La beffa delle beffe: sperare da una vita di essere assunti a tempo indeterminato nella scuola, non riuscire a coronare quel sogno, che sarebbe anche un diritto, andare in pensione e a 70 anni ricevere la convocazione per l’immissione in ruolo. Non è una sceneggiatura di un film, ma la storia della signora di Anna Maria, insegnante pensionata settantenne di Bisaccia, in provincia di Avellino: docente precaria, iscritta alle GPS di Rimini, in questi giorni le è stata comunicata l’immissione a ruolo per l’anno scolastico 2023-24 in un istituto in provincia di Salerno. Peccato fosse già pensionata.
“Questo paradossale evento evidenzia le sfide e le lacune nel sistema di assunzione degli insegnanti in Italia. Con le scuole già in crisi sulle assunzioni (ad esempio, un “buco” da coprire di oltre trentamila docenti solo in Lombardia)”, commenta oggi Orizzonte Scuola. Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale del sindacato Anief, “ci troviamo ancora una volta a commentare storie di docenti abilitati all’insegnamento, abili e arruolati come precari, anche per decenni, ma poi tenuti lontano dalla stabilizzazione per colpa di un sistema di reclutamento vecchio e discriminatorio. La strada dei concorsi come via esclusiva per coprire l’enorme buco di posti vacanti nella scuola è stata fallimentare, se in meno di un decennio abbiamo toccato il record di supplenze annuali, oltre 200 mila, con un incremento della precarietà senza precedenti”.
“Il paradosso di tutto questo è che vi sono docenti già titolati e selezionati, con tanto di anni e anni di esperienza alle spalle, che vengono tenuti nel limbo, utilizzati solo come supplenti, mentre si potrebbe benissimo assumerli direttamente da Gps, una volta appurato che per quella classe di concorso nelle Gae non vi sono più candidati. Si tratta di un principio elementare, che se adottato, assieme alla cancellazione dell’organico di fatto, altro elemento alla base della supplentite in Italia, andrebbe a risolvere un problema endemico della nostra scuola. Andando anche ad evitare di richiamare i docenti andati già in pensione”, conclude Pacifico.
Anief ricorda, come ribadito di recente durante la scuola estiva del giovane sindacato contraddistinto da intense giornate di studio, che la sua politica in difesa dei lavoratori è sempre stata incentrata sulla lotta la precarietà ed ha prodotto tanti risultati: dal contenzioso partito dalla Corte di giustizia europea alla procedura d’Infrazione aperta nove anni fa in Europa, senza dimenticare le svariate denunce al Comitato dei diritti europei sociali e la raccomandazione del Comitati dei ministri del Consiglio d’Europa, che obbliga il nostro Paese a legiferare sul precariato della PA e in particolare su quello della Scuola che detiene le percentuali maggiori di precari.
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