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Sulla Carta del docente ai supplenti è difficile riscontare posizioni contrarie, perchè a porsi favorevolmente per l’allargamento dell’assegnazione delle card annuale da 500 euro per l’aggiornamento, anche per l’ultimo quinquennio, sono stati praticamente tutti: la Suprema Corte di Cassazione, il Consiglio di Stato, laCorte di Giustizia Europea, una lunghissima lista dei tribunali del lavoro d’Italia e anche il legislatore. Quest’ultimo, che ha quindi sovvertito quello risultato alla distanza a dir poco “distratto” nel dimenticare i precari nella norma della Carta del docente approvata dal governo Renzi con la riforma della “Buona Scuola” 2015, è stato anche contraddetto di recente: “con l’emanazione dell’art. 15 D.L. n. 69/2023, convertito con modificazioni dalla L. 10 agosto 2023 n. 103 che ha stabilito che “la Carta elettronica per l'aggiornamento e la formazione del docente di ruolo delle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado di cui all'articolo 1, comma 121, primo periodo, della legge 13 luglio 2015, n. 107, è riconosciuta, per l'anno 2023, anche ai docenti con contratto di supplenza annuale su posto vacante e disponibile”.
A posizionarsi dalla parte dei precari è stato anche il Tribunale di Roma, che ha così risposto in modo positivo alla richiesta formulata dai legali Anief in difesa di un’insegnante, sottolineando, tra le altre cose, che “l’irragionevolezza dell’esclusione di tale personale risulta ancor più evidente se si considera che la carta è erogata ai docenti “a tempo parziale” il cui impegno didattico può, in ipotesi, essere più ridotto”. Il giudice del lavoro ha quindi stabilito che la supplente, che ha operato nell’anno scolastico 2020/2021 aggiornandosi a proprie spese, ha pieno diritto “ad usufruire del beneficio economico di € 500,00 annui tramite la Carta elettronica del docente per l’aggiornamento e la formazione del personale docente di cui all'articolo 1, commi 121 e ss., della Legge n. 107/2015”.
Sempre il Tribunale di Roma ha spiegato che sull’aggiornamento dei docenti precari ha dato il suo consenso pure la Cassazione, con sentenza “29961/2023, a seguito di rinvio pregiudiziale disposto dal Tribunale di Taranto ai sensi dell’art. 363bis c.p.c.”, la quale si è soffermata sul “diritto-dovere formativo proclamato e ribadito dalle norme prima citate e che riguarda non solo il personale di ruolo, ma anche i precari, non essendovi nessuna distinzione in tal senso nella normativa”. Infine, ha rilevato che una ordinanza della Corte di Giustizia U.E. del 18 maggio 2022 ha evidenziato “il principio di non discriminazione” professionale, il quale richiede che “situazioni comparabili non siano trattate in maniera diversa e che situazioni diverse non siano trattate in maniera uguale, a meno che tale trattamento non sia oggettivamente giustificato” (punto 39 dell’ordinanza)”.
Per ultimo, sempre a sostegno della card da assegnare ai supplenti con almeno cinque mesi l’anno di servizio svolto, anche non continuativo, il giudice del Tribunale di Roma ha anche citato il Consiglio di Stato, laddove “ha annullato gli atti in quella sede impugnati (il d.P.C.M. del 23 settembre 2015 e la nota del M.I.U.R. n. 15219 del 15 ottobre 2015) nella parte in cui escludono i docenti non di ruolo dall’erogazione della cd. Carta del docente, stante la contrarietà di detta esclusione rispetto ai precetti degli artt. 3, 35 e 97 Cost.”.
Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, si è quindi rivolto “ai tantissimi docenti precari o ex precari che ancora non hanno presentato ricorso gratuito con Anief per chiedere di recuperare fino a 3.500 euro più gli interessi maturati: ci sono oltre 20 mila sentenze, ma a fare ricorso potrebbero essere oltre 200 mila docenti l’anno, tutti quelli che vengono assunti con supplenze annuali o fino al termine delle lezioni, più altre decine di migliaia contrattualizzati direttamente delle scuole, anche per supplenze sulla carta brevi ma che poi diventano lunghe e comunque superiori ai 150 giorni di servizio l’anno. Nel presentare ricorso scopriranno che anche la Corte di Cassazione, il Consiglio di Stato e laCorte di Giustizia Europea la pensano come loro e come i nostri legali: basta discriminazioni, avere la Carta del docente, anche dell’ultimo quinquennio, è un diritto che non può essere negato”, conclude Pacifico
CONCLUSIONI DELLA SENTENZA DEL TRIBUNALE DEL LAVORO DI ROMA
P.Q.M.
1) accerta e dichiara il diritto della parte ricorrente con riferimento all’anno scolastico 2020/2021 ad usufruire del beneficio economico di € 500,00 annui tramite la Carta elettronica del docente per l’aggiornamento e la formazione del personale docente di cui all'articolo 1, commi 121 e ss., della Legge n. 107/2015;
2) condanna il Ministero convenuto, in persona del legale rappresentante pro-tempore, in relazione all’anno scolastico 2020/2021, ad attribuire alla parte ricorrente il beneficio suindicato, tramite la Carta elettronica del docente, nella misura complessiva di € 500,00, oltre interessi o rivalutazione, ai sensi dell’art. 22, comma 36, della L. n. 724 del 1994, dalla data del diritto all’accredito alla concreta attribuzione;
3) condanna il Ministero convenuto al pagamento delle spese di lite che liquida in complessivi € 369,15, di cui € 321,0 per compensi ed € 48,15 per spese generali 15%, oltre IVA e CPA, da distrarsi.
Roma, 3.2.2025
IL GIUDICE
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