Nel Piano nazionale di riprese e resilienza è previsto anche un investimento di 300 milioni per il potenziamento delle infrastrutture per lo sport a scuola, che si tradurrà in 400 nuove palestre da costruire entro i prossimi cinque anni. Ad oggi, solo poco più della metà delle 26.754 scuole del primo ciclo sono dotate di palestra: 14.827, pari al 55,4%. Secondo Anief il progetto va bene accolto, perché teso a promuovere l’attività fisica tra gli alunni, comportando quindi lo sviluppo della cultura del movimento e dei benefici che ne derivano. Ma si tratta, tuttavia, solo dell’avvio di un percorso: in Italia vi sono infatti quasi 12mila, quindi, i plessi scolastici senza palestra. Il vero problema è però un altro: lo stesso Governo ha infatti previsto che l’attività motoria nella scuola primaria potrebbe essere condotta “anche attraverso l’affiancamento di tutor sportivi scolastici”. Il sindacato non comprende: perché si parla di tutor e non di insegnanti specializzati in motoria, come pure previsto da diversi progetti di legge condivisi praticamente da tutti ma arenati in entrambi i rami delle Camere? Perché non si investe in docenti padroni della materia?
Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, “la decisione del Governo di creare delle nuove palestre scolastiche ci trova d’accordo. Solo che bisognava crederci di più, investendo una maggiore percentuale di fondi su questa esigenza. Se non si agirà in parallelo con altri finanziamenti, tra cinque anni continueremo comunque ad avere il 40% delle scuole primarie senza la loro palestra. Ma quello che più ci preoccupa è l’indicazione dei tutor nel testo inviato alla Commissione Ue: l’attività motoria deve essere una priorità, affidata a personale docente specializzato e abilitato in questa disciplina. Lo diciamo da tempo, lo abbiamo ribadito anche nell’ultima legge di bilancio, con un emendamento specifico purtroppo inascoltato, assieme al miglioramento del rapporto alunni-docenti per la formazione delle classi, al ripristino dell’insegnamento per moduli, del docente specialista d’inglese e della restituzione delle 4 ore settimanali cancellate dal dimensionamento”.
Il Pnrr inviato a Bruxelles – che dovrebbe comportare una prima tranche di finanziamenti, da parte della Commissione europea, nel corso della prossima estate – comprende anche una serie di interventi per “favorire le attività sportive a cominciare dalle prime classi delle scuole primarie”. Certo, ad essere prive di palestra sono oltre il 44% delle nostre scuole, che corrispondono a 11.927 plessi scolastici: “una quantità enorme – scrive Tuttoscula - per la quale la previsione di 400 nuove strutture da costruire in un quinquennio, pur costituendo un impegno notevole e apprezzabile, rappresenterebbe poco meno del 4% del fabbisogno virtuale”. Si avvierebbe, comunque, un progetto di allargamento, che poi spetterà ai Governi ampliare di anno in anno attraverso leggi di bilancio e altri fondi dell’Unione europea finalizzati a questo scopo.
A soffrire della mancanza di palestre sono le regioni del Sud. Andando a leggere gli ultimi dati pubblicati nel portale del ministero per l’edilizia scolastica, sempre Tuttoscuola ha scoperto che “tra le aree territoriali il divario in termini percentuali delle scuole” primarie “con palestra è compreso tra il 60,2% delle regioni del Nord Ovest (3.982 scuole con palestra su 6.611) e il 45,7% delle regioni del Sud (3.264 su 7.136)”. Si va dal Friuli Venezia Giulia, dove “tre scuole su quattro sono dotate di palestra” (387 su 514, pari al 75,3%), fino alla Calabria, dove nel primo ciclo è dotato di palestra appena il 26,3% degli istituti, “corrispondente a 383 su 1.457”. Tra le regioni più virtuose, vi sono la Puglia, con “1.093 scuole del primo ciclo sono dotate di palestra su un totale di 1.526 (71,6%)”, la Toscana, dove vi “sono 1.118 su 1.628 (68,7%) le scuole con palestra”, e il Piemonte, con 1.175 palestre su 1.754 (67%).
Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, “il Governo deve comprendere che le misure sull’edilizia, fondamentali, vanno di pari passo con quelle sulla stabilizzazione dei docenti e dell’ampliamento del tempo-scuola: iniziamo con l’assumere i precari con una soglia minima di servizio svolto, da tutte le graduatorie, anche le Gps, come indicato dalla stessa Commissione europea da oltre 20 anni, proprio per dire no alla reiterazione dei contratti a termine, e pure dal Comitato europeo dei diritti sociali, che ci ha dato ragione nel reputare pertinente il reclamo collettivo presentato dal nostro giovane sindacato proprio per superare queste contraddizioni”.
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