Con l’inizio dell’anno scolastico, molti insegnanti verranno chiamati a ricoprire i posti vacanti. Quest’anno, come Anief ha più volte sottolineato, saranno molti i docenti che avranno un contratto a tempo determinato. Di seguito l’approfondimento del giovane sindacato; per informazioni più dettagliate, clicca qui
Sono dati paradossali e sconfortanti quelli raccolti da Anief, giovane sindacato rappresentativo, nel corso delle immissioni in ruolo – da concorso e da GaE – dell’Usp Palermo, per quanto riguarda gli istituti scolastici del capoluogo siciliano e della sua provincia
''Quello dei precari della scuola è un settore che seguiamo quotidianamente da oltre un decennio, attraverso battaglie di ogni tipo, che hanno permesso a decine di migliaia di precari di essere stabilizzati o di un perdere i loro diritti: è chiaro che non ci dovrà essere nessun nuovo accordo senza avere prima convocato e ascoltato Anief"
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"Il parere negativo del Cspi costituisce un elemento ulteriore di dissenso nei riguardi di un progetto forzato che solo la Lega voleva portare a termine e contro cui l'Anief aveva detto di volere andare a costituirsi in tribunale". Lo afferma Marcello Pacifico, presidente Anief, che aggiunge: "Il giudizio contrario del Cspi, organo scolastico istituzionale super partes, conferma la nostra linea contraria ad una sperimentazione forzata e ad un ritorno dell'educazione civica arraffato, pieno di contraddizioni e a costo zero"
Oggi il Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione ha detto no, all’unanimità, alla sperimentazione nazionale nell’anno scolastico in corso dello studio obbligatorio dell’Educazione civica voluta a tutti i costi dal ministro dell’Istruzione uscente Marco Bussetti e presentata pubblicamente nei giorni scorsi dal Miur: il parere negativo del Cspi, obbligatorio in caso di sperimentazioni nazionali, costituisce un elemento ulteriore di dissenso nei riguardi di un progetto forzato che solo la Lega voleva portare a termine e contro cui l’Anief aveva detto di volere andare a costituirsi in tribunale. Marcello Pacifico, presidente Anief: Il giudizio contrario del Cspi, organo scolastico istituzionale super partes, conferma la nostra linea contraria ad una sperimentazione forzata e ad un ritorno dell’educazione civica arraffato, pieno di contraddizioni e a costo zero.
La scuola italiana ha la possibilità di procedere nel prossimo decennio con un profondo ricambio dei prof: secondo le proiezioni dell’Ocse, entro il 2029 più della metà degli attuali insegnanti italiani lasceranno il servizio per la pensione. Perché il 59% dell’odierno corpo docente ha già soffiato le 50 candeline, la percentuale più alta dell’area. Nei prossimi dieci anni, avverte l’organizzazione, almeno metà del «parco» docenti andrà rinnovata, ma si tratta di un obiettivo difficile, visto che l’Italia detiene la quota più bassa di insegnanti nella fascia d’età tra i 25 e i 34 anni. Come bassa rimane la spesa italiana per l’istruzione: il nostro Paese investe solo il 3,9% del prodotto interno lordo nel sistema d’istruzione, dalla scuola primaria fino all’università. Mentre nell’Ocse la media d’investimento è del 5% rispetto al Pil. Una differenza che si materializza, nei Paesi che danno più soldi all’Istruzione, con più tempo pieno, classi con pochi alunni, didattica con attrezzature moderne a supporto, compensi dei docenti e Ata più alti e scuole sicure.
Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief: L’attuale Governo e i prossimi esecutivi dovranno avere la lungimiranza di sostituire tutti i colleghi in uscita, senza guardare alle iscrizioni in calo, a seguito del tasso di denatalità che nello stesso periodo farà perdere un milione di alunni iscritti. Sostituendo tutto il personale docente in uscita, abbiamo la possibilità concreta di ritrovarsi finalmente con quell’organico maggiorato utile a tornare al tempo scuola e ai moduli pre-Gelmni, assorbire tutto il precariato applicando le norme Ue sulla stabilizzazione di tutti coloro che superano 36 mesi di supplenze, cancellare le classi numerose, introdurre la didattica per sottogruppi, assegnare degli stipendi all’altezza di un Paese all’avanguardia nella formazione dei propri giovani.
“Per quanto riguarda la Scuola e l’Università, il nuovo Governo dovrà assolutamente operare in discontinuità rispetto alle politiche degli ultimi venti anni e da quando qualche sedicente “progressista” ha deciso che la scuola potesse essere gestita più efficientemente come un’azienda”: a dirlo è stata la senatrice del Movimento 5 Stelle Bianca Laura Granato, durante il suo intervento sulla fiducia al Governo Conte.
Le speranze della senatrice del M5S sono anche quelle dell’Anief. Confondere la scuola con i contesti aziendali ed industriali, infatti, rappresenta un errore storico introdotto a metà degli anni Novanta, dall’allora ministro dell’Istruzione Giancarlo Lombardi, guarda caso un industriale, che introdusse la “Carta dei servizi”: una sorta di patto con discenti e famiglie, che trasformava gli studenti in utenti. Il processo è continuato negli anni, anche quelli più recenti, con delle riforme asservite alle lobby lavorative e ai conti pubblici. Marcello Pacifico, presidente Anief: È l’ora della svolta, per questo il nostro sindacato autonomo ha predisposto un decreto salva scuola ad hoc.
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