Il sindacato fa notare che nel 2020 lo Stato ha immesso in ruolo 20mila collaboratori scolastici delle cooperative in possesso al massimo della licenza media. Perché ora si chiede un titolo di studio superiore? Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, spiega a Italia Stampa i motivi che inducono il sindacato ad “aprire un ricorso su questo fronte: quando non si viene tutelati dall’amministrazione”, purtroppo non c’è altra strada che quella di tutelarsi attraverso i ricorsi al giudice. In questo modo gli aspiranti Ata potranno garantirsi di essere inseriti nelle graduatorie, anche per la prima volta, “e affrontare questa sfida nuova per tentare di diventare collaboratore scolastico della scuola italiana. Chiunque vuole tentare questo percorso non deve fare altro che consultare il sito internet dell’Anief, aderire a questa nuova vertenzacon i legali convenzionati con l’Anief per ottenere così il diritto di essere inseriti come amministrativo negli istituti scolastici”.
Per molti supplenti Covid, docenti e Ata, non ci sono buone nuove sulle difficoltà di pagamento. Dopo la denuncia dell’Anief, a gennaio erano state inviata a tutte le scuole delle circolari operative con la quale, oltre alle indicazioni tecniche, si stabilivano le date, con tanto di orari-soglia, entro le quali le segreterie scolastiche avrebbero autorizzato i ratei contrattuali. Per molti docenti e Ata precari, però, il pagamento dello stipendio non è mai arrivato. Nemmeno della prima mensilità. E parliamo pure di insegnanti e Ata in servizio dallo scorso autunno. Anche la prevista emissione ordinaria del 25 gennaio non è stata risolutiva per tutti: a questo punto, la speranza è che, siccome l’accredito dello stipendio ha effetti pratici entro una decina di giorni, la procedura sia ancora in via di definizione. Ma c’è dell’altro: tutti i supplenti Covid, come quelli temporanei, continuano a subire il taglio dell’importo, a causa del mancato riconoscimento della retribuzione professionale docenti e del compenso individuale accessorio al personale Ata, pari rispettivamente a una riduzione mensile di ben 174,50 e 64,50 euro.
Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, “i ritardi stipendiali e la cancellazione illegittima delle voci accessorie in busta paga sono condizioni non più accettabili. Ancora di più perché parliamo di docenti e personale Ata assunti in alto numero a centinaia di chilometri dalla loro dimora: dunque, si tratta di lavoratori che devono affrontare spese vive e anticipare costi per affitti, bollette e viaggi vari. È inaccettabile che siano abbandonati al loro destino. Ancora di più perché lo stipendio non è una concessione, ma un diritto che segue a determinati doveri professionali. Per Anief l’attesa è finita: è giunta l’ora della procedura di diffida e messa in mora”. Chiunque abbia necessità di procedere in questo senso può rivolgersi ad una delle sedi territoriali Anief.
A fronte di una disposizione illegittima e vessatoria verso decine di migliaia di lavoratori “ingabbiati” loro malgrado, le organizzazioni sindacali avrebbero potuto certamente chiedere una deroga alla Legge 159/2019, che obbliga i docenti nominati in ruolo dal 2020/21 a rimanere 5 anni nella sede di titolarità senza diritto a trasferirsi e nemmeno a chiedere passaggi di ruolo o assegnazioni provvisorie: c’è il precedente del 2011, quando vigeva lo stesso blocco quinquennale, quando si era riusciti a far ricongiungere i dipendenti della scuola, in particolare mamme e papà insegnanti, ai loro figli. Oggi questo non è stato fatto. Anief non ci sta e per questo si dice pronta fin d’ora a cambiare tutto, appena sarà ammessa ai tavoli da cui è esclusa da chi oggi continua a spezzare la vita di famiglie di migliaia di docenti e Ata della scuola italiana.
Marcello Pacifico (Anief): “Sul vincolo quinquennale è vero che c’è una legge dello Stato di cui tenere conto, ma esiste anche una contrattazione sindacale che in passato ha dimostrato che può in qualche modo contrastare gli effetti di disposizioni normative palesemente illegittime dal momento in cui vi sono tutti i presupposti perché la mobilità possa compiersi, sia motivazionali che per via dei posti effettivamente disponibili. Il fatto stesso che non si è fatto nulla per evitare di ridurre al 25% il numero dei posti per i trasferimenti dei docenti, in nome di un blocco inserito nel 2018 anch’esso senza alcuna ragione, la dice lunga sulla combattività di certi sindacati. Anief non può accettarlo. Per queste ragioni ha deciso di ricorrere in tribunale contro il vincolo dei 5 anni, ancora di più perché non si può negare il diritto alla famiglia con 210 mila e oltre posti assegnati come supplenza annuale”.
“Potrebbe venir meno l’aumento stipendiale a pioggia per l’intera categoria docenti, destinando le risorse allo “straordinario”, quindi incarichi aggiuntivi, tra i quali quelli svolti nell’ambito del Middle Management”: lo scrive la rivista Orizzonte Scuola, partendo dalle “misure previste nella vision di medio e lungo termine del ministro Azzolina”, le quali prevedono “una ristrutturazione della funzione docente su base gerarchica quindi l’istituzione a regime del Middle Management e annessa corresponsione di retribuzioni accessorie. In parte un proseguimento della Buona Scuola di Renzi”.
Il giovane sindacato ribadisce che l’introduzione di nuove regole contrattuali, di incrementi stipendiali degni di almeno 250 euro al mese e possibilità di sviluppare una carriera, anche per il personale Ata, rappresentano dei traguardi imprescindibili: stiamo parlando dei compensi più bassi in Europa e nei Paesi Ocse. Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale del giovane sindacato, ci si può anche confrontare sulla possibilità di “cominciare a valutare con maggiore attenzione chi opera in condizioni di difficoltà e in territori dove è più difficoltoso sviluppare lo stesso livello di apprendimento che si riscontra in altre aree. Ma solo dopo comunque avere allineato gli stipendi a quelli dell’Unione europea. Significa, quindi, assegnare stipendi sopra l’inflazione e metterli sullo stesso piano dei colleghi d’oltre confine. Poi, si può anche premiare chi è più motivato e opera, ad esempio, nei territori più difficili. Siamo pronti al confronto del tavolo, a patto che si porti anche avanti la volontà di attuare la parità di trattamento tra personale precario e di ruolo, pure per la ricostruzione di carriera, la mobilità, senza più assurdi vincoli che fanno stare lontano, anche quando non è indispensabile, da casa e affetti”.
Tornano domani in classe gli studenti delle superiori della Puglia, Calabria, Basilicata, Sardegna, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Campania: gli studenti potranno tornare a frequentare in presenza, pur rispettando una capienza ridotta al 50% alternandosi in classe, quindi alternando con la didattica a distanza. Considerando gli studenti già in classe di Toscana, Abruzzo, Valle d’Aosta, Piemonte, Emilia Romagna, Lombardia, Marche, Molise, Umbria, Lazio, Liguria, Bolzano e Trento, secondo Tuttoscuola, si ritroveranno in classe non meno di 7 milioni di alunni per effetto dell'ordinanza del ministro della Salute che ha portato in zona gialla 14 regioni, e in zona arancione 4 regioni (Puglia, Sardegna, Sicilia, Umbria e provincia di Bolzano), con nessuna zona rossa.
Come riportato oggi da Orizzonte Scuola, ogni regione ha organizzato il rientro del 1° febbraio con modalità logistiche, di sanità preventiva e scolastiche sulla base delle proprie esigenze. Molto dipenderà anche dalle singole scuole: “le decisione prese dagli organi collegiali, quindi da consigli di classe, collegi dei docenti e consigli d’istituto, hanno risentito in modo forte delle caratteristiche peculiari dei vari territori", commenta Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief.
"Le decisioni prese dai territori – commenta il leader del giovane sindacato – sono frutto degli incontri svolti dalle parti interessate con i prefetti e con le città metropolitane per i collegamenti, anche se soprattutto nelle città più grandi i mezzi pubblici rimangono inferiori alle esigenze. Si è cercato di provvedere con gli ingressi scaglionati, ma non sono facili da applicare: certamente si è ridotto il pericolo di assembramenti, ma di base se le vetture per viaggiare mancano, gli orari diversificati non le hanno fatte di certo moltiplicare. È bene, inoltre, che le decisioni prese siano concordate anche con i dirigenti scolastici e con le scuole: è un’esigenza fondamentale, che però sembra che non sia stata sempre rispettata. Sempre per cercare di tutelare l’attività didattica. Solo ieri sera, ad esempio, le scuole superiori della Sicilia sono state avvisate che la dad sarebbe continuata un’altra settimana”.