Anief-Cisal chiede al Governo, prima ancora che all’Inps, di porre le condizioni legislative per rimettere mano alla ultime riforme restrittive e penalizzanti: nel 2030 si potrà accedere alla pensione di vecchiaia solo oltre i 68 anni; dal 2050, i neo-assunti potranno andare in pensione dopo 70 anni o 46 anni e mezzo di contributi. Mentre per accedere all’assegno di quiescenza anticipato bisognerà contare su 44 anni di contributi versati. E tutto accade, mentre in Germania si continua comunque ad andare in pensione dopo 27 anni di contributi.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): urge approvare un patto generazionale che eviti di assegnare ai giovani lavoratori un assegno di quiescenza pari al 40% dell’ultimo stipendio. Non è più accettabile che la nostra classe politica si dimostri abile e celere nel tagliare gli assegni di quiescenza dei cittadini, mentre continui a rimanere restia a ridurre i propri derivanti da leggi anacronistiche. E nemmeno bastano le buone intenzioni di Boeri: la questione va rivista in modo sistematico: bisogna finirla con il destinare i fondi pensionistici alla cassa integrazione in deroga, assegnata quasi sempre a lavoratori privati.