Salgono a 900 mila dal febbraio 2020, quindi prima della pandemia: si tocca così il record del tasso di disoccupazione tra i giovani al 33% negli ultimi tre anni, 5,4 punti in più nell'ultimo anno. Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, “bisogna ripartire dalla scuola varando subito delle norme che permettano di introdurre in fretta l’obbligo scolastico dai tre anni alla maggiore età, organici differenziati e composti sulla base alle esigenze effettive dei territori, un reclutamento straordinario e che guardi all’Europa, il rilancio del patrimonio culturale, del ‘verde’ e del digitale”.
Nel Paese che fa del lavoro il diritto alla cittadinanza, il giorno della Festa dei lavoratori del secondo anno del Covid19 si caratterizza per la pubblicazione di dati impietosi sulla crescita della disoccupazione: sono numeri che devono fare riflettere, a partire da quella politica che dopo l'approvazione del PNRR in Consiglio dei ministri, in attesa del via libera della Commissione Europea, presto sarà chiamata a fare delle scelte importanti sugli investimenti da attuare prima degli altri.
IL COMMENTO DEL PRESIDENTE ANIEF
“I dati sulla disoccupazione crescente – dice Marcello Pacifico, leader dell’Anief - propongono la necessità di insistere sull’occupazione con il Recovery plan, ma anche ripensare il DEF e le spese dello Stato della prossima Legge di Bilancio in base a delle priorità nette: la Scuola deve essere posta prima di tutto, insieme alla Cultura, all’Università e alla Ricerca. Con compensi al personale degni di questo nome e non assegnando ancora stipendi tra i più bassi d’Italia e d’Europa. Serve, in parallelo, un piano di riconversione industriale legato allo sviluppo eco-sostenibile, alla modernizzazione e al digitale strutturale”.
I DATI SUL BREVE E LUNGO PERIODO
I numeri sulla perdita di lavoratori in Italia sono eloquenti. Secondo quanto comunicato dall’Istat e riportato dall’Ansa, rispetto al trimestre precedente il primo trimestre 2021 ha fatto registrare la perdita di 254mila occupati. Il livello dell'occupazione è inferiore dell'1,1%. Non solo: nel primo trimestre dell’anno sono aumentate “sia le persone in cerca di occupazione (+2,4%, pari a +59mila) sia gli inattivi tra i 15 e i 64 anni (+1,0%, pari a +134mila unità)”.
Anche il confronto annuale parla chiaro. Rispetto a marzo 2020, il primo mese di lockdown, risultano 565mila occupati in meno, “e rispetto a prima della pandemia, a febbraio 2020, quasi 900 mila in meno. La crescita dell'occupazione coinvolge gli uomini, i dipendenti a termine, gli autonomi e quasi tutte le età. I 35-49enni diminuiscono così come le donne e i dipendenti fissi”. Preoccupa molto anche il tasso di disoccupazione: “sale tra i giovani al 33% a marzo tornando al livello di gennaio, che era stato il più alto degli ultimi anni”.
L’ANALISI SINDACALE
In questa situazione, la maggiore attenzione per la Scuola, l’Università e la Ricerca è fondamentale. E il bene del Paese passa anche attraverso l’occupazione dei suoi cittadini. Bene ha fatto il Governo ad aumentare le risorse del Piano nazionale di Ripresa e Resilienza da destinare a questi settori chiave, portandole a quasi 32 miliardi complessivi. È bene, tuttavia, che si provveda a investire al meglio questi importanti finanziamenti: l’istruzione pubblica va considerata davvero al primo posto, perché garantisce la formazione e la crescita culturale delle nuove generazioni, con effetti diretti sul Pil. È un obiettivo che non può più prescindere dalla eliminazione totale della supplentite: l’Italia non può più permettersi di affidare 240mila cattedre a del personale precario, spesso anche da diversi anni. In un altro Paese europeo sarebbero da tempo stati immessi nei ruoli dello Stato. Mentre da noi continuano a essere assunti a tempo determinato, licenziati e poi riassunti. Come se nulla fosse. Come se a pagare poi per questo “balletto” ciclico di cattedre non siano i nostri alunni e le loro famiglie. Oltre che i lavoratori, che sono anche tra i meno pagati nell’area Ocse.
“Il piano di revisione che occorre attuare – conclude Pacifico - va collocato, oltre che nel Pnrr, anche nella prossima Legge di Bilancio, partendo dal Documento di Economia e Finanza. È bene, allora, che chi governa il sistema politico abbia le idee chiare da subito. Per puntare dritti verso un sistema di reclutamento che abbandoni i concorsi senza fine e fornisca finalmente le risposte giuste, quelle che non sono arrivate fino ad oggi. Una scuola di qualità, con il 50% in più di abbandoni precoci della scuola rispetto alla media UE, non può continuare a rifiutare l’estensione dell’obbligo scolastico dai tre ai diciotto anni; come non può continuare a ignorare la formazione di organici del personale differenziati, partendo dalle difficoltà reali dei territori e non più dai grezzi numeri degli alunni iscritti. Se riusciremo a fare tutto questo, assieme a un investimento corposo sul patrimonio culturale del Paese, che ha il record di siti Unesco, oltre che del ‘verde’ e del digitale, allora sì che potremmo dire a testa alta Buon 1° maggio!”.
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