La carenza di docenti specializzati sostegno è un’emergenza insostenibile che mette in difficoltà le famiglie e le istituzioni scolastiche. Il 27 settembre Anief, in collaborazione con Eurosofia, trasmetterà un webinar a cura dell’avvocato Walter Miceli
Mentre l’Italia si appresta a rispondere alla lettera di costituzione di messa in mora prodotta in piena estate dalla Commissione Ue per abuso di precariato scolastico, giunge notizia dell’aumento esponenziale, registrato nel 2019, pari al 40% in più in un solo anno, delle procedure avviate dall'Unione europea nei confronti del nostro Paese per colpa dei Governi che non applicano leggi e direttive europee: hanno raggiunto quota 79, di cui 71 per violazione del diritto Ue, 8 per mancato recepimento delle direttive. Il dato in sensibile crescita giunge dopo una riduzione del 50%, tra il 2017 e il 2018 (da 119 a 57), del numero di procedure di infrazione. Le “osservazioni” della Commissione cominciano a pesare sulle casse dello stato italiano, costretto fino ad oggi ad un esborso complessivo di 301 milioni di euro. I dati sono stati presentati dal professore universitario Daniela Corona, docente di Diritto dell'UE alla Luiss di Roma: “Sono tutti soldi buttati, nel nostro Paese c'è una situazione incancrenita. Il messaggio per l'attuale governo è che bisogna studiare e fare i compiti", ha detto l’accademico.
Marcello Pacifico (Anief): “Il danno all’erario che stanno producendo i nostri governanti è altissimo, ma quello che fa più rabbia è il fatto che quasi sempre si tratta di procedure ampiamente annunciate e sottovalutate. Come quella che si sta consumando per l’abuso di precariato nella scuola, per docenti e Ata che rimangono supplenti ben oltre la soglia dei 36 mesi indicata proprio da Bruxelles, che dopo le avvisaglie delle passate settimane, è molto probabile che si concretizzerà in un’altra salatissima procedura d’infrazione: un’altra bella fetta di soldi pubblici sprecati, per colpa delle inadempienze di chi non ci ha voluto ascoltare, continuando ad considerare i precari come se fossero dei lavoratori ‘usa e getta’ su cui fare cassa”.
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Nei giorni della caccia al supplente, per coprire le oltre 100 mila cattedre che gli uffici scolastici territoriali non sono riusciti ad assegnare, si torna a parlare di insegnanti, amministrativi, tecnici e collaboratori scolastici ancora supplenti che al raggiungimento dei 67 anni vengono cancellati dalle graduatorie e collocati forzatamente fuori dalla scuola. È un chiaro abuso, contro il quale Anief combatte da anni trovando sempre più giudici concordi nel mantenere il personale precario in servizio, permettendogli in diversi casi di raggiungere i requisiti minimi per avere l’assegno pensionistico.
Marcello Pacifico (Anief): “Secondo il costante orientamento della Corte Costituzionale, conseguire la pensione minima costituisce un bene inviolabile e il ministero dell’Istruzione non può eludere tale principio, con previsioni che discriminano il lavoratore precario rispetto al personale di ruolo, per cui è espressamente prevista la possibilità di permanere in servizio fino al raggiungimento del settantesimo anno di età, se può raggiungere il minimo contributivo ai fini della quiescenza”.
L’Anief Caserta comunica, che a seguito delle email inviate il 6 settembre e il 20 settembre scorso, in cui si sollecitava l’ATP di applicare la nota Ministeriale n. 41435 del 18 settembre 2019 a firma della dott.ssa Carmela Palumbo, lo stesso ufficio scolastico di Caserta accoglie le sue richieste e decide di sbloccare i posti accantonati e di conferire gli incarichi a tutti i precari collocati nelle GaE con riserva “T” che si trovano in posizione utile per l’incarico
Uno dei passaggi più importanti che i lavoratori assunti nella scuola devono espletare è quello della ricostruzione di carriera: a seguito delle richieste di chiarimenti degli interessati, la stampa specializzata ricorda che “va chiesta dopo il superamento dell’anno di prova e formazione, al fine del riconoscimento del servizio pre-ruolo e dell’inquadramento nella fascia stipendiale spettante. Nella ricostruzione, ricordiamolo, il servizio pre-ruolo viene valutato per intero nei primi 4 anni di servizio e per i due terzi nel periodo eccedente”. La norma che ha introdotto questa differenza, della quale non si comprende la logica, è contenuta nell’articolo 485 del decreto legislativo n. 297/94. Quest’anno penalizzerà circa 25 mila docenti e circa 7 mila Ata. Le scuole dovranno inviare i decreti al MEF entro il 31 dicembre. Secondo Anief, docenti e Ata non devono soccombere all’ingiustizia, ma è necessario ricorrere al giudice del lavoro per ottenere quanto spettante in base all'orientamento della giurisprudenza sulla materia. Per adesioni vai al seguente link.
Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief: “In tempi di blocco stipendiale perenne, con aumenti risibili e decennali, che lasciano i compensi dei dipendenti della scuola ampiamente al di sotto dell’inflazione, rimane fondamentale farsi riconoscere per intero il servizio pre-ruolo. Il quale, ricordiamo, incide anche sull’assegno previdenziale, ridimensionato dalla legge Fornero e dall’introduzione dei parametri contributivi, diventato la prassi dopo il 2012, rispetto ai più vantaggioso retributivo. Ecco perché bisogna opporsi all’ingiustizia”.
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