Dopo la sottoscrizione nei giorni scorsi all’Aran dell'accordo per rinnovare comparti e aree pubbliche, il ministro per la Pubblica amministrazione, Renato Brunetta, ha firmato l'atto di indirizzo per il rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro del comparto delle funzioni centrali. “Nei prossimi giorni – ha spiegato la Funzione Pubblica - l'Aran potrà convocare le organizzazioni sindacali per l’avvio delle trattative. Se non ci saranno intoppi, il contratto si potrà chiudere entro la primavera, per consentire l’arrivo in busta paga degli aumenti entro la fine del 2021”. Il prossimo contratto in via di approvazione dovrebbe essere quello della sanità, il cui atto di indirizzo è in fase di definizione da parte delle Regioni. Poi sarà la volta anche dalla Scuola, dove opera il più alto numero di lavoratori della Pa, con oltre 3,3 milioni di dipendenti. Decisiva, ai fini di questo passaggio contrattuale, è stata la sottoscrizione di Cisal e della maggior parte delle confederazioni sindacali della stipula dell'accordo quadro sulla definizione dei comparti, che disciplina il corretto inserimento del personale nei singoli settori, anche questo preludio dell’avvio delle trattative per il rinnovo dei contratti delle varie categorie.
Secondo Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario confederale Cisal “si sta andando avanti con l’accordo sul Patto per la coesione sociale e per il miglioramento della PA. Ora ci attendiamo uno scatto in avanti sulla scuola, dove negli ultimi dodici anni non si è riuscito ad andare oltre l’aumento del 3,48% del 2018, che non ha nemmeno avvicinato il tasso d’inflazione che si era accumulato nel tempo. Per quel che riguarda l’aumento di contratto, grazie ai finanziamenti delle ultime leggi di Bilancio e a un ulteriore miliardo e mezzo, si dovrebbe arrivare a quasi 110 euro medi lordi a dipendente di aumento, più la copertura stabile della perequazione per gli stipendi più bassi che sinora è stata attuata annualmente. Certamente, sul piatto ci aspettiamo che vengono messe pure le indennità di rischio e che incidano anche i fondi del Recovery plan. Delle esigenze sinora pienamente confermate dagli incontri che Anief ha avviato con i propri dirigenti sindacali e durante le prime assemblee on line tenute con i lavoratori”.