Via libera da parte del Comitato tecnico scientifico alla ripresa del concorso straordinario per l’immissione in ruolo di 32mila docenti che abbiano insegnato almeno tre anni nella scuola secondaria: gli esperti hanno autorizzato lo svolgimento delle ultime quattro prove che erano rimaste sospese, già programmate per i giorni 15, 16, 18 e 19 febbraio prossimi. Le verifiche si svolgeranno con una media di 10 candidati per aula, dunque nei limiti previsti dal Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri dello scorso 14 gennaio. Coloro che supereranno la prova – servirà acquisire almeno 56/80 punti - ma non rientreranno nel numero dei posti banditi per la propria classe di concorso nella regione scelta, conseguiranno comunque l’abilitazione all’insegnamento secondo una procedura ancora non specificata dal Ministero dell’Istruzione.
Per il ministero dell’Istruzione l’obiettivo rimane quello di avere tutti i vincitori entro il prossimo mese di settembre, allo scopo di poterli già avere a disposizione e gradualmente assumerli a partire dal prossimo avvio di anno scolastico. Secondo Anief, non è detto comunque che il programma venga rispettato: si dovrà, infatti, anche attendere l’esito delle prove suppletive ordinate dai giudici per via delle immotivate esclusioni di tanti candidati che non hanno potuto partecipare alle prove per via del Covid, per i quali il giovane sindacato continua a raccogliere adesioni per presentare ricorso. Ammesso, comunque, che si faccia in tempo, questa procedura inciderà solo in modo minimale sulla lotta al precariato cronico.
“Finché non si trasformerà tutto l’organico di fatto in quello di diritto, il problema delle assegnazioni annuali rimarrà in piedi – dice Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – e a questo va aggiunto che occorre una volta per tutte mutare i concorsi straordinari: non possiamo permetterci di renderli selettivi, perché vi partecipano dei docenti già ampiamente titolati e con lunghi servizi di supplenza alle spalle che non possono essere respinti. Come bisognerà farvi accedere anche i tanti supplenti oggi esclusi, come quelli della scuola dell’infanzia e primaria, gli Itp, di religione cattolica (ancora di più dopo l’intesa di dicembre tra Cei e ministero dell’Istruzione) e gli educatori. Lo dice la logica, ma anche la direttiva 1999/70/CE del Consiglio dell’UE sulle immissioni in ruolo automatica di chi svolge 36 mesi su posto vacanti. Una mancanza gravissima ravvisata pure dal Comitato dei diritti sociali europei, che ha di recente accolto il nostro ricorso n. 146/2017 e dato in questo modo piena ragione ai precari che hanno chiesto un parare sulla reiterazione dei contratti a termine. Una pratica tutta italiana che non fa altro che allargare il numero dei ricorsi al giudice del lavoro, per recuperare l’indennizzo equo per il danno subito. Nello stesso tempo – continua Pacifico – dovranno essere organizzati corsi abilitanti periodici, senza più numero chiuso, oltre che la riapertura periodica delle GaE”.
Come da calendario ufficiale, derivante dal Dpcm del 14 gennaio scorso, lunedì prossimo 15 febbraio riprenderà il concorso straordinario per accedere nella scuola secondaria: anche il Comitato tecnico scientifico ha dato il suo assenso.
LA POSIZIONE ANIEF
Anief ricorda che quest’anno si sta procedendo verso le 250 mila cattedra a supplenza annuale, una circostanza mai accaduta. Lo scorso settembre solo poco più di 20 mila cattedre sono state assegnate per le immissioni in ruolo, meno di un terzo di quelle autorizzate dal Mef per via delle graduatorie senza più aspiranti docenti, i quali però ci sono e anche in alto numero. La situazione non potrà che peggiorare, perché a settembre si prevedono 35 mila pensionamenti.
Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief: “Occorre allestire corsi abilitanti periodici, senza numero chiuso, ma anche la riapertura ogni anno delle GaE e le assunzioni pure da graduatorie d’Istituto. Perché non può passare inosservato la posizione del Comitato europeo dei diritti sociali, che ha accolto il reclamo collettivo n. 146/2017, dal quale è emersa la ripetuta violazione dell’articolo 1, paragrafo 2, della Carta sociale europea. Servono nuovi concorsi per titoli per evitare una dura condanna dall’Europa. Non è più accettabile che una maestra che ha vinto il concorso 20 anni fa è ancora precaria, ma anche che decine di migliaia di diplomati magistrali, addirittura con l’anno di prova superato, continuano ad attendere non si sa più cosa”.
LA PROVA SU CATTEDRA COMUNE
L’unica prova scritti per i posti comuni consiste, ricorda Orizzonte Scuola, nel rispondere a “cinque quesiti a risposta aperta, volti all’accertamento delle conoscenze e competenze disciplinari e didattico-metodologiche in relazione alle discipline oggetto di insegnamento”. Gli stessi candidati, meno di 20mila su circa 64mila totali, dovranno anche rispondere ad “un quesito, composto da un testo in lingua inglese seguito da cinque domande di comprensione a risposta aperta volte a verificare la capacità di comprensione del testo al livello B2 del Quadro comune europeo di riferimento per le lingue”.
LA PROVA PER IL SOSTEGNO
Per quanto riguarda la prova per i posti di sostegno, invece, sono previsti “cinque quesiti a risposta aperta, volti all’accertamento delle metodologie didattiche da applicare alle diverse tipologie di disabilità, nonché finalizzata a valutare le conoscenze dei contenuti e delle procedure volte all’inclusione scolastica degli alunni con disabilità”, più “un quesito, composto da un testo in lingua inglese seguito da cinque domande di comprensione a risposta aperta volte a verificare la capacità di comprensione del testo al livello B2 del Quadro comune europeo di riferimento per le lingue”.
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