La notizia è questa e già nota: “la Commissione Europea ha deferito l’Italia alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea per non aver posto fine all’uso abusivo dei contratti a tempo determinato e alle condizioni di lavoro discriminatorie nel settore scolastico. Secondo la Commissione, l’Italia non ha adottato le norme necessarie per vietare la discriminazione e l’abuso di contratti a termine”, riporta anche Orizzonte scuola.
Anche l’anno 2013 va considerato utile ai fini della ricostruzione di carriera: il sindacato Anief lo ha sempre sostenuto, adesso anche i giudici stanno portando avanti questa posizione. Come a Biella, dove il Tribunale ha deciso che l’annualità cancellata dal Governo Letta ai fini della carriera va invece considerata valida e alla pari delle altre. Per il giudice, infatti, deve “essere valutato, ai soli fini giuridici per il calcolo dell’anzianità di servizio, anche l’attività prestata nell’anno 2013 (vd. Cass. Sez. lav., ord. 16632/24)”.
Sono stati presentati alla Camera gli emendamenti al decreto legge Salva Infrazioni - il DL 16 settembre 2024, n. 131, recante disposizioni urgenti per l’attuazione di obblighi derivanti da atti dell’Unione europea e da procedure di infrazione e pre-infrazione pendenti nei confronti dello Stato italiano - riguardanti il reclutamento e la stabilizzazione dei precari del comparto Istruzione e Ricerca: subito dopo la loro presentazione, suggerita da Anief e realizzata da alcuni deputati del Movimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra, diverse richieste sono state cassate dai parlamentari di competenza perché ritenuti inammissibili.
Grazie alle continue denunce presentate dal sindacato ANIEF, la Commissione Europea ha deferito l'Italia alla Corte di Giustizia Europea per l'abuso dei contratti a termine e l'elevata precarietà che caratterizza il settore scolastico italiano. Si tratta di una violazione grave che penalizza migliaia di lavoratori della scuola, costretti da anni a stipulare contratti temporanei, senza alcuna garanzia di stabilità lavorativa.
Una delle questioni centrali dellasequenza contrattuale del Contratto collettivo nazionale di Istruzione, Ricerca e Università 2019/21 approvata lo scorso 18 gennaio è quello della “responsabilità disciplinare per il personale docente ed educativo secondo quanto previsto all’art. 48” del Ccnl, con l’amministrazione intenzionata a dare ai presidi la facoltà d’infliggere sanzioni: su questo punto va comunque ricordato che una delle ultime bozze presentata dall’Aran ai sindacati sembrava avere recepito le indicazioni dell’Anief, che si era dichiarata indisponibile a qualsiasi discussione sul punto senza precise rassicurazioni circa il mantenimento al di fuori della potestà dei dirigenti scolastici dell’irrogazione di sospensioni dal servizio del personale docente, su cui è indispensabile che a decidere sia un organo terzo e quindi super partes.
L’opera incessante condotta in Tribunale dai legali del sindacato autonomo Anief continua a produrre risarcimenti corposi: anche nel mese di settembre, appena giunto al termine, i giudici hanno assegnato oltre un milione di euro ai lavoratori della scuola, la maggior parte dei quali docenti e Ata precari. Complessivamente, dall’inizio del 2024 sono diventati quasi 11 i milioni di euro recuperati nelle aule di giustizia con protagonisti dei dipendenti della scuola. Con la produzione di sentenze favorevoli agli avvocati del sindacato, quindi di conseguenza ai molti dipendenti della scuola da loro difesi, dallo scorso mese di gennaio le sentenze che hanno prodotto risultati tangibili sono diventate ben 4.442.
Quando un dirigente mette un suo dipendente in ferie d’ufficio commette un’azione poco delicata; nella scuola questa eventualità rappresentata più di un’offesa. Perché durante i giorni di sospensione dell’attività didattica - vacanze natalizie, vacanze pasquali, sospensione delle lezioni deliberata dal Consiglio di Istituto e periodo dall’8 giugno al 30 giugno - i docenti assunti fino al 30 giugno sono in servizio e non in ferie: lo ha stabilito la Corte di Cassazione con Ordinanza n. 16715/2024, del giugno scorso, accogliendo il ricorso proposto dall’Anief in difesa di un insegnante non di ruolo che tra il 2019 e il 2023 aveva sottoscritto contratti di breve durata. Lo stesso sindacato raccoglie vittorie, di conseguenza, nei tribunali. Come a Marsala, dove il giudice ha detto sì al risarcimento ad un docente precario di “1.703,75 a titolo di indennità per ferie maturate e non godute per i rapporti di lavoro a tempo determinato intercorsi negli anni scolastici di cui è causa, oltre interessi come per legge”.
Il sindacato Anief ha preparato un Manifesto con i punti più importanti del Ccnl riguardanti il personale Ata. Di seguito la lista del documento stilato dal giovane sindacato rappresentativo
Tra le motivazioni che stanno portando i giudici ad assegnare la Carta del docente ai precari c’è anche la permanenza nelle graduatorie dei supplenti o l’immissione in ruolo negli anni successivi allo svolgimento della supplenza svolta senza beneficiare della card annuale da 500 euro: lo sostiene il Tribunale di Vicenza, che ha accolto la richiesta dei legali Anief per risarcire con 2.500 euro un insegnante che aveva svolto cinque supplenze annuali.
Il giovane sindacato rappresentativo Anief promuove l’adesione al ricorso per il riconoscimento dell’anno 2013 ai fini della progressione di carriera e conseguente adeguamento stipendiale.
Il sindacato rappresentativo Anief rilancia la propria azione legale per far valere il diritto all'indennità per le ferie non espressamente richieste e quindi non godute durante la sospensione delle lezioni. Il ricorso è destinato ai docenti di ruolo o precari che hanno stipulato negli ultimi dieci anni contratti a termine sino al 30 giugno, con riconoscimento del diritto alla monetizzazione delle ferie non espressamente richieste durante i giorni di sospensione dell’attività didattica stabiliti dai calendari scolastici regionali.
Si discute oggi in quinta commissione Bilancio il piano strutturale di bilancio. Anief partecipa con Cisal all’audizione per dare un contributo sulle questioni emergenti nel mondo dell’istruzione.
La Commissione Europea ha deferito l’Italia alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea per la perdurante violazione della normativa europea sul lavoro a tempo determinato nel settore scolastico: l’accusa è non avere adottato misure sufficienti per porre fine all’uso “abusivo” dei contratti a termine e alle condizioni di lavoro discriminatorie per il personale docente e Ata.
A seguito della riunione tenutasi il 2 ottobre in ARAN, incentrata sulla chiusura della sequenza contrattuale relativa alla figura del contratto di ricerca (art. 178 comma 1 lettera g del CCNL 2019/2021) constatiamo un importante avanzamento verso la definitiva chiusura di questa nuova figura all’interno delle Università e degli EPR.
L’amministrazione centrale scolastica continua a caricare le segreterie degli istituti di compiti ulteriori, ignorando che operano in uno stato di difficoltà per mancanza di personale e di professionalità adeguate: l’ultima incombenza arrivata alle segreterie scolastiche riguarda la gestione delle domande per l’accesso alla pensione prodotte da personale docente e ATA. Alle scuole viene chiesto di gestire le pratiche che da quest’anno prevedono l’utilizzo esclusivo dell’applicativo Passweb, piattaforma dell’Inps in uso nelle pubbliche amministrazioni.
I docenti e il personale Ata con contratto “breve e saltuario” non possono vedersi tagliato dallo stipendio le “voci” Rpd e Cia che corrispondono a fino 300 euro mensili: lo sostiene da tempo il sindacato Anief, lo ribadiscono ultimamente sempre più giudici del lavoro. Anche quello di Trieste, Sezione Civile – Controversie del Lavoro, che ha accordato la richiesta dei legali Anief di risarcire con euro “3.947,16 lordi, oltre interessi legali o rivalutazione dalle singole scadenze al saldo” un docente con contratti cosiddetti “brevi” svolti negli anni scolastici 2018/2019, 2020/2021 e 2021/2022: l’insegnante, come tutti coloro che sottoscrivono contratti di tipo non annuale, si era visto negare infatti “la Retribuzione Professionale Docenti, sempre riconosciuta ai docenti assunti con rapporto di impiego a tempo indeterminato o con rapporto di impiego a tempo determinato per l’intera durata dell’anno scolastico”.
I 500 euro l’anno della Carta docente sono un diritto del lavoratore precario e va data, anche per gli anni passati, con tanto di “interessi legali e rivalutazione monetaria”: a ribadirlo è stato il Tribunale di Venezia, che ha assegnato la somma sottratta da un supplente, difeso dei legali Anief, ricordando che “la discrasia rispetto alla direttiva 1999/70/CE è stata in effetti affermata recentemente dalla stessa CGUE (ordinanza 10.5.2022 nella causa C-450/2021) che, ritenuto preliminarmente che l’assegnazione della carta docente per le sue peculiarità e pur non costituendo retribuzione si configuri con ”condizione di impiego” per la quale non vi può essere discriminazione tra personale assunto a tempo determinato o indeterminato che non sia fondata su obiettive ragioni”.
“Sulla perdita di valore degli stipendi della scuola sono tutto d’accordo: numeri alla mano, blocchi di contratti protratti negli anni, aumenti limitati e inflazione galoppante hanno praticamente dimezzato, in 30 anni, i compensi di docenti. Ma il più penalizzato nel settore risulta il personale non docente, che prende in media tra i 20mila e i 25mila euro lordi annui: meno di tutti nella PA.
Assieme all’approvazione del DL Omnibus, contenente misure urgenti di carattere fiscale e proroghe di termini normativi ed interventi di carattere economico ma privo di sostanziali miglioramenti per la scuola, il Senato ha approvato anche l’ordine del giorno della senatrice Ella Bucalo, di Fratelli d’Italia che impegna il Governo a cercare una soluzione con la Commissione europea per l'assunzione degli idonei del concorso Pnrr 2023. In particolare, l’ordine del giorno parte dalla “necessità di non disperdere risorse umane selezionate che hanno attestato il merito di aver superato le prove concorsuali ai fini dell'assunzione in ruolo, a partire dai candidati idonei del decreto dipartimentale n. 255 del 6 dicembre 2023” e “impegna il Governo ad avviare in tempi brevi una procedura di confronto con la Commissione europea, al fine di individuare la soluzione più idonea che risponda alle legittime aspettative di migliaia di candidati che hanno superato il concorso ordinario del 2023 ed essere immessi in ruolo, sia pure gradualmente”.
Marcello Pacifico, leader Anief, è stato intervistato da Italia stampa: l’agenzia ha voluto un parere del sindacalista autonomo a proposito del decreto infrazioni.
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