Quella che inizierà il 6 giugno è una settimana importante per i destini della scuola e del milione e mezzi dei suoi lavoratori: mentre la commissione Affari Costituzionali e quella Istruzione pubblica, beni culturali) del Senato cominceranno ad esprimere il loro giudizio sugli oltre 300 emendamenti per modificare il Decreto Legge n. 36 su nuovo reclutamento e formazione, martedì 7 all’Aran riprenderà la discussione sul rinnovo contrattuale per il quale Anief chiede la firma di un contratto “ponte” per il triennio 2019/21 per portare subito arretrati e aumenti in busta paga ad ogni dipendente e poi concentrare gli sforzi, anche sul piano normativo, per il Ccnl del 2022/24.
Intervistato oggi da Orizzonte Scuola, Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, spiega che “l’aumento dell’inflazione oltre il 7% impone al Governo un impegno preciso a trovare risorse adeguate nella prossima legge di bilancio e a tutti noi di pretendere un contratto ponte che dia i 3.000 euro e i 107 euro di aumenti lordi subito per rimandare nel merito al nuovo tavolo per il rinnovo del CCNL 2022/2024 tutte le questioni poste da parte sindacale e datoriale”.
Per quanto riguarda la lotta alla supplentite, Pacifico spiega che “sicuramente la fase transitoria sulla gestione del precariato non risponde alle denunce che Anief ha portato avanti in Europa e le ha avute accolte, sia dal Comitato europeo dei diritti sociali, sia dal Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa. L’Europa ci chiede di dare una procedura certa per l’assunzione dei precari, che l’Italia in passato garantiva attraverso l’assunzione dalle graduatorie permanenti e che da domani dovrà essere garantita attraverso l’assunzione in una prima fase dalle GPS, in una seconda fase, dopo l’anno di formazione, attraverso la conversione dei contratti da tempo determinato a tempo indeterminato”.
Il sindacalista sostiene che “prima che vada a regime il nuovo sistema di formazione degli insegnanti, bisogna proseguire con l’assunzione da GPS, senza vincoli. Poi bisogna inserire chi è in seconda fascia nel nuovo sistema di formazione iniziale. Quando c’erano le SISS si era aperto un canale di abilitazione di un anno ai precari con 36 mesi di servizio, questi precari sono stati inseriti nelle graduatorie permanenti per entrare nei ruoli. Non si capisce perché a distanza di 20 anni non si possa fare la stessa cosa”. Il leader Anief chiede poi di “rispettare un’altra direttiva europea, la 70 del 99 e l’88 del 2003, che prevede che la formazione si faccia in orario di servizio e sia retribuita. Questo non è contemplato nell’atto di indirizzo nel rinnovo del contratto”.
Sui 24 CFU universitari, Pacifico ha detto che il sistema “deve essere inglobato all’interno del nuovo sistema di riconoscimento dei crediti. Poi deve essere data una semplificazione alle procedure per entrare nei ruoli: dopo che si fa un accesso a numero programmato in entrata e un esame di abilitazione in uscita, è inutile proporre il concorso per valutare chi è stato abilitato all’insegnamento. Tanto vale rafforzare il tirocinio nell’anno di formazione, trasformarlo in anno di prova e confermare nei ruoli chi esce da questo percorso”.
Il sindacalista commenta quindi l’adesione, circa del 20%, allo sciopero di lunedì scorso: “A fine maggio – dice - avere una percentuale così alta è un segnale forte. Avere questi numeri alti in un periodo in cui si fanno le interrogazioni finali e si va all’avvio del quadrimestre con gli scrutini finali è un dato molto importante da non sottovalutare, rispetto anche alla trattenuta dello stipendio del lavoratore, che non dovrebbe esserci perché è un suo diritto”.
A proposito della carta del docente da 500 euro decurtata, sempre in base al decreto legge 36, il leader dell’Anief ricorda l’ordinanza della Corte di Giustizia Europea di pochi giorni fa, sollecitata proprio dal giovane sindacato, che apre la card anche ai precari: “Diversi emendamenti – dice Pacifico - puntano a mantenerla e reperire altrove le risorse per portare avanti la formazione. Per noi questa formazione deve essere garantita a tutti anche al personale precario. Ce lo dice la Corte di giustizia europea”. La risposta della Corte europea, che ha indotto il sindacato a rilanciare i ricorsi al giudice per recupera fino a 2.500 euro, “ribadisce che la formazione non può essere preclusa al personale precario e contestualmente noi ribadiamo che non può essere preclusa al personale ATA ed educativo. Tanto più se diventa uno strumento di selezione su chi dovrà avere questo assegno ad personam”.
Sul nuovo reclutamento, Pacifico ha le idee chiare: “Dopo l’anno di formazione universitaria con un tirocinio rafforzato ci deve essere la conferma del ruolo di insegnante. A questo percorso, i precari con 36 mesi di servizio nel sistema nazionale di istruzione devono essere ammessi in sovrannumero. I corsi di specializzazione su sostegno devono essere aperti a tutti. Nella fase transitoria, bisogna utilizzare il doppio canale di reclutamento attraverso lo scorrimento delle GPS laddove le Gae sono esaurite e bandire un concorso per titoli per IRC. Il ruolo del DSGA – conclude il sindacalista autonomo - deve essere riconosciuto insieme a figure professionali di coordinamento mai attivate e funzioni esercitate da tutto il personale ATA nella rivisitazione dei livelli professionali”.
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