A gennaio gli studenti delle superiori dovranno tornare a scuola in presenza. In caso contrario si tratterà di un fallimento: a dirlo è stato il coordinatore del Comitato tecnico scientifico Agostino Miozzo. Ed ha un alleato importante: la Ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina. Nel corso di un’intervista di oggi a La Stampa, il coordinatore del Cts non ammette scuse nel caso in cui a gennaio non si dovesse tornare a fare lezione in presenza: “Se non riusciamo a riportare tutti gli studenti in classe nemmeno a gennaio, vorrà dire che avremo fallito tutti, politici e tecnici. Avremo fallito come Paese”.
“Con l'autonomia degli istituti sull'organizzazione della didattica in presenza in base ai risultati dei test, si riapra dal 17 gennaio con tampone obbligatorio faringeo gratuito per tutti gli studenti e il personale nella settimana precedente”, commenta il presidente di Anief, Marcello Pacifico, “nella consapevolezza che risulterà necessario, nonostante gli appelli e i divieti, monitorare il rispetto delle regole del distanziamento durante le festività. Se non le scuole, potrebbero essere le case degli italiani piuttosto che gli impianti sciistici il luogo di nuova diffusione del virus. E la riapertura deve avvenire in piena sicurezza”.
Secondo il coordinatore del Comitato tecnico scientifici, Agostino Miozzo, non vi sono dubbi: da più parti mancherebbe “la comprensione del problema, del fatto che non possiamo continuare a nasconderci dietro la didattica a distanza: è uno strumento eccezionale di insegnamento, ma non può sostituire per mesi e mesi la presenza scolastica”.
L’INSISTENZA DEL COORDINATORE DEL CTS
Nei giorni scorsi, ricorda oggi Orizzonte Scuola, il coordinatore del Cts aveva respinto l’idea che la scuola in presenza possa essere uno dei veicoli principali per una possibile terza ondata di Covid: parlando davanti alle Commissioni Istruzione e Sanità del Senato sull’impatto della Didattica Digitale Integrata sui processi di apprendimento e sul benessere psicofisico degli studenti, Miozzo ha detto che non è “corretto sostenere l’ipotesi di una terza ondata collegata alla scuola. Il rischio non deriva tanto dalla riapertura il 7 gennaio delle scuole ma dai comportamenti non corretti che potrebbero avvenire, da oggi e per tutto il periodo delle vacanze natalizie”.
Infatti, secondo il coordinatore del Cts, “la grande movimentazione delle persone all’interno del paese e quel desiderio genuino e comprensibile di incontrarsi tra famiglie potrebbe generare rischi importanti di innalzamento del picco”.
LA MINISTRA LA PENSA UGUALE
Gli stessi concetti sono stati espressi anche dalla ministra Lucia Azzolina: “Il rischio non è la riapertura il 7 gennaio delle scuole superiori, ma i comportamenti non corretti che potrebbero avvenire da oggi a tutto il periodo delle vacanze natalizie. Se durante il periodo di Natale rispetteremo le direttive date dal Governo, proteggeremo non solo noi stessi e i nostri cari, ma anche la scuola”, ha dichiarato la ministra. Concetto ribadito da Azzolina anche nel corso delle video risposte per la rubrica #LaMinistraRisponde, ideata dal Ministero dell’Istruzione per rispondere in modo diretto ai quesiti sulla scuola di studentesse, studenti, personale scolastico, genitori e cittadini.
IL COMMENTO DEL SINDACATO
Il sindacato ritiene che il ritorno in classe dovrà avvenire nella massima sicurezza, dopo comunque che i docenti durante il lockdown si sono comportati egregiamente svolgendo la didattica a distanza e un lavoro oscuro molto impegnativo. Secondo il presidente nazionale del giovane sindacato, Marcello Pacifico, “questo potrà avvenire solo se si incrementeranno le classi, gli organici e i plessi. Ed anche agendo sui mezzi pubblici utilizzati dagli studenti per raggiungere le scuole e tornare a casa. I parlamentari possono agire subito, con la Legge di Bilancio, per la quale abbiamo chiesto modifiche con oltre 60 emendamenti. Ed è importante che si attui una collaborazione attiva tra i vari enti ed istituzioni, contemplando anche i dirigenti scolastici, nella gestione di questa importantissima ‘partita’ nella quale sono coinvolti tra i 2 e i 3 milioni di studenti, oltre a centinaia di migliaia tra docenti e Ata, così da agire con cognizione sugli orari di apertura e chiusura degli istituti superiori”.
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