Sul sostegno agli alunni disabili si sta verificando esattamente quello che il giovane sindacato aveva previsto da tempo: mancano all’appello quasi il 40% dei docenti, le supplenze sono ancora in alto mare, i contratti si faranno in 8 casi su 10 a docenti non specializzati, i presidi non sanno come fare e si arriva, in casi limite, a chiedere alle famiglie di non mandare a scuola i propri figli con disabilità, ma di tenerli a casa. La denuncia è arrivata dall’assessore regionale all’Istruzione del Veneto, Elena Donazzan, che si è in questo modo fatta interprete della preoccupazione e dell’allarme delle famiglie (e delle scuole) di fronte ai primi effetti della cronica carenza di insegnanti di sostegno. Anief ritiene più che lecita la sortita dell’assessore, ricordando che purtroppo il fenomeno non è confinato al Veneto: in tutta Italia ci sono oltre 60 mila posti in deroga, più almeno altri 10-15 mila di diritto, ma non assegnati per la mancanza di volontà ad immettere in ruolo e ad assumere gli specializzati, mentre in autunno il Tar si pronuncerà sul numero chiuso determinato dal ministro Bussetti sull'ultimo Tfa sostegno per non aver preso atto delle effettive esigenze. Se soltanto si riaprissero le GaE o si assumesse in ruolo dalle graduatorie di istituto provinciale, almeno la metà dei posti su sostegno sarebbe subito coperto a condizione di trasformare molti dei posti in deroga in organico di diritto”.
Marcello Pacifico (Anief): “La venalità dello Stato con l’inizio dell’anno si traduce in disservizio. Che va oltre la mancata continuità didattica: qui è in ballo il diritto allo studio degli alunni. Perché questo avviene quando in casi estremi, oggi purtroppo sempre meno rari, vengono addirittura invitati a non venire a scuola. Eppure, per accogliere uno studente con disabilità in classe c’è tutto un iter da affrontare: si parte da una diagnosi, realizzata da un pool di specialisti delle strutture mediche pubbliche; si passa poi all’inquadramento previsto dalla Legge 104/92; si realizza quindi una diagnosi funzionale ed una programmazione educativa individualizzata. Anche con l’apporto delle famiglie, come stabilito con l’ultima riforma approdata a fine agosto in Gazzetta Ufficiale. Dopo che ciò è stato portato a termine, però, tutto viene vanificato perché manca uno dei due ‘attori’ principali: il docente di sostegno. E così anche l’altro, l’attore ‘protagonista’, l’alunno con disabilità, nemmeno si accoglie: si manda direttamente a casa”.