Dopo l’allungamento dei tempi, adesso arrivano pure i costi esorbitanti: gli insegnanti precari della scuola secondaria che vogliono prendere l’abilitazione all’insegnamento, ma anche quelli di ruolo che intendono aggiungerne a quelle già in possesso, devono cominciare a mettere da parte i soldi oppure a chiedere un prestito. Per acquisire i 60 Crediti formativi universitari, indispensabili per abilitarsi all’insegnamento, gli atenei stanno cominciando a pubblicare gli importi, che purtroppo risultano decisamente esosi.
Tra le prime a farlo è l’Università del Salento, che nel pubblicare le modalità di frequenza e l’eventuale abbreviazione del corso tramite il riconoscimento di precedenti CFU, ha anche reso noto che i percorsi abilitanti svolgere in modalità telematica per acquisire 60 Cfu avranno un costo di 2.650 euro, mentre per i 30 Cfu la spesa sarà di 2.250 euro.
“Tutti questi soldi chiesti dalle Università agli insegnanti per abilitarsi alla professione – commenta Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – e che in altri atenei ci risulta saranno ancora maggiori rappresentano tutta la scarsa considerazione delle istituzioni e di chi governa la scuola verso gli insegnanti italiani. Queste non sono semplici tasse, ma dei costi previsti in modo, a nostro avviso incautamente, dal DPCM pubblicato alcune settimane fa sulla nuova formazione del personale che continua a prevedere corsi a pagamento, a dispetto del Contratto collettivo nazional 2019/2021 dei comparti Istruzione, Università e Ricerca che in realtà non prevede costi per i lavoratori, ma solo formazione retribuita laddove si superino le ore di servizio”.
“La nostra richiesta – continua Pacifico – è quella di approfittare del fatto che verrà predisposto e pubblicato un nuovo decreto per almeno ridurre la portata dei costi richiesti ai docenti, in prevalenza precari. Perché lo Stato italiano deve farsi carico della selezione e formazione del suo personale, non scaricare sugli aspiranti lavoratori e sui dipendenti già assunti i costi per espletare questi obblighi. Per quale motivo uno specializzando medico durante il suo percorso formativo percepisce 20.000 euro annui, mentre un precario della scuola deve pagare 3.000 per specializzarsi come insegnante? La verità è che la formazione universitaria deve essere retribuita. Gli insegnanti devono essere pagati e non devono pagare per poter insegnare. Senza dimenticare la direttiva europea 88/2003 sulla organizzazione dell'orario di lavoro”, conclude Pacifico.
Il sindacato Anief, infine, ha già chiesto da tempo che i percorsi abilitanti per acquisire i Cfu necessari siano maggiormente legati alle esigenze territoriali, anche in base alle proiezioni dei pensionamenti dei prossimi anni, come già chiesto per conseguire le specializzazioni per diventare insegnanti di sostegno sulle quali dovrebbe sparire il numero chiuso, oltre che stabilire una quota di riserva da destinare a che ha svolto tre annualità di servizio.
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