I circa 30 mila insegnanti della scuola pubblica stabilizzati nel corrente anno scolastico dovranno necessariamente rimanere collocati per cinque anni nell’istituto scolastico loro assegnato. La disposizione, prevista nel Decreto Legge n.126 del 29 ottobre 2019 e nella Legge di conversione n. 159 del 20 dicembre 2019, prevede il blocco quinquennale di tutti i neo-immessi in ruolo nel corrente anno scolastico 2020/21 a prescindere dal canale/graduatoria di reclutamento (GaE, Concorsi 2016, Concorsi 2018, “call veloce”) e a prescindere dall’ordine o grado di istruzione interessato. Vi sono solo due eccezioni, legate al subentrare dello stato di soprannumerarietà e di assistenza di un familiare disabile. Anief ricorda che è attivo il ricoros al Giudice del Lavoro per coloro che hanno i requisisti previsti dalla legge 104/92.
Anief ha predisposto un apposito ricorso con preadesione gratuita.
Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, ricorda che “introdurre delle norme professionali illegittime ricade sulla testa dei lavoratori ed è inaccettabile. Perché il diritto al ricongiungimento alla famiglia non può essere negato, soprattutto quando è compatibile con quello lavorativo perché si è in presenza di cattedre vacanti e disponibili in sedi scolastiche più vicine ai propri affetti. Il vincolo introdotto dall’attuale Governo è anche alla base del clamoroso flop di immissioni in ruolo che ha contrassegnato la tornata di assunzioni 2020, con la maggior parte delle stabilizzazioni andate a vuoto su quasi 85 mila autorizzate dal Mef. Come sindacato, ci adopereremo in tutte le sedi possibili per eliminare il vincolo alla mobilità di 5 anni, a costo di rivolgerci alla Corte Costituzionale”.