Spostare le prove Invalsi a inizio anno scolastico, in modo da verificare gli apprendimenti degli studenti relativi all’anno scolastico 2019/20. A chiederlo sono stati gli stessi rappresentanti dell’Istituto di valutazione ascoltati in Senato, nell’ambito dell’esame della conversione in legge del decreto legge n. 22 dell’8 aprile scorso: nella stessa sede dove è stata audita anche l’Anief, i rappresentanti dell’Invalsi, riferisce l’agenzia DIRE, hanno annunciato che stanno predisponendo delle prove per l’inizio dell’a.s. 2020/21.
Marcello Pacifico (Anief): “In un momento così difficile per il Paese, la scuola ha risposto con modalità nuove di didattica, le quali devono prevedere anche un diverso approccio valutativo e docimologico. Pensare di verificare gli apprendimenti come se si stesse proponendo un’offerta formativa in condizioni normali significa non rendersi conto della realtà. Cosa potrebbe rilevare l’Invalsi, forse che gli effetti del Coronavirus hanno incrementato le disuguaglianze sociali? Ma per raggiungere questo obiettivo basterebbe realizzare un monitoraggio. Basta con i quiz a risposta multipla che umiliano solo chi già sa di essere in difficoltà: troviamo il modo di aiutarli, incrementando le risorse, approvando un contratto degno per la categoria, assumendo i docenti sui posti liberi. Basta con le mortificazioni”.
La Camera ha approvato la fiducia per il decreto Cura Italia centrato sul potenziamento del Sistema sanitario, sul sostegno all'occupazione e ai lavoratori, sul supporto al credito per famiglie. Anief aveva inviato in V commissione Senato 15 proposte emendative. Marcello Pacifico (Anief): Continueremo a sostenere le nostre richieste, indispensabili per garantire il corretto funzionamento del sistema e interrompere lo sfruttamento dei precari
Per evitare il default organizzativo-didattico, vanno approvate con urgenza degli emendamenti al Decreto Legge n. 22 sulla Scuola che garantiscano la funzionalità del sistema per il prossimo anno, che nella parte iniziale dovrà anche affrontare la delicata fase di rientro in classe: i dirigenti scolastici avranno il loro da fare e non potranno mettersi a “caccia” dei supplenti, con le Mad poco meritocratiche, per coprire quasi 250 mila posti vacanti in tutta Italia. Per questo occorre introdurre delle norme che riducano l’abuso dei contratti a termine prevedendo la riapertura delle graduatorie ad esaurimento e l’assunzione a tempo indeterminato anche dalle graduatorie di istituto trasformate all’occorrenza in provinciali. Anief chiede inoltre l’emanazione di un decreto per l’assunzione del personale docente di ogni ordine e grado, anche in possesso del diploma magistrale conseguito entro l’a.s. 2000/01, del diploma tecnico professionale, di personale educativo e amministrativo con più di 24 mesi di servizio a tempo determinato, da attuare su tutti i posti disponibili anche in organico di fatto costituiti dopo il 15 settembre 2020, per l’anno scolastico 2020-2021. E anche quelli che insegnano religione cattolica.
Anief: Impossibile prima di settembre, sarebbe un disastro con classi pollaio che non rispettano le misure di distaccamento. Ma il sindacato non dovrebbe tutelare la salute dei lavoratori?
Dopo l’accordo in vista delle riaperture dal 4 maggio, il leader della prima organizzazione dei dipendenti italiani dice alla stampa che “l’insegnamento a distanza va bene, ma serve pure quello in presenza. Che significa anche dare una risposta alle esigenze delle famiglie”.
Il presidente Anief, Marcello Pacifico, ritiene che “il ritorno non si potrà attuare prima di settembre: oggettivamente è impensabile ora, come sostengono all’unisono i virologi. Le nostre classi hanno un numero di alunni mediamente doppio rispetto alle norme imposte sul distanziamento sociale, pari ad almeno un metro, operanti nella fase 2. Per ritornare a scuola bisogna limitare a 15 il numero di alunni per classe, come ha chiesto Anief in settimana alla VII commissione del Senato, riutilizzare i 10 mila plessi dismessi mettendoli in sicurezza e avviare una piano straordinario di reclutamento di ulteriori 200 mila insegnanti e 40 mila Ata garantendo così la continuità didattica con la conferma dei contratti in essere e il reclutamento dalle nuove graduatorie di istituto provinciali”.
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