Dopo i Tribunali di Roma, Padova e Venezia è ancora un giudice di Padova a sostenere che la Carta del docente d 500 euro annui per l’aggiornamento professionale va assegnata pure ai precari. A beneficiarne, stavolta, sono stati due insegnanti precari, oggi sempre in servizio, uno dei quali nel frattempo immesso in ruolo, che avevano svolto rispettivamente 5 e 4 anni di supplenze (anche fino al 30 giugno dell’anno successivo): il Tribunale ha quindi assegnato loro 2.500 e 2.000 euro. Inoltre, per avere accesso alla card annuale, il giudice ha anche stabilito che “la soglia minima per l’effettiva comparabilità tra docenti a termine e docenti di ruolo può essere individuata, seppur con una qualche approssimazione, dalla durata di almeno 5 mesi (150 giorni) di prestazione lavorativa nell’anno scolastico oggetto della domanda, pari all’entità minima della prestazione di un docente di ruolo part time ai sensi dell’art. 39 comma 4 CCNL e dell’art. 4.1 OM 55/1998 (cioè il 50% dell’orario di docenza dell’insegnante full time) a cui la normativa riconosce il bonus in misura piena”.
Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, ricorda che “i docenti precari non sono lavoratori di serie B: se l’aggiornamento professionale è un dovere, allora anche i precari devono formarsi a spese dello Stato. Le posizioni del Consiglio di Stato e della Corte di Giustizia Uenon ammettono replica. Anche il Governo Meloni ha di recente deciso di adeguarsi approvando il decreto Salva-Infrazioni, ora all’esame del Parlamento, anche se limitando l’estensione per il solo 2023/24 e ai soli supplenti con scadenza del contratto 31 agosto. È evidente che a tutti gli esclusi non rimane che presentare ricorso con Anief, con altissime possibilità di riuscita”.
LA SENTENZA
Nella sentenza, il Tribunale di Padova ha sottolineato che “la formazione e l'aggiornamento del docente non può che essere considerata identica sia per i docenti assunti a tempo indeterminato che per quelli assunti a tempo determinato. A ragionare diversamente, infatti, si dovrebbe ipotizzare che l'attività svolta dai docenti cosiddetti precari possa essere caratterizzata da un minor grado di aggiornamento rispetto al personale docente, il che certamente risulterebbe irragionevole ed in contrasto con il principio costituzionale di eguaglianza e finirebbe anche con il ledere il diritto all'istruzione costituzionalmente garantito, perché, in tal modo, si avrebbe un corpo docenti la cui formazione è differenziata a seconda della stabilità o meno del rapporto di lavoro”.
Dopo avere citato l’Ordinanza madre emessa nel 2022 dalla Corte di Giustizia europea, il giudice operante nell’aula giudiziaria di Padova ha ricorda che il Consiglio di Stato (con sentenza 1842/2022) ha spiegato che l’attuale sistema, che esclude i precari dalla Carta del docente, “collide con i precetti costituzionali degli artt. 3, 35 e 97 Cost., sia per la discriminazione che introduce a danno dei docenti non di ruolo (resa palese dalla mancata erogazione di uno strumento che possa supportare le attività volte alla loro formazione e dargli pari chances rispetto agli altri docenti di aggiornare la loro preparazione), sia, ancor di più, per la lesione del principio di buon andamento della P.A. […] è evidente la non conformità ai canoni di buona amministrazione di un sistema che, ponendo un obbligo di formazione a carico di una sola parte del personale docente (e dandogli gli strumenti per ottemperarvi), continua nondimeno a servirsi, per la fornitura del servizio scolastico, anche di un'altra aliquota di personale docente, la quale è tuttavia programmaticamente esclusa dalla formazione e dagli strumenti di ausilio per conseguirla”.
LE CONCLUSIONI DELLA SENTENZA
“Definitivamente pronunciando, ogni diversa domanda, deduzione ed eccezione disattesa, accertato il diritto dei ricorrenti al beneficio di cui all’art. 1 comma 121 L. n. 107/2015,
condanna il Ministero convenuto a costituire in favore dei ricorrenti ai sensi degli artt. 2,5, 6 e 8 del DPCM 28 novembre 2016 una Carta elettronica per l'aggiornamento e la formazione del docente delle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado di cui all'art. 1 comma 121 Legge 107/2015, con le medesime modalità con cui è riconosciuta al personale assunto a tempo indeterminato, per gli anni scolastici 2017/2018, 2018/2019, 2019/2020, 2020/2021, 2021-2022 XXXX e XXXX, 2018/2019, 2019/2020, 2020/2021, 2021-2022 XXXX, con accredito sulla detta Carta della somma pari a complessivi euro 2.500,00 quanto a XXXX e XXX e di euro 2.000,00 quanto a XXXX (ossia 500,00 per ogni anno di servizio a tempo determinato);
condanna parte convenuta a rimborsare alla parte ricorrente le spese di lite, liquidate in complessivi € 3.000,00 per compenso, oltre 15% per spese generali, Iva e Cpa, con distrazione a favore del procuratore antistatario.
Padova, 18 settembre 2023”.
I RICORSI
Anief continua a proporre i ricorsi per accedere con Anief al bonus docente: l’obiettivo è quello di recuperare 500 euro per ogni supplenza, anche per i contratti fino al 30 giugno, al termine delle lezioni o di durante ancora inferiore. Per maggiori informazioni o per aderire all’impugnativa del nostro sindacato, in modalità singola o collettiva, basta collegarsi con la pagina internet predisposta dal sindacato autonomo e rappresentativo.
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