“Bisogna ora monitorare tracciamenti, completare vaccini, aumentare classi e plessi”, dichiara Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief. All’articolo 3, le norme per comparto istruzione e ricerca. Dal 26 aprile, didattica in presenza per infanzia, primaria, media. Per le superiori, dal 50 al 75% nelle zone rosse, dal 60 al 100 % nelle zone arancioni e gialle, tranne che in presenza di focolai. Per alunni disabili e BES sempre in presenza su richiesta anche con classe in DAD. Per Università e Afam, lezioni in aula tranne che in zona rossa per studenti per anni successivi al primo. Lauree ed esami in presenza, ma a scelta degli Atenei
Oggi si ufficializzerà la retromarcia del Governo sul rientro in blocco degli alunni il prossimo 26 aprile: il Consiglio dei Ministri approverà la decisione, presa ieri nell’incontro Stato-Enti Locali, di ridurre la percentuale di studenti delle superiori in presenza nelle zone gialle e arancioni dall’annunciato 100% al 60%, dopo le osservazioni del sindacato. Il motivo principale sarebbe quello dei mezzi di trasporto, come da Anief denunciato, che non garantiscono di potere fare spostare in sicurezza due milioni e mezzo di studenti. Secondo Anief ha fatto bene il Governo a rivedere la sua decisione iniziale, perché l’intransigenza si sarebbe scontrata, come in passato, con i problemi non risolti.
“Accogliamo con soddisfazione questa presa di coscienza – dice Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – ma siamo anche consapevoli che il problema del distanziamento non esiste solo al di fuori delle scuole. Ricordiamo che devono fare ancora la prima dose 335.819 docenti e dipendenti, con forti differenze regionali. E visto che l’attenzione dell’esecutivo è già spostata al nuovo anno scolastico, è bene allora che si adoperi perché anche nelle scuole vi siano garanzie di vivibilità e di riduzione massima dei rischi del contagio: per questo bisogna recuperare almeno 12mila plessi dismessi nell’ultimo decennio, 4mila sedi di presidenza e diminuire il rapporto tra alunni, insegnanti e personale amministrativo andando quindi a cancellare tutte le classi pollaio. In un’aula scolastica di 40-45 metri quadri non ci possono stare più di 15 alunni. Se non si attua questa norma – conclude Pacifico – anche l’anno prossimo saremo in difficoltà”.
Nessun ritorno in classe per tutti: le scuole superiori potranno adottare “forme flessibili nell’organizzazione dell’attività didattica” affinché sia garantita, in zona rossa, la presenza “ad almeno il 50% e fino a un massimo del 75%” mentre in zona gialla e arancione la didattica in presenza deve essere garantita “ad almeno il 60% e fino al 100%” Niente deroghe dalle Regioni: unica eccezione alle deroghe, i focolai del virus. Lo prevede il decreto legge anti Covid19 che oggi approverà il Cdm.
Sull’argomento, a Rai Radio1 è intervenuto Antonio Decaro, sindaco di Bari e presidente dell’Anci: “Ieri – ha detto Decaro - abbiamo fatto una sorta di cabina di regia con le Regioni, i Comuni e le Province per ascoltare anche la voce del territorio. Per esempio, per quel che riguarda le scuole, abbiamo chiesto di evitare, come è successo nel passato, di partire in una certa maniera e poi accorgerci che c’erano problemi sui trasporti e fare retromarcia”.
Anief plaude al ripensamento del Governo: il giovane sindacato ha preso su questo argomento una posizione netta. Sarebbe stato troppo pericoloso riaprire indistintamente le scuole nelle zone rosse fino alla terza media e dappertutto altrove. Bisogna ora concentrarsi sugli effetti delle ultime politiche taglia-scuole che hanno cancellato migliaia e migliaia di plessi, oltre 200 mila cattedre e 50 mila unità di personale Ata. Lo sforzo si deve fare anche in quella direzione. Come bisogna correre con la realizzazione di un nuovo protocollo sulla sicurezza, le vaccinazioni di tutto il personale scolastico, i tracciamenti, i tamponi rapidi e i collegamenti diretti tra Asl e scuole. Assieme agli spazi e gli organici aggiuntivi, alla graduale assunzione dei 200 mila precari che ogni anno garantiscono il funzionamento delle nostre scuole, rimangono le priorità su cui agire.
Le Disposizioni urgenti per le attività scolastiche e didattiche delle scuole di ogni ordine e grado e per l’istruzione superiore
- Dal 26 aprile e fino alla conclusione dell’anno scolastico 2020-2021, è assicurato in presenza sull'intero territorio nazionale lo svolgimento dei servizi educativi per l'infanzia di cui all'articolo 2 del decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 65, dell'attività scolastica e didattica della scuola dell'infanzia, della scuola primaria e della scuola secondaria di primo grado, nonché delle attività scolastiche e didattiche della scuola secondaria di secondo grado di cui al comma 2, almeno per il 50 per cento della popolazione studentesca. Le disposizioni di cui al primo periodo non possono essere derogate da provvedimenti dei Presidenti delle regioni e delle province autonome di Trento e Bolzano e dei Sindaci. La predetta deroga è consentita solo in casi di eccezionale e straordinaria necessità dovuta alla presenza di focolai o al rischio estremamente elevato di diffusione del virus SARS-CoV-2 o di sue varianti nella popolazione scolastica. I provvedimenti di deroga sono motivatamente adottati sentite le competenti autorità sanitarie e nel rispetto dei principi di adeguatezza e proporzionalità, anche con riferimento alla possibilità di limitarne l'applicazione a specifiche aree del territorio.
- Le istituzioni scolastiche secondarie di secondo grado adottano forme flessibili nell'organizzazione dell'attività didattica, ai sensi degli articoli 4 e 5 del decreto del Presidente della Repubblica 8 marzo 1999, n. 275, affinché, nella zona rossa, sia garantita l'attività didattica in presenza ad almeno il 50 per cento, e, fino a un massimo del 75 per cento, della popolazione studentesca, e, nelle zone gialla e arancione, ad almeno il 60 per cento e fino al 100 per cento della popolazione studentesca. La restante parte della popolazione studentesca delle predette istituzioni scolastiche si avvale della didattica a distanza.
- Nella zona rossa, resta sempre garantita la possibilità di svolgere attività in presenza qualora sia necessario l'uso di laboratori o per mantenere una relazione educativa che realizzi l'effettiva inclusione scolastica degli alunni con disabilità e con bisogni educativi speciali, secondo quanto previsto dal decreto del Ministro dell'istruzione n. 89 del 7 agosto 2020 e dall'ordinanza del Ministro dell'istruzione n. 134 del 9 ottobre 2020, garantendo comunque il collegamento telematico con gli alunni della classe che sono in didattica digitale integrata.
- Dal 26 aprile 2021 e fino al 31 luglio 2021, nelle zone gialla e arancione, le attività didattiche e curriculari delle università sono svolte prioritariamente in presenza secondo i piani di organizzazione della didattica e delle attività curricolari predisposti nel rispetto delle linee guida e dei protocolli di sicurezza di cui ai provvedimenti adottati in attuazione dell'articolo 2, comma 1, del decreto-legge n. 19 del 2020. Nel medesimo periodo, nella zona rossa, i piani di organizzazione della didattica e delle attività curriculari di cui al primo periodo possono prevedere lo svolgimento in presenza delle attività formative degli insegnamenti relativi al primo anno dei corsi di studio ovvero delle attività formative rivolte a classi con ridotto numero di studenti. Sull’intero territorio nazionale, i medesimi piani di organizzazione della didattica e delle attività curriculari prevedono, salva diversa valutazione delle università, lo svolgimento in presenza degli esami, delle prove e delle sedute di laurea, delle attività di orientamento e di tutorato, delle attività dei laboratori, nonché l’apertura delle biblioteche, delle sale lettura e delle sale studio, tenendo conto anche delle specifiche esigenze formative degli studenti con disabilità e degli studenti con disturbi specifici dell'apprendimento.
- Le disposizioni del comma 4 si applicano, per quanto compatibili, anche alle Istituzioni di alta formazione artistica musicale e coreutica, ferme restando le attività che devono necessariamente svolgersi in presenza, sentito il Comitato Universitario Regionale di riferimento che può acquisire il parere, per i Conservatori di Musica, del Comitato Territoriale di Coordinamento (CO.TE.CO.) e, per le Accademie e gli ISIA, della competente Conferenza dei Direttori.
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