è stato pubblicato ieri il nuovo DPCM che regola la formazione iniziale dei docenti della scuola secondaria di I e di II grado per il posto comune. Il testo definitivo del Decreto, già trasmesso ai sindacati in forma di bozza nei mesi scorsi per l'informativa, non contiene sostanziali modifiche e per questo motivo il sindacato Anief esprime forti perplessità rispetto al testo definitivo.
Lo Stato sbaglia quando sopprime tutte le ferie e festività soppresse che dei precari: se quei giorni non sono state utilizzati, allora vanno monetizzati. A ribadirlo è stato il Tribunale ordinario di Parma che nell’esaminare il ricorso di un insegnante, prodotto dei legali dell’Anief, per le ferie non pagate benché non fruite, al termine delle supplenze annuali svolte tra il 2015 e il 2020, ha deciso di fargli avere 3.782 euro, spiegando nella sentenza che “il docente ha diritto di percepire un’indennità risarcitoria commisurata al numero di giornate di ferie non godute”: nella sentenza il giudice ha fatto osservare che sulla questione si è espressa anche la Corte di Giustizia dell’Unione europea, la quale ha spiegato che non è possibile creare le condizione di “perdita automatica del diritto alle ferie retribuite e all’indennità sostitutiva, in assenza di previa verifica del fatto che il lavoratore sia stato adeguatamente informato sul punto dal datore di lavoro e, dunque, posto nella condizione di esercitare effettivamente il suo diritto alle ferie prima della cessazione del rapporto di lavoro (Cass. 5 maggio 2022, n. 14268; Cass. 8 luglio 2022, n. 21780)”. La posizione poi è stata ripresa e adottata dalla Corte di Cassazione.
Si allunga la lista dei docenti precari danneggiati dal sistema informatizzato di assegnazione delle supplenze, il cosiddetto “algoritmo”, dopo essere stati costretti a scegliere le scuole al “buio” e senza conoscerne le disponibilità: per tanti candidati, anche con punteggi elevati, non si è trovata coincidenza tra le preferenze espresse e le disponibilità presenti al turno di nomina. Costoro sono stati considerati rinunciatari, perdendo il diritto alla nomina da GPS ed ora costretti a sperare nell’ultima “spiaggia”, la chiamata da graduatorie di istituto. A Milano, dove si contano centinaia di danneggiati da questa procedura, la scorsa settimana una ventina di loro ha perso la pazienza e deciso di occupare l’Ufficio scolastico. Una docente racconta alla stampa specializzata che ha “impiegato una settimana a compilare la domanda mettendo tutte o quasi le scelte possibili. Su consiglio di molti – scrive - ho messo solo quelle scelte che realmente ritenevo gestibili in base alla mia vita ed ho escluso lo spezzone serale, poche ore e di sera sicuramente non il massimo”. Solo che adesso “per l’algoritmo risulto rinunciataria e ora che i posti ci sono quelli che avevo messo come prima scelta li vedo assegnare a persone ripeto con punteggio largamente inferiore e posso solo dire: “Evviva la scuola del merito!”.
Chi pensa di escludere gli insegnanti precari dalla Carta del docente per l’aggiornamento va contro la Costituzione. A ribadirlo è stato il Tribunale di Parma, che dopo quelli di Roma, Padova e Venezia, solo per citare alcuni degli ultimi, ha accolto il ricorso di un insegnante e condannato il ministero dell’Istruzione e del Merito a corrispondere per intero quanto non assegnato dal 2017 ad oggi: in tutto, al docente l’amministrazione dovrà presto fare avere 2.500.
Dopo i Tribunali diRoma, Padova e Venezia è ancora un giudice di Padova a sostenere che la Carta del docente d 500 euro annui per l’aggiornamento professionale va assegnata pure ai precari. A beneficiarne, stavolta, sono stati due insegnanti precari, oggi sempre in servizio, uno dei quali nel frattempo immesso in ruolo, che avevano svolto rispettivamente 5 e 4 anni di supplenze (anche fino al 30 giugno dell’anno successivo): il Tribunale ha quindi assegnato loro 2.500 e 2.000 euro. Inoltre, per avere accesso alla card annuale, il giudice ha anche stabilito che “la soglia minima per l’effettiva comparabilità tra docenti a termine e docenti di ruolo può essere individuata, seppur con una qualche approssimazione, dalla durata di almeno 5 mesi (150 giorni) di prestazione lavorativa nell’anno scolastico oggetto della domanda, pari all’entità minima della prestazione di un docente di ruolo part time ai sensi dell’art. 39 comma 4 CCNL e dell’art. 4.1 OM 55/1998 (cioè il 50% dell’orario di docenza dell’insegnante full time) a cui la normativa riconosce il bonus in misura piena”.
"La scuola ha bisogno di fatti”, tra cui “avere degli organici aggiuntivi, come anche il legislatore ha previsto, ma anche in numero sufficiente a garantire la realizzazione del PNRR": a ribadirlo è Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief. "La legge è intervenuta stanziando 50 milioni di euro per questi ultimi 2-3 mesi del 2023 - ricorda il sindacalista autonomo durante un’intervista rilasciata all’agenzia Teleborsa - ma servono finanziamenti pari a 10 volte tanto, almeno di 300-400 milioni di euro, per assumere più di 20.000 amministrativi da collocare in tutte le scuole d’Italia".
Dopo Roma e Padova è la volta di Venezia: non si può negare la Carta del docente ai precari. Il Tribunale del capoluogo veneto lo ha scritto, a chiare lettere, nella sentenza che ha esaminato il caso, presentato dai legali Anief, di “una docente (classe A048) assunta in ruolo con decorrenza 1/9/2019 e che per l’anno 2018/2019 ha lavorato in virtù di un contratto a termine dal 12/9/2018 al 30/6/2019”: il giudice ha esaminato la norma in vigore e come si è espressa sinora la giurisprudenza, appurando che l’attuale “previsione limita la platea dei destinatari ai soli assunti a tempo indeterminato” tanto che “è stata recentemente ritenuta contraria ai precetti costituzionali dal Consiglio di Stato (ved. Sentenza 1842/2022),), venendo a creare un’ingiustificata discriminazione tra i docenti di ruolo, la cui formazione è obbligatoria, permanente e strutturale, e i docenti non di ruolo, per i quali non vi sarebbe alcun sostegno economico alla formazione.
Anche quest’anno si sono riscontrate anomalie con l’algoritmo “impazzito” nell’attribuzione degli incarichi di supplenza a tempo determinato. Il meccanismo di assegnazione delle nomine utilizzato, ormai da tre anni, continua a mietere incolpevoli vittime tra le migliaia di precari che ogni anno attendono con trepidazione l’agognato incarico annuale.
Sulla Carta del docente da estendere ai precari, dopo Roma si esprime il Tribunale di Padova. Ma la musica non cambia: anche la prima sezione civile del Tribunale del capoluogo veneto dice sì alla richiesta dei legali Anief a tutela di un insegnante supplente che ha presentato ricorso. La supplente aveva effettuato dei servizi a tempo determinato tra il dicembre 2017 e l’agosto del 2022, prima di essere immessa in ruolo poco più di un anno fa. Il giudice ha quindi accolto la richiesta accertando, si legge nella sentenza, “il diritto della ricorrente al beneficio di cui all’art. 1 comma 121 L. n. 107/2015 per gli anni scolatici 2018-2019, 2019-2020, 2020-21, 2021-2022” e assegnando quindi alla stessa insegnante i 2mila euro che lo Stato gli aveva negato in modo illegittimo.
Nessun tentennamento, nessun dubbio: i Tribunali d’Italia continuano a sostenere con estrema certezza che la Carta dei docenti da 500 euro annui deve essere assegnata pure agli insegnanti precari. E si riduce sempre più la soglia per accedere alla somma utile alla formazione e all’aggiornamento professionale: il Tribunale di Roma – sezione terza lavoro – nell’assegnare a due docenti che hanno fatto ricorso con Anief 1.500 euro e 2.500 euro, rispettivamente per tre e cinque annualità di supplenze, ha quantificato infatti in 150 giorni il minimo per accedere all’emolumento. “Considerato che la Carta è riconosciuta dal DPCM 2016 anche ai docenti di ruolo “part-timers”, i quali, ai sensi dell’art.39, co.4 del CCNL e dell’art.4.1 del OM 55/98, debbono lavorare almeno il 50% del tempo pieno, pari a 5 mesi/ 150 ore annue; il giudicante ritiene di aderire all’orientamento di merito che segna in tale consistenza il limite minimo per fruire del diritto”.
Prosegue all’Aran la discussione relativa alle sequenze contrattuali riferite all’articolo 178 dell’ipotesi di Contratto collettivo nazionale 2019/21, sottoscritta il 14 luglio scorso. Come annunciato, oggi all’Aran si è svolto il primo incontro, con all’ordine del giorno i temi di cui alle lettere e) e g): in apertura di riunione, la parte pubblica ha confermato la sua prima proposta, ritenendo possibile la definizione di una normativa per il Tecnologo a tempo indeterminato universitario all’interno del profilo EP, mentre per i contratti di ricerca ha proposto di limitare il confronto alla sola possibilità di inserire nel CCNL il valore dell’importo del trattamento economico. Anief ha argomentato la contrarietà sia alla ipotesi dell’Aran sui contratti di ricerca, sia al Tecnologo a tempo indeterminato.
Cambiano le ricostruzioni di carriera del personale della scuola, ma siamo sicuri che il vantaggio è per tutti i docenti e Ata? Purtroppo no. A ribadirlo è il sindacato Anief, dopo le novità sopraggiunte con l’approvazione del decreto “Salva-infrazioni” diventato ad agosto legge dello Stato. La nuova norma si adotta a partire dai neo-assunti dal corrente anno scolastico ed è vantaggiosa solo per alcuni: in certi casi, il recupero economico può superare i 25 mila euro persi durante i primi 20 anni di servizio dopo l'immissione in ruolo. Ma per chi ha effetto supplenze più breve, il nuovo calcolo degli anni di effettivo servizio può essere molto penalizzante: ad esempio, per chi ha svolto in un anno poco più di 180 giorni di supplenze, con la nuova norma salta l’equiparazione alla supplenza annuale, aggirando in tal modo la posizione favorevole espressa in tempi non sospetti dalla Corte di Cassazione.
Sulla Carta annuale del docente da 500 euro il legislatore ha fatto confusione, negandola ai precari, ma i giudici hanno le idee chiare: ai supplenti annuali non può essere negata. La pensa in questo modo anche il Tribunale di Trapani che ha accolta il ricorso di un insegnante che ha sottoscritto tre contratti a tempo determinato tra il 2019 e il 2023 e chiedeva, a ragione, i 1.500 euro corrispondenti alle tre annualità. Il giudice ha quindi chiesto “di disapplicare la locuzione “docente di ruolo”, di cui al comma 121 del citato art. 1, e di ritenere che il beneficio spetti a qualsiasi docente, anche non di ruolo”.
Riprenderà a breve la trattativa tra parte pubblica e organizzazioni sindacali rappresentative sulle sequenze contrattuali conseguenti all’ipotesi di Contratto collettivo nazionale 2019/21, per i comparti Istruzione, Università e Ricerca, sottoscritta a maggioranza all’Aran lo scorso 14 luglio e vicina alla firma definitiva: dopo l’avvio del confronto, ad inizio mese, le parti si rincontreranno la prossima settimana, lunedì 18 settembre, sempre a Roma presso l’Agenzia per la Rappresentanza Negoziale delle pubbliche amministrazioni. L’Aran ha già convocato le organizzazioni sindacali rappresentative già per due altri incontri: il 16 e il 18 ottobre.
Anche questo sono migliaia i docenti immessi in ruolo nella scuola pubblica con un passato di servizio svolto negli istituti paritari: a ricordarlo è oggi Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, dopo che il suo sindacato ha fatto sollevare per via giudiziarie il problema della negazione del servizio svolto in quelle scuole prima dell’immissione in ruolo negli istituti statali. La Corte di Giustizia europea, infatti, è stata chiamata ad esprimersi e gli scenari che si prospettano sono davvero interessanti.
Si è appena conclusa al ministero la seconda riunione per la sottoscrizione dell’ipotesi Mof 2023/24 cui ha preso parte la delegazione Anief guidata dal Presidente Marcello Pacifico e composta dal Segretario Generale Daniela Rosano e Alberico Sorrentino responsabile dipartimento DSGA.
Prende il via domani a Roma la trattativa tra parte pubblica e organizzazioni sindacali rappresentative sulle sequenze contrattuali relative all’ipotesi di Contratto collettivo nazionale 2019/21 sottoscritta a maggioranza all’Aran lo scorso 14 luglio e che nelle prossime settimane dovrebbe giungere alla firma definitiva. “Domani prenderà il via una fase di confronto basilare – spiega Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – , perché va a definire nei dettagli, rendendolo attuativo, quanto stabilito finora a livello normativo con l’accordo raggiunto a maggioranza a metà luglio”. Tra i sindacati ci sarà anche la delegazione Anief – rappresentata da Stefania La Mantia, Stefano Cavallini, Chiara Cozzetto, Roberto Papi, Stefano Lazzarini, Marco Giordano, Salvatore Fina - che andrà quindi a confrontarsi su moltissimi temi da cui dipende l’organizzazione della scuola italiana.
I docenti di ruolo con un trascorso nelle scuole paritarie possono continuare a sperare: lo dice oggi Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, dopo che il suo sindacato è riuscito a sollevare per via giudiziarie il problema della negazione del servizio svolto in quelle scuole prima dell’immissione in ruolo negli istituti statali. Sul caso si esprimerà, infatti, la Corte di Giustizia europea.
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