranno nuovamente accedere ai borsellini elettronici della Carta del Docente mantenendo i 500 euro, noi come sindacati abbiamo esultato perché è quello che chiedevamo da tempo: rimane questo ‘buco’ ingiustificabile dei 200mila precari annuali, come messo bene in evidenza dal Consiglio di Stato, dalla Corte di Giustizia europea e un anno fa pure dalla Cassazione. Se tutti gli alti tribunali sono giunti alla medesima conclusione, ovvero che le spese per la formazione obbligatoria, introdotta dalla Legge 107/15, assieme alla card del docente, va esteso ai precari, il legislatore dovrebbe forse adeguarsi? Per non non c’è dubbio. Intantof, riteniamo doveroso far presentare ricorso gratuito attraverso i nostri legali, così da chiedere spiegazioni al giudice di competenza e recuperare fino a 3.500 euro più interessi a docente precario o ex precario”, conclude Pacifico.
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