° Accordo per gli scatti 2012 maturati dai docenti, e delle posizioni economiche ATA
Mercoledì scorso, all’ARAN è stato siglato l’accordo per la copertura degli scatti del personale docente relativi al 2012 e delle posizioni economiche del personale ATA.

° Il tunnel delle Graduatorie ad esaurimento
Sono 154.394 le domande presentate. Gli elenchi saranno noti entro fine luglio.
In certi anni sono stati 400mla. I colleghi iscritti nelle G.E. sono esausti per la lunga marcia di avvicinamento alla quale insipienti decisori politici li stanno costringendo. A loro difesa, l’ANIEF ha in corso la battaglia campale: la Corte di Giustizia europea potrebbe imporre a Renzi di fare le assunzioni in ruolo che i precedenti governi non hanno effettuato. Alcuni dei colleghi precari saranno nominati nel prossimo fine agosto; attendono con ansia. Altri si sistemeranno con le convocazioni programmate negli anni successivi, per le quali l’Anief si impegna a chiedere con la massima insistenza l’attuazione dell’Organico dell’autonomia,di cui alla Legge 9 febbraio 2012 n. 5, Capo I Sez. III, Art. 50, comma 1 b: “Definizione, per ciascuna istituzione scolastica, di un organico della autonomia, funzionale all'ordinaria attività didattica, educativa, amministrativa,tecnica e ausiliaria, alle esigenze di sviluppo delle eccellenze, di recupero, di integrazione e sostegno agli alunni con bisogni educativi speciali e di programmazione dei fabbisogni di personale scolastico, anche ai fini di una estensione del tempo scuola”.

° Esame di Stato conclusivo del Primo ciclo. Giovedì 19 giugno la prova INVALSI
Quasi seicentomila gli alunni impegnati nell’esame. L’Invalsi resta nella rocca, con il ponte levatoio alzato, e guarda alle scuole dalle feritorie.
Ovviamente, noi che osserviamo da tutto intorno abbiamo difficoltà a capire. Ad esempio non si capisce il mantra “Le prove Invalsi non vogliono sostituirsi alla valutazione dei docenti”, visto che per l’esame di terza media, la prova Invalsi «fa media» nel voto finale. Le prove Invalsi non solo entrano (per circa 1/6) nella valutazione complessiva finale dei singoli alunni ma non di rado stravolgono, per via degli automatismi computativi imposti ai Consigli di classe, la valutazione globale che i docenti intenderebbero attribuire, alla luce delle risultanze didattiche. Sapevamo già, e spesso ne abbiamo scritto, che le prove Invalsi sono fuori luogo (le preparano senza riferimento agli alunni, senza conoscere la programmazione delle classi, senza un’idea del condizionamento che all’attività educativa della scuola viene dal territorio di riferimento), apprendiamo adesso, da una intervista (Corriere della sera, 09.06.14) alla collega Notarbartolo (che con altri lavora a preparare le prove Invalsi), che sono anche fuori tempo, predisposte per fantomatici alunni del futuro. Alla domanda: “Quanto tempo ci vuole per preparare le prove?” La collega spiega: «Un paio d’anni: le prove che “andranno in onda” nel 2016 vengono elaborate in questi giorni…». Come dire che si tratta della verifica di obiettivi didattici surgelati con scadenza a due anni, da somministrare indifferentemente a qualunque alunno che si troverà sotto, qualunque sia stata l’offerta formativa delle scuole che avrà frequentato. Sostanzialmente: il solo aspetto correlato e sincronizzato alla realtà, nelle prove invalsi, è il fatto che producono effetti reali nell’assegnazione del voto di licenza media. C’è poi un risvolto tragicomico: questa prassi docimologica condizionata dall’occorrenza di certe circostanze assolutamente casuali (’“endecòmenon”, “would be“) si presenta all’insegna della scientificità: “Chi paragona le prove Invalsi alle verifiche di classe sbaglia. Costruiamo strumenti di misurazione analoghi a quelli utilizzati nelle scienze sperimentali…”. Ma ? Avevamo letto qualcosa nulla sulla natura delle Geistes wissenschaften e su quella delle Natur wissenschaften. Sbaglierebbe chi scambiasse le prove Invalsi per una qualunque valutazione scolastica…. - spiega la collega intervistata. Cadrò in depressione ? In 40 anni di insegnamento ho creduto a docimologi cattivi maestri ?. Forse che la verifica non è il metodico confronto tra obiettivi programmati e situazione d’apprendimento dei singoli allievi ? Forse che nella valutazione i punteggi concorrono a determinare il voto in funzione della maggiore o minore valenza educativa che si attribuisce all’obiettivo didattico ? Segnaliamo che l’ANIEF ha una proposta per favorire la collaborazione tra scuole e Invalsi; il cardine ne è la designazione di docenti (retribuiti) che nelle scuole, fungendo da referenti dell’Invalsi, preparino le prove. Prove che, senza svendere ipocritamente l’efficacia docimologica, nondimeno supportino la ragion d’essere dell’Invalsi (che deve pur essere messo in condizione di produrre le rilevazioni comparative richieste a livello internazionale). Se non ci sono i soldi per retribuire la rete dei collaboratori, il MIUR tolga gli effetti che la prova Invalsi ha sul voto all’esame di Stato. (Leonardo Maiorca)

° Quale servizio educativo, dallo Stato, per i bambini nativi digitali?
Sono molti gli interrogativi sui quali occorre conoscere il parere degli studiosi
E’ di tutta evidenza che le tappe dello sviluppo in età evolutiva non sono immutabili, determinate universalmente una volta per tutte, perché fattori socio-ambientali intervengono a condizionarne caratteristiche, ritmi e successione. Volendosi quindi prevenire le diseguaglianze di rendimento scolastico, la U.E. raccomanda l’estensione della scolarità obbligatoria verso il basso. Inglesi, scozzesi e irlandesi immettono i bambini nel ciclo elementare obbligatorio precocemente e lo stesso avviene in Lussemburgo e Olanda; le autorità scolastiche di Danimarca, Spagna, Norvegia, Francia, Belgio, Svezia potenziano il servizio prescolare e lo estendono ai piccolissimi. I bambini che in atto frequentano le classi del Primo ciclo sono nati e cresciuti in un’epoca di mutamenti veloci; quelli che sono nati successivamente vivranno ritmi velocissimi di innovazioni. Le generazioni vissute nell’Ottocento e nella prima metà del Novecento hanno conosciuto innovazioni che (in una scala convenzionale nella quale a ciascuna è stato assegnato un punteggio) hanno complessivamente un valore analogo a quello di tutte le innovazioni fatte nei precedenti 10mila anni dell’epoca storica; e nella comparazione abbiamo volutamente escluso il II Novecento, epoca della rivoluzione industriale cibernetica. Pertanto, è doveroso chiederci se, per effetto di questo incremento esponenziale delle innovazioni, i bambini in età prescolare e scolare ai quali nell’imminente futuro di dedicheremo avranno caratteristiche psico-sociali e/o cognitivo-comunicative differenti rispetto a quelle della generazione per la quale l’attuale Scuola dell’Infanzia è stata disegnata. Gli strumenti materiali e concettuali creati dall’uomo si radicano nella società che li adotta, e con l’uso la modificano, dapprima in modo conclamato e poi in modo assuefatto, subliminale. Dagli psicopedagogisti e dagli studiosi di Cognitive science occorre sapere se i nativi dell’epoca informazionale apprendono e comunicano nelle medesime forme con cui lo hanno fatto i bambini negli anni Cinquanta mediante immagini fisse, la radiofonia e con le persone in presenza. Gli insegnanti della Scuola dell’infanzia devono tenere conto di eventuali peculiarità della fruizione spazio-temporale dei bambini, indotte dalla precoce navigazione nello spazio web, o dalla percezione prevalentemente iconica a-sequenziale, e indotte della confidenza con le realtà virtuali ? La frammentarietà e variabilità semantica, la a-sistematicità e intermittenza dei contesti in cui il bimbo fa bricolage ne influenzano l’apprendimento linguistico? E’ possibile non chiedersi in che modo le innovazioni strumentali e concettuali di questo scorcio iniziale del nuovo millennio influiscano sulle caratteristiche e sui comportamenti dei piccoli, e quindi sui bisogni educativi? E la domanda delle cento pistole: si apprezza uno spostamento nella distribuzione dei valori medi della età mentale rispetto a quelli dell’età biologica, correlando i valori in più generazioni?
A parere dell’Anief, occorre gradualità nel passaggio tra Scuola dell’infanzia e Primo ciclo, la gradualità raccomandata dall’Associazione nazionale pedagogisti e che si può ottenere istituendo una classe-ponte nella quale agiscano insieme insegnanti dei due ordini. Due i punti ineludibili di questa gradualità: la centralità del “gioco giocato” e la libertà di azione del bimbo. Lo spiega la pedagogista Luisa Piarulli, presidente dell’Anpe: “…Non esistono controindicazioni assolute all'anticipo scolastico a cinque anni… A cinque anni, se non prima, ci sono ottime condizioni per apprendere a leggere e a scrivere vista la maggiore plasticità dell'apparato intellettivo…. È innegabile che oggi, a fronte della ricchezza degli stimoli ambientali e di un uso massiccio delle tecnologie, v'è terreno fertile per favorire un processo apprenditivo più rapido… Tuttavia dal punto di vista squisitamente pedagogico il focus non è tanto l'apprendimento della letto-scrittura! I bambini di oggi rischiano paradossalmente di subire una sorta di violenza psicologica quando viene sottratto loro il … gioco libero, per intenderci il gioco “in cortile” che permette di sviluppare la dimensione sociale e relazionale… Oggi abbiamo a che fare con i fenomeni della adultizzazione precoce dei bambini, del misconoscimento del valore tempo, della parcellizzazione degli interventi educativi peraltro spesso medicalizzati, che possono creare rischi di frammentazione della realtà nel bambino. Spontaneamente nasce il dubbio che l'anticipo, pur riconoscendone l'implicito valore, possa inserirsi in una cornice poco adeguata. Esistono buone prassi sul territorio italiano che incoraggiano l'anticipo, come il progetto “Globalismo affettivo” realizzato da USR e ANPE Puglia con le pedagogiste Eufrasia Capodiferro e Luisa Verdoscia… Esistono un'educazione alle relazioni, all'affettività, alle emozioni, alla socialità che passano attraverso metodologie pedagogiche specifiche che per natura meritano confronto e aggiornamento… Io penso che la Scuola dell'Infanzia dovrebbe essere obbligatoria almeno nell'ultimo anno per poter creare un ponte con la scuola primaria. La scuola dell'Infanzia, nel caso di un anticipo ai 5 anni, deve lasciare spazio e tempo alla scoperta, alla interiorizzazione e al rispetto dei valori universalmente validi: solidarietà, amicizia, libertà e formare così alla cittadinanza. Nell'arco della scuola dell'Infanzia il bambino deve consolidare le abilità senso-percettive, motorie, intellettive e linguistiche, per acquisire competenze adeguate a interpretare, riorganizzare e comprendere la realtà. Non dimentichiamo il ruolo sostanziale della famiglia che va posta nella condizione di vedere nella scuola una compagna di viaggio nell'avventura educativa nella quale riporre fiducia. … Anticipo sì, anticipo no... il problema è un altro: creare effettive condizioni di sistema per una crescita integrale del bambino…”.

° Il D.M. che consente l’iscrizione con riserva in II fascia delle Graduatorie di istituto
Potrà iscriversi chi si abiliterà o si specializzerà entro il 31 luglio prossimo.
Il 23 giugno 2014 è la data ultima per l’inoltro delle domande di accesso alle graduatorie. Riportiamo il D.M. 375 del 6/6/2014. “Art.1 Oggetto. Con il presente decreto sono ammessi a presentare, con riserva, domanda di inserimento nella II fascia delle graduatorie di circolo e di istituto anche gli aspiranti, già iscritti ad un percorso abilitante, che conseguono il titolo di abilitazione all’insegnamento entro il 31 luglio 2014. Art.2 Destinatari. Possono presentare domanda con riserva per l’inserimento nelle graduatorie di II fascia di circolo e di istituto gli aspiranti che conseguono l’abilitazione entro il 31 luglio 2014, al termine dei seguenti percorsi: a) corso di laurea in Scienze della Formazione Primaria, sia vecchio sia nuovo ordinamento; b) percorsi abilitanti speciali (PAS), di cui all’articolo 15, comma1-bis, del decreto del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca n. 249 del 2010; c) corso di formazione per il conseguimento della specializzazione per le attività di sostegno didattico agli alunni con disabilità, di cui all’articolo 13 del decreto del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca 10 settembre 2010, n. 249. Art. 3 Termini e modalità di presentazione delle domande. Gli aspiranti di cui al precedente articolo 2 possono presentare la domanda con riserva nei termini e secondo le modalità previste dall’articolo 7 del d.m. n. 353 del 2014, utilizzando i modelli di domanda e le procedure di cui al medesimo d.m. n. 353 del 2014. I suddetti soggetti che presentano domanda con riserva nelle graduatorie di circolo e di istituto di II fascia, poiché tale richiesta è priva di effetti fino allo scioglimento della riserva stessa, devono comunque presentare, per gli insegnamenti di interesse e al fine di poter ottenere l’inclusione in III fascia nelle more dello scioglimento della riserva, i relativi modelli A/2 e A/2 bis, di cui al d.m. n. 353 del 2014, ferma restando l’unicità di presentazione del modello B. Art. 4 Valutazione dei titoli e del servizio. Gli aspiranti di cui all’articolo 2 sono graduati secondo la tabella di valutazione dei titoli, Tabella A, prevista dal decreto del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca n. 308 del 2014. Restano tuttavia valutabili, oltre al titolo di abilitazione, i titoli conseguiti e il servizio svolto entro il termine del 23 giugno 2014, data di scadenza per la presentazione delle domande di inserimento e aggiornamento triennale delle graduatorie di istituto, di cui al d.m. n. 353 del 2014. Art. 5 Scioglimento della riserva. Coloro che abbiano presentato domanda con riserva e conseguito il titolo di abilitazione entro il 31 luglio 2014, sono tenuti a comunicare all’istituzione scolastica destinataria della domanda l’avvenuto conseguimento dell’abilitazione. La comunicazione del conseguimento del titolo abilitativo entro il 31 luglio 2014 determina lo scioglimento della riserva e l’inclusione a pieno titolo nella II fascia delle graduatorie di circolo e di istituto. Il mancato conseguimento dell’abilitazione entro il 31 luglio 2014 fa decadere la domanda presentata con riserva e gli aspiranti sono inseriti a pieno titolo nelle graduatorie di III fascia, purché sia stata presentata la relativa domanda. Art. 6 Norme di rinvio. Per quanto non previsto dal presente decreto si rinvia alle norme in premessa, in particolare al d.m. n.353/2014. Resta fermo che a coloro che conseguono il titolo abilitativo dopo il 31 luglio 2014 è garantito il diritto di precedenza assoluta nella fascia di appartenenza ai sensi dell’art. 14, comma 1, del d.m. n. 353 del 2014. Il presente decreto è pubblicato sul sito www.istruzione.it e sulla rete intranet”.

° Ancora in tema di valenza educativo/formativa del lavoro
Quid: Si può ritenere che, nel sistema integrato, l’esperienza lavorativa possa avere un valore educativo e formativo complementare dell’istruzione scolastica?
Precedenti a favore. Nel «Documento di lavoro» del 1997, presupposto del ddl approvato dal C.deiM. il 4 luglio 1997, Luigi Berlinguer stigmatizzava la considerazione riduttiva che in Italia si ha della formazione professionale come di una strada riservata ai ceti subalterni; a questo settore, l’Italia destinava risorse irrisorie essendo il paese europeo con il numero minore di studenti in formazione/lavoro: meno del 12% degli studenti contro il 50%, in media. Il Ministro proponeva che il Sistema formativo integrato comprendesse: istruzione scolastica, formazione professionale regionale e l’apprendistato per alunni fino al compimento dei diciotto anni d’età (art.68, Legge n.144/1999) e aprendo alla formazione post-secondaria (art.69 L. n.144/1999). La Riforma Moratti (Legge 28 marzo 2003, n. 53) - che al pari del Riordino dei cicli Berlinguer non ha avuto seguito - all’art.4 prevedeva “la possibilità di realizzare i corsi del secondo ciclo in alternanza scuola–lavoro, come modalità progettata, attuata e valutata dall’istituzione scolastica e formativa in collaborazione con le imprese, con le associazioni di rappresentanza e con le camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura, che assicuri ai giovani, oltre alle conoscenze di base, l’acquisizione di competenze spendibili nel mercato del lavoro”. Erano previste passerelle tra i diversi indirizzi del livello secondario unitario, in caso di ripensamenti. In non pochi Paesi della U.E. si ha una forte sinergia tra scuola e lavoro. I lycées professionnels sono i più frequentati in Francia: vi si effettuano studi tecnico-professionali in curricoli collegati al lavoro); il sistema secondario superiore tedesco è duale, con un canale professionalizzante qualificato bene quanto il Gymnasium-Gymnasiale oberstufe (avanzato) perché le aziende commerciali e industriali concorrono con contributi a che i giovani acquisiscano conoscenze culturali solide e le capacità e la versatilità necessaria ad inserirsi nel processo produttivo.
Sed contra. Si obietta che in certe regioni d’Italia non ci sono industrie a sufficienza per una collaborazione su vasta scala. E’ una obiezione che nasce da un equivoco: con “biennio professionalizzante”, l’ANIEF non intende, solo e in senso restrittivo, il tirocinio aziendale. “Professionalizzante”, per un liceale, è anche l’esperienza presso una biblioteca, un teatro o un museo, presso un ufficio legislativo regionale o un’azienda finanziaria ecc... Si obietta che la formazione professionale regionale è, in alcune regioni d’Italia, un carrozzone clientelare. La risposta è nella moralizzazione della classe dirigente. Si obietta che le aziende private boicottano le attività volte a una solida formazione culturale degli studenti/lavoratori, essendo interessate soltanto ai vantaggi economici (contenimento delle retribuzioni) e ai vantaggi fiscali (esenzione da oneri assicurativi e previdenziali). L’obiezione si supera affidando ai dirigenti scolastici compiti rigorosi di direzione. Conclusione. L’alternanza scuola/lavoro non va intesa riduttivamente (apprendistato e stage), e va estesa a tutti i corsi di studio secondario di II grado, nel biennio conclusivo, di concerto con teatri, biblioteche, imprese, Istituzioni regionali, Confindustria, ABI, Unioncamere ecc…, visti e accettati come partner di diritto della Scuola.

° Dal prossimo a.s., via alla sperimentazione Scuola-lavoro, per alunni delle superiori
Il D.I., d’intesa tra MIUR, Ministero del lavoro e MEF, è stato accolto con contrastanti pareri (in rassegna stampa abbiamo riportato quello avverso dell’Unione Studenti). L’ANIEF vi vede un passo verso l’alternanza scuola/lavoro nella Secondaria superiore
Con il prossimo settembre parte la sperimentazione di un periodo «on the job» per studenti del IV e V anno dei corsi di istruzione secondaria di II grado che alterneranno frequenza scolastica e formazione-lavoro in azienda. Dal Comunicato Stampa MIUR: “Ogni studente-apprendista sarà accompagnato da un «piano formativo personalizzato», che esplicita il percorso di studio e di lavoro, e da un sistema tutoriale che vede congiuntamente impegnati il tutor aziendale, designato dall’impresa, e il tutor scolastico, individuato tra gli insegnanti del Consiglio di classein possesso di competenze adeguate. Per agevolare il loro compito sono previste specifiche attività formative, anche congiunte, a carico dell'impresa.. Notevoli gli spazi di flessibilità a disposizione delle scuole: per l’interazione tra apprendimento in aula ed esperienza di lavoro potranno utilizzare fino al 35% dell’orario annuale delle lezioni… margini di autonomia nettamente superiori rispetto a quelli di cui le istituzioni scolastiche dispongono solitamente per organizzare la propria offerta formativa libera”. L’ANIEF auspica che si tratti di un passo verso l’alternanza Scuola-Lavoro strutturata mediante la sinergia di pubblica istruzione, formazione regionale, imprenditoria, comunità territoriali. Il Governo presenta la sperimentazione come una risposta alla disoccupazione giovanile, formando personale qualificato come tecnici e quadri intermedi. L’ANIEF non sottovaluta possibili effetti in questo senso ma vede l’iniziativa più dall’ottica culturale. I.Illich ha criticato l’autoreferenzialità della ”scuola-istituzione” strutturalmente estranea alla Learning society (Deschooling Society, 1970); non ci sembra che fosse un visionario con velleità iconoclastiche. La cultura del lavoro (a partire dalla Pedagogia sociale di inizio Novecento, e poi, paradossalmente in contesti ideologici opposti, nella Open school inglese e nella pedagogia dei Paesi socialisti) ha smussato il dualismo tra area culturale degli studi liberali (introduttivi a quelli universitari e alle professioni), e degli studi tecnici; per secoli, questa distinzione ha avuto una valenza classista servendo la cultura volutamente astratta e astrusa a legittimare privilegi. La cultura tecnologica ha smussato la distinzione tra lavoro intellettuale e manuale rendendo necessari livelli professionali elevati in molte attività lavorative. L’alternanza Scuola-Lavoro corregge la concezione secondo cui la Scuola offre conoscenze da spendere “dopo”, e le competenze le offre l’azienda; non è possibile concepire un prima (la scuola) e un dopo (l’impresa): occorre che scuola e lavoro si incontrino presto per trasmettere ai giovani il valore del lavoro come elemento di libertà e riscatto sociale e morale. Ce lo impone un diktat della U.E. o ce lo impone la logica e lo suggerisce la pratica didattica? Ce lo impone la U.E. dice l’Unione degli Studenti: “L’11 Luglio saremo in piazza a Torino per contestare il vertice europeo sulla disoccupazione giovanile. Non è in questo modo che la si combatte ma invertendo il modello di sviluppo…”.

° Progetti scuola EXPO MILANO 2015. Indicazioni per la partecipazione delle scuole
La D.G. per lo Studente, l’Integrazione, la Partecipazione e la Comunicazione ha fornito le indicazioni. Le avremmo riportare con maggiore convinzione, se sotto la iniziativa i disgraziati ladri non avessero scavato un verminaio. Renzi ha l’insetticida?
La scuola per EXPO 2015: possono aderire le scuole statali e paritarie di ogni ordine e grado (infanzia, primaria, secondaria, inviando entro il 30/09/2014 la scheda allegata al Bando, a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo., e inviando gli elaborati all'USR, entro il 30/01/15. Il Bando è in: http://www.istruzione.it/allegati/2014/Bando_La_Scuola_per_EXPO_2015.pdf.
Together in EXPO 2015: possono aderire le scuole statali e paritarie secondarie, inviando la scheda allegata al Bando entro il 30/09/2014 a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo., e registrandosi al sito www.togetherinexpo2015.it, che sarà attivo da settembre 2014. Il Bando è reperibile al link: http://www.istruzione.it/allegati/2014/Bando_Together_in_EXPO_2015.pdf.
Policultura-Expo: promosso dal Politecnico di Milano, il Bando è rivolto alle scuole statali e paritarie di ogni ordine e grado (infanzia, primaria, secondaria). Le scuole che intendono partecipare al Concorso possono iscriversi seguendo le indicazioni presenti al seguente link:
http://www.progettoscuola.expo2015.org/concorsi/concorso-nazionale.
Logo EXPO Scuola: le scuole che partecipano ai progetti sopracitati e/o promuovono attività e iniziative di altro tipo per EXPO Milano 2015 possono richiedere il logo EXPO Scuola scrivendo a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.. Per tutte le informazioni è possibile consultare il seguente link:
http://www.progettoscuola.expo2015.org/iniziative/proponi-un-progetto.

° Nel sito del MIUR
Pubblicati i movimenti Insegnanti Scuola Primaria, e le date della preselezione al TFA
1) Con Decreto del Dipartimento dell’Istruzione è stato reso noto il calendario – dal 14 al 31 luglio 2014 - delle prove preselettive per la procedura (ai sensi dell’art.4 D.M. n.312/2014) di accesso al TFA, uguale in tutte le università in cui sono attivati i corsi.
2) I movimenti del personale insegnante pubblicati sono quelli nella Scuola dell’Infanzia (noti dal 15 maggio) e quelli nella Scuola Primaria (noti dal 6 giugno). Si attende la pubblicazione dei movimenti dei docenti nella Scuola secondaria e quelli del personale ATA.

° La querelle sugli organici degli insegnanti nella scuola dell’obbligo
Avviando l’obbligo dall’età di 5 anni, si produce contrazione dell’organico docenti?
Il Messaggero (“Elementari a 5 anni, allarme degli insegnanti «A rischio 30mila posti»” -07/06/2014) riporta la dichiarazione preoccupata del segretario della FlcCgil, Pantaleo in ordine all’eventuale anticipo a 5 anni dell’obbligo di istruzione (“una proposta che più di ambire a un miglioramento dell'istruzione ha solo il sapore del taglio di organici”). La preoccupazione nascerebbe dal fatto che, anticipando di un anno l’ingresso alle elementari, si taglierebbe il periodo destinato alle scuole d’infanzia che da 3 passerebbe a 2 anni. L’argomento non tiene conto del d.d.l. Puglisi, di istituire un servizio pubblico per l’Infanzia al quale i bambini possano accedere già dal primo anno di età. Su questo d.d.l. si innesta la proposta dell’ANIEF di creare una classe ponte per i bambini di cinque anni: rientrando nell’obbligo scolastico, questa classe comporterebbe un accresciuto numero di insegnanti, visto che in atto solo una percentuale dei bambini di cinque anni accedono servizio pubblico. Al collega Pantaleo che paventa il taglio di organici segnaliamo che questo taglio è stato allo studio (prospettato e attuato, in parte, dal 2008 in poi), di tutti, tutti, tutti i beneamati decisori della politica scolastica. Renzi, quanto ancora dobbiamo attendere per avere al MIUR un ministro che abbia lavorato nella Scuola ? Ultimo fu la Falcucci. Il prospettato taglio di un anno di scuola nel Primo ciclo o nel Secondo ciclo ridurrebbe da 13 a 12 anni la durata dell’iter scolastico. A confronto di questa prospettiva che depriva oltre dieci milioni di studenti, di un anno di servizio scolastico/formativo, e che taglia un’altra fetta di futuro a 40mila insegnanti precari, la proposta emendativa che l’ANIEF ha presentato al ddl 1260 “Puglisi”, in VII Commissione del Senato, presenta questi vantaggi: 1. Conferma i 13 anni di offerta scolastico-formativa; 2. Estende l’obbligo fino ai 17 anni di età (l’obbligo scolastico decennale diventa “obbligo scolastico-formativo” da adempiersi, nei due anni terminali, nell’istituti secondari di secondo grado con il supporto delle scuole-non scuole; 3. Prende atto dell’evoluzione dell’età mentale media dei bambini di cinque anni, e della progressiva estroflessione delle funzioni sociali e delle capacità cognitivo-comunicative; 4). Per ammortizzare l’abbattimento degli organici, si collega al d.d.l. Puglisi (che rendendo universale il servizio all’Infanzia accresce, rispetto ad oggi, il numero di insegnanti necessari per i bambini di cinque anni); in sostanza, l’ANIEF auspica che il personale in servizio nella Scuola dell’Infanzia sia integrato da un contingente di insegnanti della Primaria, costituendo la classe ponte per i bambini di 5 nel quadro di una rinnovata programmazione e organizzazione degli spazi d’aula; 5) Inserendo l’Orientamento scolastico, in forma strutturale nel percorso del secondo ciclo, ri-motiva fortemente (motus in fine velocior) gli alunni iscritti all’ultimo biennio: avrebbero il “fine in vista” (Dewey) di acquisire competenze aggiuntive alle conoscenze scolastiche. Chi ha insegnato sa che l’orientamento può avere l’effetto di motivare gli studenti, e prevenire la dispersione. La motivazione efficace è l’auto motivazione; a poco servono certe attività sperimentali di contrasto alla dispersione affidate a motivatori di professione, personale esterno pescato tra psicologi, pedagogisti e sociologi che, nelle classi, sono pesci fuor d’acqua.

° Truffatori dilettanti. Si contentano dello stipendio di professore
La Guardia di Finanza acchiappa i mega truffatori del MOSE e dell’EXPO ma anche scova docenti di sostegno assunti in ruolo avendo presentato autocertificazioni false
Sul sito web de "Il Mattino di Foggia e provincia" e sul sito "Foggia città aperta" si legge che le indagini erano iniziate e maggio e che adesso ci sono denunce per decine di docenti; avevano presentato falsi documenti (autocertificazioni di diplomi di laurea e di titoli di specializzazione risultati essere materialmente falsi) che li incastrerebbero, in 18 istituti scolastici di: Ancona, Bologna, Campobasso, Firenze, Foggia, Forlì-Cesena, Milano, Monza, Pescara, Piacenza, Treviso. (Fonte: Aldo Domenico Ficara – Latecnicadellascuola - 07 Giugno 2014)