Tutte le notizie

° Settimane di passione per gli utenti del sito www.istruzione.it
La vulnerabilità della Rete è nota, e il MIUR appare in difficoltà
In occasione dell’inoltro delle domande di aggiornamento delle GE, il disagio è stato grande e non pochi docenti precari sono rimasti con il dubbio circa il buon esito dell’inoltro delle istanze. Adesso, gli interessati sono in attesa del Modello B per la scelta delle sedi per le graduatorie di circolo e di istituto, e il ritardo con il quale il MIUR provvede a pubblicarlo alimenta l’ipotesi che il portale SIDI non regga la quantità del traffico. Negli scorsi giorni è stato bloccato (fermi tecnici, è stato detto), e il ripristino, annunciato il giorno 13, è stato graduale. Intanto, l’Ufficio Stampa ha comunicato l’avvenuta intrusione (hacker ?) nel sistema informatico dell’INVALSI che è impegnato nella procedura di svolgimento (il prossimo 19 giugno) della prova nazionale dell’esame di Stato conclusivo del Primo ciclo di istruzione; i candidati all’esame sono circa 600mila. Il Miur precisa che quanto accaduto all'Invalsi non ha alcuna correlazione con il blocco del portale SIDI. Ad ogni modo, sarebbe auspicabile che il personale scolastico che inoltra istanze di importanza capitale, quali sono quelle per le graduatorie, possa farlo in tutta tranquillità bloccando i termini di legge mediante raccomandata con ricevuta di ritorno.

° Dispersione e abbandoni scolastici: Abbiano i record negativi in Europa
Anche perché parte degli interessi degli alunni non trovano accoglienza nella Scuola
Sicilia e Sardegna fanno registrare, in Italia, il più elevato tasso (25%) di abbandono scolastico (lo documenta una recente inchiesta di Crescere al Sud, di Save the Children e di Con il Sud). L’aspetto più grave della questione non è tanto questo aspetto localistico (spiegabile, in parte, con carenze organizzative), quanto ciò che ha provocato il deficit nazionale: la percezione che la Scuola sia estranea alle dinamiche decisive, una percezione, più o meno consapevole, che spegne negli alunni l’automotivazione (che è la motivazione più efficace). Permanendo le circostanze demotivanti, a poco serve il contrasto alla dispersione affidato a motivatori di professione, personale pescato tra psicologi, pedagogisti e sociologi che, a volte, nelle classi, stanno come pesci fuor d’acqua. Tutti conosciamo certi comportamenti scolastici sintomatici della scarsa attesa che alunni e loro famiglie hanno nei confronti della Scuola: nessun cittadino accetta di buon grado di non potere fruire di un servizio perché l’addetto è assente ? Ma è ciò che avviene, a volte, nelle scuole quando si comunica l’assenza dell’insegnante. Nessun paziente tarocca i valori di un’analisi clinica ingannando il medico che deve valutare. Ma è ciò che non pochi alunni fanno, essendo poco interessati a raggiungere gli obiettivi scolastici. Mai, invece, si verificano assenze in massa degli iscritti alle scuole di danza; mai i piccoli atleti restano indifferenti alla propria performance sportiva; non lesina gli sforzi il ragazzo impegnato a rimodellare un proprio progetto, o a calcolare le opzioni per un suo deposito a interesse. Una specifica Educazione, volta a fare conoscere le opportunità di studio in correlazione alle attività lavorative può contribuire a prevenire abbandoni e dispersione dando il rinforzo motivazionale del “fine in vista”, agli studenti. L’evidenza che le attività scolastiche sono funzionali agli obiettivi e alle performance alle quali gli studenti tengono può suscitare energie psicologiche. Si tratterebbe di un’attività curricolare da impartire per due ore settimanali nella classe terminale della Scuola dell’obbligo, con lo scopo di prospettare agli studenti il quadro dei percorsi liceali, tecnici e professionali, indicando nello specifico le competenze e i saperi che forniscono e gli ambiti lavorativi verso cui le relative qualifiche canalizzano. Troppo di frequente accade che i giovani, pur titolari di lauree e master, siano esclusi di concorsi (e perfino da attività in stage) perché privi di un qualche titolo (attestato AutoCAD, o qualifica di catalogatore, o patente EIPASS, o CEFR linguistico, e via dicendo). NON HA SENSO CHE di queste necessità ci si debba accorgere quando si ha già una laurea in tasca, e che occorra correre a pagare questo o quell’ente di formazione, questo o quell’ateneo, per acquisire l’ennesima qualifica. E’ nella prima giovinezza che il ragazzo deve conoscere il panorama complessivo dei percorsi scolastici e formativi, delle competenze e qualifiche necessarie per le diverse opzioni di lavoro, di modo che possa progredire col portfolio delle proprie competenze e qualifiche, portfolio formalmente certificato (una volta per tutte) da chi ne ha l’autorità dallo Stato; l’attendibilità di questa documentazione dovrebbe evitare gli inutili ripetuti accertamenti successivi che, in occasione delle più svariate selezioni, sono fatte da valutatori non sempre qualificati, a volte raccogliticci o nominati a titolo fiduciario, e che procedono con strumenti, quali sono i test strutturati, aleatori.

 


Scuola: Aggiornamenti in progress – mercoledì 18 giugno 2014

° Celebrazioni italiane per la Giornata Mondiale 2014 (Word Food Day – GMA)
La nota della D.G. per lo studente, l’integrazione, la partecipazione, la comunicazione
D’intesa con il MAE, il MIUR ha deciso che, nella giornata del 16 Ottobre prossimo, la attività didattiche delle scuole del Primo ciclo e del Secondo ciclo siano incentrate nelle tematiche relative all’agricoltura intensiva su piccola scala, con l’intento di aderire a quanto l’ONU ha programmato nell’ambito delle attività di questo 2014, proclamato Anno Internazionale dell’Agricoltura familiare. Il MIUR fornirà agli insegnanti materiali informativi in formato elettronico, e indicazioni inerenti ad attività ed eventi che programmerà. Una scheda di rilevazione è stata apprestata, per raccogliere informazioni dagli insegnanti, e potrà essere restituita all’indirizzo web del MAE: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

° A seguito di approfondita ricerca, è stata individuata una sindrome nella Scuola
I malati, neanche a dirlo, sono gli insegnanti. Chi se no ?
E’ la “Peter Pan”, la sindrome dei docenti che, eterni bambini, non vogliono riconvertirsi alla didattica digitale. La diagnosi viene da ‘Scuola 2.0, innovazione dei modelli didattici e nuove tecnologie per la scuola del futuro’, curato da Glocus. (Fonte: tutto scuola – 16 giugno 2014)

 

 

 

 

 

 

 


www.scuolaoggi.org
Tuttoscuola
www.orizzontescuola.it
La tecnica della scuola
www.governarelascuola.it [Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.]
Tecnodid

L’unica certezza al momento è rappresentata dagli iscritti nelle Gae (graduatorie a esaurimento), che resta la graduatoria di reclutamento per il 50% delle cattedre disponibili e di precedenza per l'assegnazione delle supplenze.
frattali

1. Disputatio, sorta di “tenzone dialettica” sotto la supervisione del maestro. Quattro momenti:
1. Quaestio (problema posto dal maestro),
2. Respondeo (proposta di soluzione),
3. Sed contra (obiezione alla soluzione proposta),
4. Determinatio magistralis (soluzione del maestro).
esempio o exemplum (παράδειγμα), ovvero l'induzione retorica. L'esempio consiste nel ricorrere ad un fatto particolare, reale o inventato (ma sempre verisimile), che abbia affinità con l'oggetto dell'orazione, per poi generalizzarlo tramite induzione e giungere infine a conclusioni la cui validità è solo particolare. A questo tipo di prove sono ricollegabili l'argomento d'autorità, il modello,
• (ἐνθυμήμα), ovvero la deduzione retorica. Si tratta di un sillogismo basato su premesse non vere ma verisimili tre tipi:
o gli indizi sicuri (τεκμήρια), che possono essere verificati dai nostri sensi e sono quindi necessariamente veri e incontrovertibili (in questo caso l'entimema può coincidere con un sillogismo);
o fatti verisimili (εἰκότα), che vengono accettati dalla maggior parte delle persone perché stabiliti da una legge o dalla morale comune;
o i segni (σημεῖα), una cosa che può indurre a farne intendere un'altra: per esempio la presenza del sangue può richiamare alla mente un omicidio, anche se l'associazione non è necessaria (il sangue può essere stato versato per una semplice epistassi).
«luogo» (in greco τόπος, tópos, in latino locus) in retorica si intende un argomento ricorrente, organizzato in forme convenzionali e stereotipate a uso e consumo del retore. Il topos, nella sua convenzionalità, è infatti immediatamente riconoscibile da parte dell'uditore, e permette al retore di disporre di un elemento di sicuro effetto da utilizzare nelle orazioni.[
1. Disputatio, sorta di “tenzone dialettica” sotto la supervisione del maestro. Quattro momenti:
1. Quaestio (problema posto dal maestro),
2. Respondeo (proposta di soluzione),
3. Sed contra (obiezione alla soluzione proposta),
4. Determinatio magistralis (soluzione del maestro).
se si trattasse di una “quaestio” medievale saremmo di fronte ad una disputa ben strutturata: l’argomento (il quid), i termini della questione (explicatio terminorum), gli argomenti favorevoli e contrari (sententiae), la conclusione (dissertatio)

Miur-Cineca, nell'approntare la ripartizione delle pubblicazioni scientifiche, ha distinto chiaramente fra contributo in volume (capitolo o saggio), prefazione- postfazione, breve introduzione, voce, traduzione, recensione, scheda di catalogo mentre, per quanto riguarda il contributo in rivista, si distingue

 

 


narrazione argomentazione controfattuale

 

 

Devono darsi cura dell’effetto psicologico di onnipotenza che al bambino – nella fase particolare di sviluppo verso……………………………….
- possono derivare dalla strana natura della simulazione: il poter risolvere sempre e comunque i problemi, magari provando sempre d’accapo, senza fine. Riportiamo, di Longo: Questa propensione nasce dal desiderio, o dalla pretesa, di prevedere l’evoluzione dei fenomeni e di controllarne il corso mediante le nostre azioni e con gli strumenti mentali o tecnici della razionalità. Siamo psicologicamente preparati a costatare l’incidenza della contingenza e del caso, e di agire senza poter calcolare gli effetti delle nostre scelte ?
(Longo G.O., Informatica, cultura e apprendimento, in Iter, n.6, set-dic. 1999, pagg. 4-9)


° Istruzioni per la presentazione del modello b GRADUATORIE DI ISTITUTO TRIENNIO 2014/16. SCELTA DELLE ISTITUZIONI SCOLASTICHE. (SCADENZA: )
IL MODELLO B DI SCELTA DELLE ISTITUZIONI SCOLASTICHE DOVRÀ ESSERE PRESENTATO CON LA MODALITÀ WEB DESCRITTA ALL’ART. 7 COMMA 8 DEL D.M. 353/2014

ART.7 COMMA 8 D.M. 353/2014
GLI ISCRITTI IN

 

 


° “

Da qualche tempo (quali, ad esempio, sono i test strutturati).

continua di abilitazioni, speclizzaione econcorsi, spesso fatti con metidiche risubili di controllo (i test, ad esempio, preparati sotto la supervisione di studiosi che, se eminenti non hanno il tempo di preparare i test e demandano il compito a loro collaboratori selezionati come ? Che hanno quali titoli ?). E come sono formate le commissioni concorsuali ? I commissari hanno titoli e competenze sempre superiori a quelli dei candidati ? La risposta possimao averla dalla recente abilitazone nazionale dei docenti universitari. Ed è stato così nei decenni passati. Io stesso, negli anni Ottanta, membro di commissione concorsuale, mi trovai, al concorso a cattedra di Psicologia sociale alcuni candidati in possesso della laurea in Socilogia conseguita a Trento… che certamente ne sapevano più di me.
Dunque le competenze che lo studente consegue dopo avere concluso gli studi decennali dell’obbligo scolastico, una volta formalizzate in portfolio non vanno valutate nuovamente. E’ lo Stato che le ha certificate. E il “docente certificatore” – personale selezionato, appartenente al livello conclusivo della carriera di insegnante, - firmerà, in porfolio, accanto alla connotazione del titolo rilasciato, e ne risponderà personalmente. E se si sospetta che nei diplomifici si regalino i titoli, si escludano le scuole paritarie dal compito di attribuire questi titoli successivi a qello conclusivo dellascuola dell’obbligo.

° “Piccole scuole crescono. Trame sociali in rete. Scenari per superare l’isolamento”
E’ il titolo del convegno organizzato dall’INDIRE, per il 27 giugno presso l’Auditorium Antonianum (Roma), dalle ore 10.00 alle ore 13.30. Le classi in condizione di isolamento avranno l’opportunità di confrontarsi con le scuole che lavorano in rete.
Scopo dell’iniziativa è di promuovere e divulgare esperienze di didattica a distanza in realtà scolastiche isolate geograficamente e limitate dalla contrazione del numero di studenti (ad esempio: Marettimo, Lampedusa, la rete di scuole dell’Appennino toscano che entrano nel Progetto Errequadro, e la rete delle scuole della Liguria con capofila l’I.C. di Sassello (Savona). In questa sede, l’Indire presenterà esperienze che si rifanno a due possibili scenari: - “La didattica condivisa”, prevede l’uso quotidiano della videoconferenza tra due o più classi appartenenti a istituzioni scolastiche diverse; - “Un ambiente di apprendimento allargato”, in cui le classi lavorano a un progetto disciplinare comune e organizzano incontri tra docenti, studenti e/o esperti che possono fare uso di videoconferenze e di altri setting tecnologici.

° Cresce l’attrito tra i sindacati confederali e il governo
Fare sindacato era certamente più facile, all’epoca della massima potenza dei sindacati, con la congiuntura dell’economia in espansione
Il ministro Madia ha comunicato ai sindacati le intenzioni del governo: sull’età pensionabile; sui distacchi sindacali; sulla destinazione della sede di servizio entro il raggio di 50 Km.; sul “trattenimento in servizio” dei lavoratori che hanno maturato i requisiti di pensionamento. Facce lunghe. Negli anni delle vacche grasse, quando il confronto tra i decisori politici e i rappresentanti dei lavoratori poteva riguardare i criteri di distribuzione sociale della ricchezza, le parti potevano sedere ai tavoli della concertazione col sorriso sulla bocca e con vantaggio reciproco: i sindacati recavano ai dirigenti politici il consenso dei lavoratori ed esercitavano un ruolo nella stanza dei bottoni. Le politiche del lavoro sono state, dunque, gestite in forma concertativa, e le due parti ne portano meriti e demeriti. In estrema sintesi, i meriti sono di avere consolidato i diritti dei lavoratori, i demeriti sono di non avere badato alla sopravvivenza dei precari e dei disoccupati. In atto, sono le famiglie a sostenere i giovani, e certo ciò non li gratifica in termini di autostima e di status sociale; ben diverso sarebbe se avessero il lavoro. Occorrerebbe una “staffetta generazionale” efficace, tra coloro che hanno fruito del Welfare top e la generazione dei precari. In ciò, la proposta Madia, approvata dal C. dei M. non è incisiva, salvo che nel provvedimento che cancella la possibilità di rimanere ancora due anni in più dopo l'età pensionabile. Il consenso politico dei giovani è essenziale per il Governo, e il sindacato deve tenerne conto, eventualmente sacrificando qualcosa delle tutele ai lavoratori che fruiscono di retribuzioni medio/alte e pensioni non commisurate ai contributi versati di fatto. Tocca ai sindacati di percepire l’attuale condizione esistenziale della generazione precaria, e va in questa direzione il ricorso al Tar Lazio inoltrato dalla FLC-CGIL contro la C.M. n.34/2014 (sugli organici docenti 2014/15). Siamo d’accordo: “Non si può continuare a bloccare gli organici del personale docente, a prescindere dall’effettivo fabbisogno… Chiediamo alla Ministra Giannini e all’intero governo di farsi carico dei problemi reali della scuola a partire dalle risorse necessarie per farla funzionare”. Occorrerebbe un fronte determinato e compatto dei sindacati della Scuola: concertazione zero, e difesa dei diritti dei lavoratori nei tribunali del lavoro e dinanzi ai giudici amministrativi. La nostra identità resta quella originaria, lo “stile ANIEF”, con risultati evidenti a tutti. Il Governo “giovane” farebbe bene ad ascoltare quello che il sindacato “giovane” ha da cantargli con la franchezza solita (ma senza posizioni politiche pregiudiziali), e da fargli suonare dai tribunali di tutta Italia (su tutta un’articolata serie di questioni male gestite dal MIUR) e dalla Corte di Giustizia Europea (sulle assunzioni dei precari che anno maturato almeno tre anni di servizio).

° Le scuole paritarie devono garantire l’integrazione scolastica delle persone disabili
Devono farlo ”senza oneri per lo Stato”. Lo ha stabilito la Cassazione
I giudici della Suprema Corte negano (sentenza n.10821 - Sezioni Unite civili, Presidente G. Santacroce) i rimborsi statali alle paritarie per pagare gli stipendi agli insegnanti di sostegno, chiudendo una vertenza avviata dalle suore Marcelline di Roma. E’ confermato che l'obbligo di fornire istruzione anche a questi ragazzi è uno dei doveri che le scuole non statali si assumono ottenendo di essere “parificate”. (Fonte: latecnicadellascuola.it - Alessandro Giuliani - 10 Giugno 2014)

° Accordo per gli scatti 2012 maturati dai docenti, e delle posizioni economiche ATA
Mercoledì scorso, all’ARAN è stato siglato l’accordo per la copertura degli scatti del personale docente relativi al 2012 e delle posizioni economiche del personale ATA.

° Il tunnel delle Graduatorie ad esaurimento
Sono 154.394 le domande presentate. Gli elenchi saranno noti entro fine luglio.
In certi anni sono stati 400mla. I colleghi iscritti nelle G.E. sono esausti per la lunga marcia di avvicinamento alla quale insipienti decisori politici li stanno costringendo. A loro difesa, l’ANIEF ha in corso la battaglia campale: la Corte di Giustizia europea potrebbe imporre a Renzi di fare le assunzioni in ruolo che i precedenti governi non hanno effettuato. Alcuni dei colleghi precari saranno nominati nel prossimo fine agosto; attendono con ansia. Altri si sistemeranno con le convocazioni programmate negli anni successivi, per le quali l’Anief si impegna a chiedere con la massima insistenza l’attuazione dell’Organico dell’autonomia,di cui alla Legge 9 febbraio 2012 n. 5, Capo I Sez. III, Art. 50, comma 1 b: “Definizione, per ciascuna istituzione scolastica, di un organico della autonomia, funzionale all'ordinaria attività didattica, educativa, amministrativa,tecnica e ausiliaria, alle esigenze di sviluppo delle eccellenze, di recupero, di integrazione e sostegno agli alunni con bisogni educativi speciali e di programmazione dei fabbisogni di personale scolastico, anche ai fini di una estensione del tempo scuola”.

° Esame di Stato conclusivo del Primo ciclo. Giovedì 19 giugno la prova INVALSI
Quasi seicentomila gli alunni impegnati nell’esame. L’Invalsi resta nella rocca, con il ponte levatoio alzato, e guarda alle scuole dalle feritorie.
Ovviamente, noi che osserviamo da tutto intorno abbiamo difficoltà a capire. Ad esempio non si capisce il mantra “Le prove Invalsi non vogliono sostituirsi alla valutazione dei docenti”, visto che per l’esame di terza media, la prova Invalsi «fa media» nel voto finale. Le prove Invalsi non solo entrano (per circa 1/6) nella valutazione complessiva finale dei singoli alunni ma non di rado stravolgono, per via degli automatismi computativi imposti ai Consigli di classe, la valutazione globale che i docenti intenderebbero attribuire, alla luce delle risultanze didattiche. Sapevamo già, e spesso ne abbiamo scritto, che le prove Invalsi sono fuori luogo (le preparano senza riferimento agli alunni, senza conoscere la programmazione delle classi, senza un’idea del condizionamento che all’attività educativa della scuola viene dal territorio di riferimento), apprendiamo adesso, da una intervista (Corriere della sera, 09.06.14) alla collega Notarbartolo (che con altri lavora a preparare le prove Invalsi), che sono anche fuori tempo, predisposte per fantomatici alunni del futuro. Alla domanda: “Quanto tempo ci vuole per preparare le prove?” La collega spiega: «Un paio d’anni: le prove che “andranno in onda” nel 2016 vengono elaborate in questi giorni…». Come dire che si tratta della verifica di obiettivi didattici surgelati con scadenza a due anni, da somministrare indifferentemente a qualunque alunno che si troverà sotto, qualunque sia stata l’offerta formativa delle scuole che avrà frequentato. Sostanzialmente: il solo aspetto correlato e sincronizzato alla realtà, nelle prove invalsi, è il fatto che producono effetti reali nell’assegnazione del voto di licenza media. C’è poi un risvolto tragicomico: questa prassi docimologica condizionata dall’occorrenza di certe circostanze assolutamente casuali (’“endecòmenon”, “would be“) si presenta all’insegna della scientificità: “Chi paragona le prove Invalsi alle verifiche di classe sbaglia. Costruiamo strumenti di misurazione analoghi a quelli utilizzati nelle scienze sperimentali…”. Ma ? Avevamo letto qualcosa nulla sulla natura delle Geistes wissenschaften e su quella delle Natur wissenschaften. Sbaglierebbe chi scambiasse le prove Invalsi per una qualunque valutazione scolastica…. - spiega la collega intervistata. Cadrò in depressione ? In 40 anni di insegnamento ho creduto a docimologi cattivi maestri ?. Forse che la verifica non è il metodico confronto tra obiettivi programmati e situazione d’apprendimento dei singoli allievi ? Forse che nella valutazione i punteggi concorrono a determinare il voto in funzione della maggiore o minore valenza educativa che si attribuisce all’obiettivo didattico ? Segnaliamo che l’ANIEF ha una proposta per favorire la collaborazione tra scuole e Invalsi; il cardine ne è la designazione di docenti (retribuiti) che nelle scuole, fungendo da referenti dell’Invalsi, preparino le prove. Prove che, senza svendere ipocritamente l’efficacia docimologica, nondimeno supportino la ragion d’essere dell’Invalsi (che deve pur essere messo in condizione di produrre le rilevazioni comparative richieste a livello internazionale). Se non ci sono i soldi per retribuire la rete dei collaboratori, il MIUR tolga gli effetti che la prova Invalsi ha sul voto all’esame di Stato. (Leonardo Maiorca)

° Quale servizio educativo, dallo Stato, per i bambini nativi digitali?
Sono molti gli interrogativi sui quali occorre conoscere il parere degli studiosi
E’ di tutta evidenza che le tappe dello sviluppo in età evolutiva non sono immutabili, determinate universalmente una volta per tutte, perché fattori socio-ambientali intervengono a condizionarne caratteristiche, ritmi e successione. Volendosi quindi prevenire le diseguaglianze di rendimento scolastico, la U.E. raccomanda l’estensione della scolarità obbligatoria verso il basso. Inglesi, scozzesi e irlandesi immettono i bambini nel ciclo elementare obbligatorio precocemente e lo stesso avviene in Lussemburgo e Olanda; le autorità scolastiche di Danimarca, Spagna, Norvegia, Francia, Belgio, Svezia potenziano il servizio prescolare e lo estendono ai piccolissimi. I bambini che in atto frequentano le classi del Primo ciclo sono nati e cresciuti in un’epoca di mutamenti veloci; quelli che sono nati successivamente vivranno ritmi velocissimi di innovazioni. Le generazioni vissute nell’Ottocento e nella prima metà del Novecento hanno conosciuto innovazioni che (in una scala convenzionale nella quale a ciascuna è stato assegnato un punteggio) hanno complessivamente un valore analogo a quello di tutte le innovazioni fatte nei precedenti 10mila anni dell’epoca storica; e nella comparazione abbiamo volutamente escluso il II Novecento, epoca della rivoluzione industriale cibernetica. Pertanto, è doveroso chiederci se, per effetto di questo incremento esponenziale delle innovazioni, i bambini in età prescolare e scolare ai quali nell’imminente futuro di dedicheremo avranno caratteristiche psico-sociali e/o cognitivo-comunicative differenti rispetto a quelle della generazione per la quale l’attuale Scuola dell’Infanzia è stata disegnata. Gli strumenti materiali e concettuali creati dall’uomo si radicano nella società che li adotta, e con l’uso la modificano, dapprima in modo conclamato e poi in modo assuefatto, subliminale. Dagli psicopedagogisti e dagli studiosi di Cognitive science occorre sapere se i nativi dell’epoca informazionale apprendono e comunicano nelle medesime forme con cui lo hanno fatto i bambini negli anni Cinquanta mediante immagini fisse, la radiofonia e con le persone in presenza. Gli insegnanti della Scuola dell’infanzia devono tenere conto di eventuali peculiarità della fruizione spazio-temporale dei bambini, indotte dalla precoce navigazione nello spazio web, o dalla percezione prevalentemente iconica a-sequenziale, e indotte della confidenza con le realtà virtuali ? La frammentarietà e variabilità semantica, la a-sistematicità e intermittenza dei contesti in cui il bimbo fa bricolage ne influenzano l’apprendimento linguistico? E’ possibile non chiedersi in che modo le innovazioni strumentali e concettuali di questo scorcio iniziale del nuovo millennio influiscano sulle caratteristiche e sui comportamenti dei piccoli, e quindi sui bisogni educativi? E la domanda delle cento pistole: si apprezza uno spostamento nella distribuzione dei valori medi della età mentale rispetto a quelli dell’età biologica, correlando i valori in più generazioni?
A parere dell’Anief, occorre gradualità nel passaggio tra Scuola dell’infanzia e Primo ciclo, la gradualità raccomandata dall’Associazione nazionale pedagogisti e che si può ottenere istituendo una classe-ponte nella quale agiscano insieme insegnanti dei due ordini. Due i punti ineludibili di questa gradualità: la centralità del “gioco giocato” e la libertà di azione del bimbo. Lo spiega la pedagogista Luisa Piarulli, presidente dell’Anpe: “…Non esistono controindicazioni assolute all'anticipo scolastico a cinque anni… A cinque anni, se non prima, ci sono ottime condizioni per apprendere a leggere e a scrivere vista la maggiore plasticità dell'apparato intellettivo…. È innegabile che oggi, a fronte della ricchezza degli stimoli ambientali e di un uso massiccio delle tecnologie, v'è terreno fertile per favorire un processo apprenditivo più rapido… Tuttavia dal punto di vista squisitamente pedagogico il focus non è tanto l'apprendimento della letto-scrittura! I bambini di oggi rischiano paradossalmente di subire una sorta di violenza psicologica quando viene sottratto loro il … gioco libero, per intenderci il gioco “in cortile” che permette di sviluppare la dimensione sociale e relazionale… Oggi abbiamo a che fare con i fenomeni della adultizzazione precoce dei bambini, del misconoscimento del valore tempo, della parcellizzazione degli interventi educativi peraltro spesso medicalizzati, che possono creare rischi di frammentazione della realtà nel bambino. Spontaneamente nasce il dubbio che l'anticipo, pur riconoscendone l'implicito valore, possa inserirsi in una cornice poco adeguata. Esistono buone prassi sul territorio italiano che incoraggiano l'anticipo, come il progetto “Globalismo affettivo” realizzato da USR e ANPE Puglia con le pedagogiste Eufrasia Capodiferro e Luisa Verdoscia… Esistono un'educazione alle relazioni, all'affettività, alle emozioni, alla socialità che passano attraverso metodologie pedagogiche specifiche che per natura meritano confronto e aggiornamento… Io penso che la Scuola dell'Infanzia dovrebbe essere obbligatoria almeno nell'ultimo anno per poter creare un ponte con la scuola primaria. La scuola dell'Infanzia, nel caso di un anticipo ai 5 anni, deve lasciare spazio e tempo alla scoperta, alla interiorizzazione e al rispetto dei valori universalmente validi: solidarietà, amicizia, libertà e formare così alla cittadinanza. Nell'arco della scuola dell'Infanzia il bambino deve consolidare le abilità senso-percettive, motorie, intellettive e linguistiche, per acquisire competenze adeguate a interpretare, riorganizzare e comprendere la realtà. Non dimentichiamo il ruolo sostanziale della famiglia che va posta nella condizione di vedere nella scuola una compagna di viaggio nell'avventura educativa nella quale riporre fiducia. … Anticipo sì, anticipo no... il problema è un altro: creare effettive condizioni di sistema per una crescita integrale del bambino…”.

° Il D.M. che consente l’iscrizione con riserva in II fascia delle Graduatorie di istituto
Potrà iscriversi chi si abiliterà o si specializzerà entro il 31 luglio prossimo.
Il 23 giugno 2014 è la data ultima per l’inoltro delle domande di accesso alle graduatorie. Riportiamo il D.M. 375 del 6/6/2014. “Art.1 Oggetto. Con il presente decreto sono ammessi a presentare, con riserva, domanda di inserimento nella II fascia delle graduatorie di circolo e di istituto anche gli aspiranti, già iscritti ad un percorso abilitante, che conseguono il titolo di abilitazione all’insegnamento entro il 31 luglio 2014. Art.2 Destinatari. Possono presentare domanda con riserva per l’inserimento nelle graduatorie di II fascia di circolo e di istituto gli aspiranti che conseguono l’abilitazione entro il 31 luglio 2014, al termine dei seguenti percorsi: a) corso di laurea in Scienze della Formazione Primaria, sia vecchio sia nuovo ordinamento; b) percorsi abilitanti speciali (PAS), di cui all’articolo 15, comma1-bis, del decreto del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca n. 249 del 2010; c) corso di formazione per il conseguimento della specializzazione per le attività di sostegno didattico agli alunni con disabilità, di cui all’articolo 13 del decreto del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca 10 settembre 2010, n. 249. Art. 3 Termini e modalità di presentazione delle domande. Gli aspiranti di cui al precedente articolo 2 possono presentare la domanda con riserva nei termini e secondo le modalità previste dall’articolo 7 del d.m. n. 353 del 2014, utilizzando i modelli di domanda e le procedure di cui al medesimo d.m. n. 353 del 2014. I suddetti soggetti che presentano domanda con riserva nelle graduatorie di circolo e di istituto di II fascia, poiché tale richiesta è priva di effetti fino allo scioglimento della riserva stessa, devono comunque presentare, per gli insegnamenti di interesse e al fine di poter ottenere l’inclusione in III fascia nelle more dello scioglimento della riserva, i relativi modelli A/2 e A/2 bis, di cui al d.m. n. 353 del 2014, ferma restando l’unicità di presentazione del modello B. Art. 4 Valutazione dei titoli e del servizio. Gli aspiranti di cui all’articolo 2 sono graduati secondo la tabella di valutazione dei titoli, Tabella A, prevista dal decreto del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca n. 308 del 2014. Restano tuttavia valutabili, oltre al titolo di abilitazione, i titoli conseguiti e il servizio svolto entro il termine del 23 giugno 2014, data di scadenza per la presentazione delle domande di inserimento e aggiornamento triennale delle graduatorie di istituto, di cui al d.m. n. 353 del 2014. Art. 5 Scioglimento della riserva. Coloro che abbiano presentato domanda con riserva e conseguito il titolo di abilitazione entro il 31 luglio 2014, sono tenuti a comunicare all’istituzione scolastica destinataria della domanda l’avvenuto conseguimento dell’abilitazione. La comunicazione del conseguimento del titolo abilitativo entro il 31 luglio 2014 determina lo scioglimento della riserva e l’inclusione a pieno titolo nella II fascia delle graduatorie di circolo e di istituto. Il mancato conseguimento dell’abilitazione entro il 31 luglio 2014 fa decadere la domanda presentata con riserva e gli aspiranti sono inseriti a pieno titolo nelle graduatorie di III fascia, purché sia stata presentata la relativa domanda. Art. 6 Norme di rinvio. Per quanto non previsto dal presente decreto si rinvia alle norme in premessa, in particolare al d.m. n.353/2014. Resta fermo che a coloro che conseguono il titolo abilitativo dopo il 31 luglio 2014 è garantito il diritto di precedenza assoluta nella fascia di appartenenza ai sensi dell’art. 14, comma 1, del d.m. n. 353 del 2014. Il presente decreto è pubblicato sul sito www.istruzione.it e sulla rete intranet”.

° Ancora in tema di valenza educativo/formativa del lavoro
Quid: Si può ritenere che, nel sistema integrato, l’esperienza lavorativa possa avere un valore educativo e formativo complementare dell’istruzione scolastica?
Precedenti a favore. Nel «Documento di lavoro» del 1997, presupposto del ddl approvato dal C.deiM. il 4 luglio 1997, Luigi Berlinguer stigmatizzava la considerazione riduttiva che in Italia si ha della formazione professionale come di una strada riservata ai ceti subalterni; a questo settore, l’Italia destinava risorse irrisorie essendo il paese europeo con il numero minore di studenti in formazione/lavoro: meno del 12% degli studenti contro il 50%, in media. Il Ministro proponeva che il Sistema formativo integrato comprendesse: istruzione scolastica, formazione professionale regionale e l’apprendistato per alunni fino al compimento dei diciotto anni d’età (art.68, Legge n.144/1999) e aprendo alla formazione post-secondaria (art.69 L. n.144/1999). La Riforma Moratti (Legge 28 marzo 2003, n. 53) - che al pari del Riordino dei cicli Berlinguer non ha avuto seguito - all’art.4 prevedeva “la possibilità di realizzare i corsi del secondo ciclo in alternanza scuola–lavoro, come modalità progettata, attuata e valutata dall’istituzione scolastica e formativa in collaborazione con le imprese, con le associazioni di rappresentanza e con le camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura, che assicuri ai giovani, oltre alle conoscenze di base, l’acquisizione di competenze spendibili nel mercato del lavoro”. Erano previste passerelle tra i diversi indirizzi del livello secondario unitario, in caso di ripensamenti. In non pochi Paesi della U.E. si ha una forte sinergia tra scuola e lavoro. I lycées professionnels sono i più frequentati in Francia: vi si effettuano studi tecnico-professionali in curricoli collegati al lavoro); il sistema secondario superiore tedesco è duale, con un canale professionalizzante qualificato bene quanto il Gymnasium-Gymnasiale oberstufe (avanzato) perché le aziende commerciali e industriali concorrono con contributi a che i giovani acquisiscano conoscenze culturali solide e le capacità e la versatilità necessaria ad inserirsi nel processo produttivo.
Sed contra. Si obietta che in certe regioni d’Italia non ci sono industrie a sufficienza per una collaborazione su vasta scala. E’ una obiezione che nasce da un equivoco: con “biennio professionalizzante”, l’ANIEF non intende, solo e in senso restrittivo, il tirocinio aziendale. “Professionalizzante”, per un liceale, è anche l’esperienza presso una biblioteca, un teatro o un museo, presso un ufficio legislativo regionale o un’azienda finanziaria ecc... Si obietta che la formazione professionale regionale è, in alcune regioni d’Italia, un carrozzone clientelare. La risposta è nella moralizzazione della classe dirigente. Si obietta che le aziende private boicottano le attività volte a una solida formazione culturale degli studenti/lavoratori, essendo interessate soltanto ai vantaggi economici (contenimento delle retribuzioni) e ai vantaggi fiscali (esenzione da oneri assicurativi e previdenziali). L’obiezione si supera affidando ai dirigenti scolastici compiti rigorosi di direzione. Conclusione. L’alternanza scuola/lavoro non va intesa riduttivamente (apprendistato e stage), e va estesa a tutti i corsi di studio secondario di II grado, nel biennio conclusivo, di concerto con teatri, biblioteche, imprese, Istituzioni regionali, Confindustria, ABI, Unioncamere ecc…, visti e accettati come partner di diritto della Scuola.