Una parte dei quasi 20 miliardi del Recovery Plan destinati all’Istruzione e alla Ricerca dovrà necessariamente essere destinata "alla valorizzazione del personale e quindi degli stipendi. In questo rientra l’indennità di rischio: oggi è rischio Covid, ieri e domani è burnout. L’obiettivo deve essere valorizzare chi deve formare le generazioni del domani”. A sostenerlo è Marcello Pacifico, presidente del sindacato rappresentativo Anief: nel corso di un’intervista rilasciata a Orizzonte Scuola, il sindacalista autonomo ha affermato che “bisogna prendere impegni precisi col governo e chiedere di ottemperare alla valorizzazione di chi lavora in tutto il settore Istruzione e Ricerca. Ora abbiamo 19,5 miliardi da investire, dobbiamo lavorare per capire come investirli. Chiediamo al governo di essere convocati per sapere almeno quali sono le idee del sindacato”.
L’impegno didattico del corpo insegnante italiano durante il lockdwon della scorsa primavera è stato all’altezza della situazione: anche se colti di sorpresa, non preparati a realizzare la dad, peraltro nemmeno considerata nel contratto collettivo nazionale, i docenti hanno dedicato in media settimanalmente almeno 8 ore alle lezioni sincrone ed asincrone. Il dato è contenuto nel Report integrativo relativo all’indagine sulle pratiche didattiche durante il lockdown dello scorso anno scolastico, da marzo 2020, realizzato da un gruppo di ricercatori Indire a partire da giugno 2020. Dalla ricerca è emerso che le componenti didattiche più praticate da due docenti italiani su tre possono essere considerate la trasposizione della didattica tradizionale frontale nella dad: video-lezioni, assegnazione di risorse per lo studio, valutazione esterna attuata dal docente. A questi impegni formali, però, va aggiunto un imprecisato, ma sicuramente notevole, numero di ore “informali”, dedicate alla preparazioni delle lezioni e dei materiali in formato digitale, alla correzioni (anche individuale) dei compiti e all’autoformazione per prendere cognizione della nuova realtà formativa di tipo interattivo.
Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief: “Questo studio conferma quello che sosteniamo da tempo, ovvero che l’impegno del corpo insegnante durante il lockdwon è stato massimo. Le 8 ore conteggiate dal Report dell’Indire sono infatti soprattutto l’espressione oraria degli impegni più diretti con gli studenti e le loro famiglie. Dietro ad una lezione, ancora di più a distanza, c’è uno studio preliminare, una progettualità, a cui si aggiunge un post-lezione, di cui nessuno parla ma che i docenti conoscono bene. È quel lavoro oscuro propedeutico e valutativo che porta l’insegnante, anche di sostegno, a non ‘staccare’ mai dalla professione e che durante la dad non normata dello scorso anno ha portato ad un impegno professionale praticamente h24. È anche per questo motivo che abbiamo sottoscritto il contratto integrativo sulla didattica digitale integrata, perché introducendo il diritto alla disconnessione, incrociato con le ore di didattica a distanza settimanali già previste dalle linee guida ministeriali per ogni classe e ciclo scolastico redatte in estate, abbiamo inquadrato gli impegni finalmente in un arco temporale definito”.
Sono 35 mila le domande, 27 mila quelle dei docenti, 7 mila quelle degli Ata, 500 degli insegnanti di religione cattolica e 80 degli educatori presentate a dicembre. Più della metà sono per Quota 100 che resterà in vigore fino alla sua scadenza, 31 dicembre 2021. Saranno quindi più di centomila i posti vacanti per le prossime immissioni in ruolo. Marcello Pacifico (Anief): “Serve riformare l'attuale sistema di reclutamento per consentire l'assunzione dei precari dal doppio canale (GaE o concorso straordinario non selettivo) e per riconoscere il lavoro gravoso per il personale scolastico, già provato dal lavoro svolto in presenza nella pandemia. Proprio oggi abbiamo chiesto con una mozione alla Cesi d’intervenire presso la Commissione europea per riconoscere il lavoro svolto a scuola tra quelli a rischio professionale biologico, direttiva 54/2000”.
A 30 anni dalla fondazione Cesi: c’è bisogno di sempre più dialogo sociale e di pluralismo sindacale per un’Europa più forte. Con la pandemia persi 6 milioni di posti di lavoro. Approvata la mozione di Cisal-Confedir sull’organizzazione del lavoro al tempo del Covid-19. Marcello Pacifico (vicepresidente dell'accademia europa della Cesi): “Siamo pronti a sostenere i principi del pilastro sociale dei diritti europei. A partire dalla salute, istruzione, mobilità e a confrontarci con la Commissione e il Parlamento UE per aggiornare le direttive sull’organizzazione dell’orario di lavoro, sul rischio professionale, salario minimo e parità salariale di genere, precariato, informazione e consultazione dei lavoratori”
Attivare un “Programma speciale per l’istruzione e la formazione negli Istituti penitenziari e nei Servizi Minorili della Giustizia”, con l’obiettivo di favorire il “reinserimento sociale, l’assolvimento dell’obbligo scolastico e il diritto/dovere all’istruzione e alla formazione” e “contrastare la dispersione scolastica e l’abbandono”: è il senso del Protocollo d’intesa triennale stipulato dal ministero dell’istruzione e il ministero della Giustizia, nel quadro delle rispettive competenze e nel rispetto dei principi di autonomia scolastica. Servirà anche a migliorare il livello di istruzione terziaria (conclusione dell’Università), fermo al 27,6%, mentre la media dei Paesi dell’Unione europea si attestata al 40,3%.
Anief ritiene positiva questa iniziativa, perché offre preziose opportunità di reinserimento nella vita sociale: un’operazione che negli ultimi anni si è mostrata sempre più ardua, anche a causa delle crisi economiche e occupazionali che caratterizzano pure i Paesi avanzati. Ma l’intesa è funzionale anche a combattere quella dispersione scolastica, che colpisce già in età adolescenziale, la cui media europea è poco superiore al 10%, mentre in Italia non riesce a scendere sotto il 13,5%. L’iniziativa interministeriale servirà poi a migliorare il livello di istruzione terziaria italiana (conclusione dell’Università tra i giovani di 30-34 anni), ferma al 27,6%, mentre la media dei Paesi dell’Unione europea si attestata al 40,3%.
Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, “si tratta di iniziative lodevoli, che vanno a beneficio di soggetti in difficoltà, che in base alla Costituzione italiana vanno sempre e comunque considerati in chiave futuribile e quindi da ricollocare in modo attivo nella società. Sarebbe bene che le strutture coinvolte mettano a disposizione attrezzature moderne digitali-interattive, oltre che risorse umane adeguate, ad iniziare dagli insegnanti che terranno i corsi, utili a raggiungere al meglio questo prezioso obiettivo”.