Con il passare dei giorni cresce il rischio di ben oltre 200mila docenti precari da nominare il prossimo mese di settembre. In mezzo ci sono altrettanti supplenti che attendono e, soprattutto, 8 milioni e mezzo di alunni che hanno estremo bisogno di insegnanti stabili. Invece, si continuano a formare classi pollaio da 30 alunni, a non formare organici sulla base delle necessità, a non considerare tutte le graduatorie esistenti, a tenere chiuse le GaE e a non riabilitare le oltre 4mila scuole autonome, con i loro dirigenti e Dsga, spazzati via dal dimensionamento e dalla spending review. Al Governo vi sono posizioni diverse, anche contrapposte. Il sistema è chiaramente bloccato, ha detto, senza mezzi termini, il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, rivolgendosi al Parlamento. "C'è una sintesi politica da fare”.
Di questi temi ha parlato lunedì scorso anche il presidente Anief Marcello Pacifico, rivolgendosi ai dirigenti del ministero dell’Istruzione: “Bisogna procedere subito con le assunzioni a tempo indeterminato dalle Gps e istituendo il ‘doppio canale’ di reclutamento a regime, anche su posti di sostegno con TFA gratuito sia per specializzazione che per abilitazione e tirocinio durante l’anno di prova. Solo in questo modo, rispettando le indicazioni dell’UE, potremo avere tutti gli insegnanti in cattedra dal 1° settembre 2021. Di pari passo, bisognerà riaprire le domande per partecipare al concorso ordinario e semplificarlo con test di 40 quesiti, colloquio orale incentrato su lezione, con soglia sufficienza e assunzione di tutti gli idonei anche dello straordinario per 32mila posti”.
Il timore di ritornare in classe in condizioni disastrose, con le limitazioni imposte dal Covid, è forte. Ne parla oggi l’Ansa, prevedendo nomine dei “precari, valzer di cattedre, assenza di docenti fino a dicembre, classi con 29/30 alunni, con tutte le limitazioni e le difficoltà che impone il Covid, è forte. Ripropone uno scenario che si ripete da troppo tempo e che si è visto anche nei primi mesi di quest'anno scolastico. Anche perchè circa 25 mila professori quest'anno andranno in pensione”.
Il rischio di ritrovarci dopo l’estate con un docente su tre precario stavolta è alto. Ancora di più perché “i primi risultati del concorso straordinario per 32 mila posti da poco concluso, mostrerebbero che tanti non hanno superato le prove. In questi giorni, inoltre, si stanno definendo gli organici delle classi per il prossimo anno e il malumore dei dirigenti scolastici è forte”. In questo scenario, complicato dall’emergenza pandemica in atto, “il tema del reclutamento nella scuola è certamente uno di banchi di prova più complicato per il Governo. Anche perchè il nodo è squisitamente politico: nella maggioranza le posizioni sono diametralmente opposte”.
Per il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, “in questa maggioranza dobbiamo trovare una unità, sia la scuola il luogo in cui il paese ritrova la sua unità, non possono esserci le forze che difendono i vecchi e chi difende i giovani”, ha spiegato il ministro.
Anief ritiene corretta la posizione del professor Bianchi: è bene che si trovi una soluzione immediata, perché il rimedio alla supplentite va trovato prima che la situazione diventi ingestibile. Ovviamente, nella giusta direzione, che va realizzata guardando soprattutto a quanto indicato da tempo dalla Commissione europea, con la Direttiva 1999/70/CE. È di poche settimane fa l’ultima lettera di costituzione in mora complementare ex art. 258 TFUE realizzato inviata proprio dalla Commissione UE all’Italia, perché prevenga “l’abuso di contratti a tempo determinato e ad evitare condizioni di lavoro discriminatorie nel settore pubblico. Anche il Comitato europeo per i diritti sociali di Strasburgo, accogliendo il ricorso Anief n. 146/2017 sull’illegittimità della reiterazione dei contratti a termine nella scuola, ha preso posizione: l’unico modo per uscire da questo blocco sul reclutamento è finirla dunque con il tenere chiuse le GaE, col non utilizzare le Gps per le immissioni in ruolo, e con l’opporsi ai concorsi per titoli e servizi. L’occasione buona per trovare una immediata soluzione potrebbe anche essere il Decreto Legge del 1° aprile, n. 44, appena pubblicato in Gazzetta Ufficiale, che dà facoltà alle amministrazioni di attuare la procedura più adatta. Serve solo la volontà, prima di tutto politica.
Fonte: Orizzonte Scuola
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