È stato pubblicato oggi in Gazzetta Ufficiale il D.L. 8 aprile 2020 n. 23. Il D.L attraverso l’articolo 1 comma 8 e l’articolo 2 comma 1 lettera c, il D.L interviene sulle modalità di svolgimento degli esami di Stato, sulla valutazione dell'anno scolastico 2019/2020, e sulle nomine all’estero per l’anno scolastico 2020/21. Prevede che sarà il Ministero della Pubblica Istruzione, attraverso apposite ordinanze, ad applicare quanto previsto dai citati articoli
Pubblicato, nella notte, il testo del Decreto Legge sulla scuola approvato tre giorni fa dal CdM, contenente le misure varate per far fronte all’emergenza Coronavirus. Al suo interno vi sono importanti provvedimenti che riguardano la fine dell’anno, a partire dalle modifiche per l’esame di Stato di scuola secondaria di primo e secondo grado, con due ipotesi percorribili su scrutini ed Esami di Stato, a seconda del ritorno o meno nelle classi entro il prossimo 18 maggio. Per le classi iniziali e intermedie, si procede all’ammissione all’anno successivo, con verifica degli apprendimenti a partire da settembre.
Marcello Pacifico (Anief): “Dopo l’approvazione del testo, bisogna chiarire agli studenti che la promozione non è assicurata e dipenderà dalla valutazione in sede collegiale di quanto fatto durante la didattica a distanza. Occorre, infatti, che consigli di classe, dipartimenti e collegi dei docenti siano liberi di poter valutare come e quanto è stato fatto e, dopo il recupero degli apprendimenti, procedere agli scrutini finali. Bisogna infine non sottovalutare l'impatto dell’obbligatorietà della didattica online con le vigenti norme contrattuali”.
Il giovane sindacato si è soffermato sulla necessità di riaggiornale le graduatorie, chiedendo si non disattendere le aspettative dei docenti: “Non lasciamo migliaia di precari ancora per un anno in balia del sistema di assegnazione tramite Mad solo perché il Ministero non si adopera per una digitalizzazione del sistema”
Scongiurato il taglio, da settembre, di 700 posti: il numero di insegnanti rimarrà invariato. Nell’anno scolastico 2020/21 avremo la stessa quantità di cattedre di oggi. Gli altri sindacati esultano, ma per Anief c’è poco da festeggiare. Perché i parametri di formazione delle classi rimangono immutati: fino a 29 alunni nella scuola dell’infanzia, 27 allievi alla primaria e 30 alle medie. Solo alle superiori arriva il “tetto” di 23 studenti, ma riguarderà un ristretto numero di casi. E poi ci sono più di 50 mila cattedre di sostegno che “gridano vendetta”, perché rimangono collocate in deroga, quindi non a disposizione per le immissioni in ruolo e nemmeno per i movimenti: il ministero pensa di cavarsela con il passaggio in organico di diritto di appena un migliaio di posti di didattica speciale. Non si fa così.
Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief: “È inaccettabile iniziare l’anno scolastico con quasi 20 mila classi composte ognuna da più di 30 alunni: non sono numeri da Paese avanzato. Lo ricordiamo, in particolare, a chi governa le sorti dell’Istruzione e ai parlamentari che possono cambiare i parametri voluti più di dieci anni fa dal Governo Berlusconi-Gelmini. Quella concentrazione di alunni in un’aula è un oltraggio al diritto allo studio e ai limiti imposti dalle norme sulla sicurezza. Inoltre, come si farà in queste classi, anche da 25-26 alunni, ad assicurare le norme che nei prossimi mesi imporranno le autorità sanitarie per prevenire il sempre possibile contagio del Covid-19 e passare così alla fase 2?”.
Il Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione non ha espresso solo rilievi sui concorsi abilitanti e quindi su quello riservato ai docenti della secondaria per assumere circa 24 mila docenti: nel parere del 6 aprile, il CSPI ha fatto più di osservazioni “ben più sostanziali, conseguenti alla drammatica situazione che sta attraversando il Paese per effetto dell’epidemia da “Covid-19””. Sarà quindi “essenziale permettere alle scuole di operare a pieno regime fin dal primo giorno del prossimo anno scolastico”, ma senza pensare che questo possa avvenire insistendo su procedure concorsuali dai tempi stralunghi.
Marcello Pacifico (Anief): “È bene che al ministero dell’Istruzione guardino in faccia la realtà delle cose e il pericolo incombente che si sta materializzando sulla scuola: abbiano il coraggio di ammettere di avere intrapreso una strada pericolosa, quella dei concorsi, resa ancora più difficile dall’emergenza per il virus che imperversa. Giunti a questo punto, non serve più nemmeno organizzare un concorso per soli titoli. Basterebbe, piuttosto, riaprire le graduatorie di istituto, che sono già per titoli, e trasformarle in liste provinciali. Si dovrebbe poi fare altrettanto con il personale Ata, così da coprire altri 40 mila posti vacanti con le graduatorie già pronte, anche queste per titoli, da 24 mesi. Se si vuole superare la supplentite, è l’unica cosa da fare, altrimenti ci aspetta un anno scolastico terribilmente complicato e all’insegna dei ricorsi seriali”.