“Come Anief e anche come Udir, quindi come Confederazione della dirigenza Confidir, pensiamo che il ‘lavoro agile’ nella pubblica amministrazione non si possa archiviare come una parentesi, ma si dovrebbe invece continuare a garantire: sempre attraverso la salvaguardia delle tutele dei dipendenti pubblici, che portino di fatto a difendere i diritti dei lavoratori anche quando lavorano da casa, come il diritto alla disconnessione, e comunque alla garanzia di un salario accessorio legato alla premialità e ai risultati”: a dichiararlo, intervistato da Italia Stampa, è stato Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, commentando l’incontro tra le Confederazioni e il ministro per la Pubblica Amministrazione Renato Brunetta sull’adozione delle Linee Guida sullo smart working del personale della PA.
Secondo il sindacalista autonomo, il lavoro agile va mantenute e contrattualmente tutelato, “ancora di più, nel momento in cui negli altri paesi del mondo ancora il virus è nella fase più acuta - pensiamo ai contagi della Russia e dell’Inghilterra, dove i contagi sono tornati ai livelli iniziali, nonostante invece il numero dei decessi si sia molto abbassato – non è il caso di abbandonare questo schema. Perché altrimenti significherebbe di fatto realizzare un’altalena andando a chiudere e riaprire gli uffici in presenza, senza invece cercare di sostituire quel lavoro che si può fare da casa e che magari diventa anche più rapido, aggirando alcuni dei sistemi di burocratizzazione che hanno incancrenito l'operato della pubblica amministrazione”.
Il professore Marcello Pacifico ha quindi ripercorso quanto accaduto nell’ultimo anno e mezzo, ricordando che “il Governo durante la pandemia ha cambiato atteggiamento. In una prima fase quando sembrava che si dovesse chiudere tutte l'Italia con il lockdown i dipendenti pubblici sono stati collocati in lavoro agile - quello che in inglese si chiama smart working - per poter continuare a fare funzionare la macchina amministrativa. Nella scuola – ha aggiunto - era stata introdotta la didattica a distanza per poter comunque garantire il diritto all'istruzione, grazie anche all’Anief poi normata con un contratto integrativo”.
In quell’occasione, ha continuato il leader dell’Anief, “il legislatore del Parlamento è andato a dare delle regole chiare sui diritti e doveri degli insegnanti durante questo insegnamento a distanza”, cercando di superare “tutti quei problemi che abbiamo riscontrato”. Sempre “con la consapevolezza che ovviamente la didattica a distanza non potrà sostituire quello che si realizza con la didattica in presenza. Oggi con il nuovo Governo che intende di fatto riaprire tutte le attività, l’attività in presenza risulta fondamentale, mentre il lavoro agile viene quasi archiviato come una partentesi nera”. E questo non va bene, ha concluso Pacifico, il quale pur consapevole che le regole finora applicate vanno certamente riviste, ha ribadito che il sistema lavorativo deve essere ibrido - presenza in ufficio e smart working – considerando anche che delle ricerche hanno evidenziato che se praticato da molte persone e due-tre giorni alla settimana aumenta la produttività.
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