"Il nuovo decreto Covid varato dal governo Draghi contiene un'annunciata ma non meno importante novità per la Scuola: dal 7 al 30 aprile tornano a fare lezione in presenza, anche in zona rossa, gli alunni dell'infanzia, della primaria e delle classi prime della secondaria di primo grado. Seconde e terze medie e studenti delle superiori, invece, rimarranno in DaD solo in zona rossa, mentre in zona gialla e arancione rientreranno integralmente in presenza al primo grado, almeno al 50% al secondo. Scatta il divieto di deroga per le Regioni che, da oggi, non potranno più decidere autonomamente di lasciare a casa gli studenti fino alla prima media". Lo sottolinea una nota dell'Anief
(ANSA) - ROMA, 02 APR - "Riaprire le scuole prima di aver completato la vaccinazione di tutto il personale docente e non docente è un errore, serve cautela per garantire la salute del personale scolastico, degli alunni e delle loro famiglie. Bene, invece, la decisione di mettere un freno alle fughe in avanti delle Regioni sulla Scuola, ma si doveva estendere il divieto di deroga a tutti i gradi". Lo afferma il presidente del sindacato Anief, Marcello Pacifico. (ANSA).
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Il sindacato Anief reputa "positiva l'intenzione dell'amministrazione di riprendere le procedure concorsuali. Tuttavia ricorda che i posti da coprire sono ormai tre volte tanto, considerando le 220 mila supplenze annuali sottoscritte quest'anno e i 35 mila pensionamenti in arrivo solo tra il personale docente". Così una nota di Anief
Screening costanti sulla popolazione scolastica, dati aggiornati sugli istituti, revisione dei protocolli che riguardano, tra le altre cose, il tipo di mascherine in uso nelle scuole e la distanza tra gli studenti. E poi tamponi periodici anche salivali per i più piccoli e previsione da ora di organici adeguati, pensando soprattutto al prossimo anno scolastico. Il mondo della scuola si dice pronto a ripartire, plaude alla scelta del governo di riaprire le aule anche in zona rossa, ma vuole certezze e sicurezza. "Per mantenere le scuole in presenza servono fatti, non annunci", afferma Francesco Sinopoli che guida la Flc Cgil. E il governo sta pensando ai fatti come ad esempio screening sulla popolazione scolastica per monitorare la situazione e abbassare il più possibile il rischio. Il professor Massimo Galli, direttore della clinica di Malattie Infettive dell'ospedale Sacco di Milano, consiglia di riaprire gradualmente le scuole mettendo in campo i test salivari, "che sono poco invasivi e possono essere facilmente gestiti in ambiente scolastico da insegnanti già vaccinati" anche se ammette che la proposta non è "di semplice realizzazione". A spingere per il ritorno nelle aule concorre il fatto che la gran parte del personale scolastico ha ricevuto la prima dose di vaccino e i dati portati oggi dai rappresentanti del Cts alla cabina di regia a Palazzo Chigi dai quali emerge che sì il contagio è cresciuto nelle fasce d'età 0-9 e 10-10 ma non più di quanto non sia avvenuto in altre fasce d'età. La crescita dei casi insomma, non sarebbe attribuibile alla scuola in quanto sarebbe in linea con quella registrata negli ultimi mesi in tutto il Paese. Inoltre anche il rallentamento della curva ha favorito la decisione di aprire le scuole per i più piccoli. "Abbiamo deciso in cabina di regia di spendere questo piccolissimo tesoretto di cui disponiamo sulla scuola per la funzione sociale che la scuola ha nel nostro paese -ha spiegato il ministro Roberto Speranza- In un quadro che resta molto prudenziale ci possiamo consentire una scelta che vuole dare un segnale rilevante ad un pezzo strategico e decisivo della nostra società". Nel mondo della scuola c'è anche chi, come il sindacato Anief, è contrario al rientro in classe e si chiede il perchè da dopo Pasqua bisogna tornare in aula "in presenza di contagi elevati". Intanto oggi in 70 città italiane è andata in scena la protesta contro la Dad organizzata dal Comitato Priorità alla scuola e dai Cobas per chiedere il ritorno di tutti i ragazzi nei loro istituti. Una nuova iniziativa è già stata preannunciata per il prossimo 31 marzo. E oggi in due ordinanze il Tar del Lazio ha invitato il governo a riesaminare il Dpcm del 2 marzo scorso che ha disposto la didattica a distanza in tutte le scuole delle Regioni in zona rossa "alla luce della cospicua documentazione prodotta in giudizio da numerosi genitori di studenti ricorrenti". (ANSA).
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"Il decreto legge 'Sostegni' approvato dal Consiglio dei ministri porterà direttamente alla scuola 300 milioni di euro, ma nessuna norma per abolire il vincolo quinquennale che continua a costringere tanti insegnanti e Ata a lavorare lontano da casa pur in presenza di posti molti più vicini ai loro affetti". Lo evidenza l'Anief, che non si arrende e attraverso il suo presidente nazionale, Marcello Pacifico, annuncia che farà presentare ''una serie di emendamenti allo stesso decreto che ora dovrà passare per le commissioni e poi nelle aule parlamentari"
Aprire le scuole nelle zone rosse? "No! Non è giusto correre rischi tanto più che mancano i presupposti per poter parlare di riapertura, cioè spazi in più necessari per contenere la diffusione del virus attraverso il distanziamento". Non ha dubbi sul tema Marcello Pacifico, presidente nazionale dell'Anief, Associazione nazionale insegnanti e formatori, che conversando con l'Adnkronos ricorda: "In base alle norme covid ogni 35 mq non dovrebbero essere ospitati oltre 15 alunni e noi ne abbiamo invece 25-30, tra l'altro in meno di 35 mq". Secondo il sindacalista "va immediatamente definito un nuovo piano di edilizia scolastica. Il Ministro Bianchi aveva promesso che avrebbe provveduto ll'apertura dei tavoli. Lo invitiamo a procedere all'ascolto entro Pasqua. Altrimenti perderemo il terzo anno consecutivo"