La Carta del docente è stata istituita con la Legge 107/2015 per migliorare lo svolgimento della didattica, quindi sia per il corpo insegnante di ruolo che per quello precario. A scriverlo, il 6 giugno, è stato il Tribunale del lavoro di Roma sezione IV Lavoro, nell’accordare ad un insegnante 2.000 euro, più interessi e rivalutazioni, per i 4 anni di supplenze svolte tra il 2018 e il 2022 senza ricevere un euro per aggiornarsi.
La carta per il docente da 500 euro annuali va assegnata anche a ai precari che fanno supplenze annuali su posti non vacanti, ma liberi provvisoriamente, quindi pure sulle cattedre in organico di fatto: lo ha ricordato il Tribunale di Velletri nel condannare il ministero dell’Istruzione e del Merito a risarcire con 2.500 euro più interessi a un insegnante che ha svolto supplenze tra il 2018 e il 2023. Nella sentenza, il giudice del lavoro ha ricordato che su questo punto fa fede il parere della Suprema Corte di Cassazione che lo scorso ottobre ha emesso una sentenza chiarissima individuando “il criterio in base al quale riconoscere ai docenti precari il beneficio de quo, limitandolo a coloro che hanno supplenze annuali (31 agosto) sui posti dell’organico vacanti e disponibili entro il 31 dicembre e a coloro che hanno supplenze sino al termine delle attività didattiche (30 giugno) su posti n on vacanti ma resi disponibili entro il 31 dicembre”.
I Tribunali del lavoro cominciano ad assegnare la Carta del docente anche ai supplenti con contratti non necessariamente di tipo annuale: l’importante è che si tratti di supplenze continuative e che si protraggano per alcuni mesi. A sostenerlo è stato il giudice del lavoro dei Vicenza che nel condannare il Ministero al pagamento di 1.500 euro a favore di un’insegnante precaria tra il 2020 e il 2023, ha accordato anche il pagamento della card della formazione per una annualità durante la quale il contratto si era concluso prima del termine delle lezioni e si era realizzato a seguito di una serie di supplenze continuative di tipo ‘breve e saltuario’, quindi non tipo annuale.
Ci sono troppi buoni motivi per cui l’aggiornamento professionale sovvenzionato dallo Stato con 500 euro annue debba essere assegnato anche agli insegnanti precari: avere svolto negli ultimi 5 anni una supplenza annuale; essere iscritti nelle graduatorie per le supplenze o essere stati immessi in ruolo. Chi rientra in queste casistiche può ambire ad avere, senza dubbio, accesso alla card annuale. A scriverlo è stato il Tribunale del lavoro di Vicenza che ha condannato l’amministrazione scolastica a pagare 2.000 euro ad una insegnante che ha svolto servizio di supplenza tra il 2018 e il 2023, anche “alla luce delle considerazioni condivise dai giudici della Sezione lavoro del Tribunale di Vicenza, già esposte in numerose sentenze rese su casi analoghi”.
La Corte di Cassazione, con la sentenza ottenuta dai legali #Anief, osserva che Corte di Giustizia UE è intervenuta nella stessa materia con una nuova sentenza (30.11.2023, in causa C-270/22), con cui ha stabilito che «La clausola 4 deve essere interpretata nel senso che: essa osta a una normativa nazionale che, ai fini del riconoscimento dell’anzianità di un lavoratore al momento della sua nomina come dipendente pubblico di ruolo, escluda i periodi di servizio prestati nell’ambito di contratti di lavoro a tempo determinato che non raggiungano i 180 giorni in un anno scolastico o non siano svolti con continuità dal 1° febbraio fino al termine delle operazioni di scrutinio finale, indipendentemente dal numero effettivo di ore lavorate, e limiti ai due terzi il computo dei periodi che raggiungano tali soglie e che eccedano i quattro anni, con riserva di recupero del rimanente terzo dopo un certo numero di anni di servizio».
Il rinnovo del contratto nazionale dei dipendenti della Pubblica amministrazione porterà aumenti medi degli stipendi pari a 160 euro, che corrisponde ad un incremento del 5,78%, e a beneficiarne saranno circa 193 mila lavoratori statali: la somma si deve ad un finanziamento complessivo di 555 milioni di euro, che proviene dai 5,5 miliardi di euro stanziati proprio a favore dei rinnovi contrattuali di tutto il comparto dello Stato per il triennio 2022-2024.
La Carta del docente ai precari i giudici non escludono che possa essere assegnata anche ai supplenti non annuali: lo scrive il Tribunale di Venezia nel risarcire con 1.000 euro un insegnante per le supplenze svolte lo scorso anno scolastico e il presente condannando il Ministero dell’Istruzione e del Merito anche per coprire le spese processuali.
I candidati docenti risultati idonei al termine dei concorsi trovano finalmente la considerazione che meritano in vista della loro stabilizzazione professionale: lo prevede il decreto legge n. 71/2024, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 126, un provvedimento che abbraccia sia i partecipanti ai concorsi svolti nel 2016, sia i candidati del 2020,con tanti di loro inaspettatamente depennati dopo essere stati assunti a tempo indeterminato. C’è soddisfazione nel presidente nazionale Anief, Marcello Pacifico, a capo del sindacato che tanto ha fatto perché ciò avvenisse: “Grazie al nostro operato – dice il leader dell’Anief – tanti aspiranti docenti riavranno la loro immissione in ruolo”.
All’inizio dell’incontro, di oggi 6 giugno 2024, abbiamo evidenziato l’errore del Governo di non aver accolto la richiesta Anief di ridefinire la durata del mandato estero all’interno del contratto, agendo per legge attraverso l’articolo 14 del DL 71 del 31 maggio, che non risolve e le disparità esistenti ma ne lascia sul campo altre.
La decisione di escludere gli insegnanti precari dalla Carta del docente utile all’aggiornamento professionale “collide con l’esigenza del sistema scolastico di far sì che sia tutto il personale docente (e non esclusivamente quello di ruolo) a poter conseguire un livello adeguato di aggiornamento professionale e di formazione, affinché sia garantita la qualità dell’insegnamento complessivo fornito agli studenti”: lo ha scritto il Consiglio di Stato, con la sentenza n. 1842/2022, e lo stanno ricordando i giudici del lavoro nelle sentenze che danno ragione alla posizione da anni portata avanti dal sindacato Anief.
Se per gli insegnanti italiani a seguito della Legge 107/15 la “formazione è obbligatoria, permanente e strutturale, e quindi sostenuta sotto il profilo economico con l’erogazione della Carta” del docente, perché i precari devono rimanerne fuori? È chiaramente, ha detto il Consiglio di Stato, che “collide con i precetti costituzionali degli artt. 3, 35 e 97 Cost., sia per la discriminazione che introduce a danno dei docenti non di ruolo (resa palese dalla mancata erogazione di uno strumento che possa supportare le attività volte alla loro formazione e dargli pari chances rispetto agli altri docenti di aggiornare la loro preparazione), sia, ancor di più, per la lesione del principio di buon andamento della P.A.”. A ricordarlo, con una sentenza impeccabile, è stato il Tribunale del lavoro di Treviso che nell’esaminare il ricorso dei legali Anief in difesa di un insegnante precario che dal 2019 a oggi ha svolto supplenze senza ricevere mai i 500 euro della Carta del docente ha condannato il Ministero a risarcire lo stesso docente dei 2.500 euro negati nell’ultimo quinquennio.
Adesso è ufficiale: anche quest’anno avremo le assunzioni a tempo indeterminato dei docenti specializzati per l’insegnamento agli alunni con disabilità inseriti nelle graduatorie provinciali per le supplenze (GPS). La procedura, prevista dal decreto-legge n. 19 del 2024 (cosiddetto “PNNR quater”), è stata attivata dal Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, che ha stamane ha firmato il decreto: la procedura, scrive il Ministero, “permetterà di destinare alle immissioni in ruolo dei precari in possesso del titolo di specializzazione, o che lo conseguiranno entro il 30 giugno prossimo, i posti che, per carenza di aspiranti, non potranno essere assegnati ai vincitori dei concorsi attualmente in fase di svolgimento.
Finalmente arriva l’atteso bonus per i docenti che svolgono servizio nelle piccole e che devono operare quindi in contesti territoriali difficoltosi. Decisivo è stato lo sblocco del decreto ministeriale n. 213 del 13 novembre scorso, che attribuisce le indennità di sede disagiate alle scuole e ai 3 mila insegnanti precari e di ruolo per il servizio effettivamente prestato nel 2023: nel decreto viene specificato, infatti, che con esso si “definisce la ripartizione delle risorse finanziarie tra le istituzioni scolastiche che hanno plessi nelle piccole isole, stanziate ai sensi dell’articolo 1, comma 770, della legge 30 dicembre 2021, n. 234, per l’esercizio finanziario 2023, pari a 3 milioni di euro, ai fini dell’attribuzione dell’indennità di sede disagiata”, oltre che “i criteri per l’attribuzione dell’indennità di sede disagiata a ciascun docente assunto a tempo determinato o indeterminato e assegnato a un plesso sito in una piccola isola”.
Il secondo incontro sulla sequenza contrattuale dedicata al tema della responsabilità disciplinare dei docenti ha riservato un’importante novità: la bozza presentata dall’ARAN ai sindacati ha recepito le indicazioni dell’ANIEF, che si era dichiarata indisponibile a qualsiasi discussione sul punto senza precise rassicurazioni circa il mantenimento al di fuori della potestà dei dirigenti scolastici dell’irrogazione di sospensioni dal servizio del personale docente, su cui è indispensabile che continui ad essere un organo terzo a decidere.
Tanti gli interventi su affari esteri (art.7), istruzione (art., disabilità (art.9), formazione superiore e ricerca (art. 11). Ora il dibattito in Parlamento per i pareri e poi i decreti delegati con Anief sempre in prima linea #perunascuolagiusta.
Contengono evidenti limiti di legittimità i D.P.C.M. del 23.9.2015 e 28.11.2016 secondo i quali la Carta del docente elettronica andrebbe assegnata solo ai docenti assunti con contratto a tempo indeterminato: a giungere a questa conclusione è anche il tribunale del lavoro di Cosenza, al quale i legali Anief hanno presentato ricorso per la mancata assegnazione della card annuale da 500 euro, finalizzata alla formazione degli insegnanti, ad un supplente che ha prestato servizio tra il 2018 e il 2023.
“Èappena iniziato il confronto tra il MIM e le organizzazioni sindacali per definire i criteri per l’attribuzione degli incarichi per la sostituzione del D.S.G.A che già le amministrazioni periferiche, in contrasto con quella centrale, dispongo delle reggenze senza il consenso degli interessati”.
“Il bonus economico per chi svolge servizio nelle piccole isole non è una concessione, ma un atto dovuto per legge: se vi sono, come ci risulta, insegnanti a cui è stata negata questa indennità è giusto che ricorrano in tribunale dopo le diffide di rito”: a dichiararlo è Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, dopo avere appreso dello stallo sui finanziamenti pubblici per gli anni 2023 e 2024 per i dipendenti della scuola che operano nelle piccole isole. “Si tratta di cifre anche importanti – tra i 2mila e 3mila euro - che il Ministero deve assegnare a tutti i docenti per il servizio prestato in condizioni disagevoli”.
Sulla Carta del docenti ai precari sta accadendo quello che il sindacato Anief sostiene da diverso tempo: con la sentenza 29961/2023 della Cassazione, che riconosce il diritto alla card anche ai precari al 30 giugno, il Governo rischia di dover sborsare circa 100 milioni di euro per una platea potenziale di 200mila docenti precari. Ma la somma risarcitoria potrebbe essere molto superiore, considerato che può essere chiesta per gli ultimi cinque anni, quindi, con recuperi fino a 3mila euro a docente, oltre che le decurtazioni al plafond della carta docente già previste per il 2024 e il 2025 e l’estensione del beneficio pure al personale educativo per via di un’altra pronuncia della Cassazione.
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