Il D.I. di prossima pubblicazione, in attuazione della legge n. 234/2021, determina la previsione della quota massima dell’organico del personale docente da destinare alle classi costituite in deroga ai limiti suddetti, indicando l’equivalente stima delle classi. Marcello Pacifico (Anief): “Le stime sono inferiori allo scorso anno, non siamo soddisfatti”
“È giunta l’ora di riaprire il tema del rinnovo dei contratti, per recuperare almeno quello che la guerra dopo e la pandemia prima hanno sottratto, impoverendo tutti i dipendenti pubblici, in particolar modo gli stipendi del personale scolastico che sono tra i più bassi in Europa”: lo ha dichiarato oggi Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, durante il X Congresso Cisal in corso a Roma presso il Marriot Park Hotel.
Il docente supplente svolge a scuola “mansioni pienamente sovrapponibili a quelle del personale di ruolo: non si rilevano ragioni concrete che giustifichino la disparità di trattamento, alla luce del dato di esperienza per cui la formazione e l’aggiornamento sono elementi imprescindibili per il corretto svolgimento delle (identiche) mansioni assegnate”: a scriverlo, nell’ennesima sentenza favorevole all’assegnazione della Carta del docente al personale precario, è il Tribunale di Firenze, Sezione Lavoro, che ha così accolto il ricorso di una docente di scuola primaria assunta per due anni, tra il 2017 e il 2019, come maestra annuale senza vedersi assegnare un euro per la formazione comunque svolta. Secondo il giudice, “in applicazione del principio di non discriminazione, la ricorrente ha diritto ad ottenere una Carta (con le stesse caratteristiche previste per il personale di ruolo) del valore nominale di € 500,00 per le annualità 2017/2018 e 2018/2019”.
La formazione degli insegnanti è obbligatoria e finanziata dallo Stato con la Carta del Docente: la norma, introdotta nel 2005 con la Legge 107 approvata dal Partito Democratico, vale anche per gli insegnanti precari che però per formarsi devono pagare di tasca loro. L’incongruenza non può tollerata dal sindacato. E nemmeno dai giudici del lavoro, che stanno condannando inesorabilmente il ministero dell’Istruzione ad assegnare i 500 euro annui della Carta del Docente a coloro che presentano ricorso: l’ultimo della lunghissima serie a dire sì alla card anche ai precari è stato il Tribunale di Firenze che ha accordato ad un docente della scuola superiore 2.500 euro, poiché tra il 2017 e il 2021 l’insegnante ha stipulato “5 contratti a tempo determinato (a.s. 2017/2018, a.s. 2018/2019, a.s. 2019/2020, a.s. 2020/2021 e a.s. 2021/2022), svolgendo mansioni del tutto identiche a quelle proprie dei docenti assunti a tempo indeterminato, ma senza ricevere (a differenza dei suddetti colleghi) la somma annua di € 500,00”. Secondo il Tribunale, quindi, negare quelle somme comporta una “situazione svantaggiosa per i lavoratori a tempo determinato”.
La Retribuzione professionale docente, pari a circa 170 euro mensili, va assegnata a tutto il personale docente ed educativo, compresi gli insegnanti precari: lo ha confermato il Tribunale di Brescia (sezione Lavoro, previdenza e assistenza obbligatoria) “alla luce del principio di non discriminazione di cui alla clausola 4 dell'accordo quadro allegato alla direttiva 1999/70/CE” richiamata anche dalla Corte di Cassazione, sezione lavoro, con la sentenza n. 20015 del 27 luglio 2018. In virtù di tale orientamento, il giudice ha condannato il ministero dell’Istruzione e del Merito a risarcire un docente precario, “con riferimento ai servizi prestati alle dipendenze del Ministero dell’Istruzione dal 12.04.2018 al 30.06.2021”, assegnando allo stesso oltre 5 mila euro più interessi legali.
Circa 223 mila euro più interessi in soli nove giorni lavorativi: sono i soldi riguardanti i risarcimenti danni che, a cavallo di Pasqua 2023, i Tribunali del lavoro italiani – da Agrigento a Trani e Foggia, passando per Torre Annunziata fino a Roma, Prato, Parma, Pavia, Vicenza e Milano, tanto per citarne alcuni - hanno fatto avere a tanti docenti e Ata della scuola italiana difesi dai legali che operano per l’Anief in ben 100 cause complessive. La media delle somme recuperate è stata quindi di 2.223 mila euro a lavoratore, ma anche stavolta non sono mancati i risarcimenti maxi. Stavolta, quello maggiore ha riguardato la mancata equiparazione di trattamento di un docente pracario che nel corso di diversi anni di supplenze ha dovuto, oltre che vedersi reiterato ben oltre i 36 mesi massimi previsti da una precisa direttiva Ue del 1999 la condizione di supplente, anche ricevere stipendi sempre fermi al livello iniziale: il giudice del Lavoro di Torino non ha potuto che applicare la normativa, tenendo conto anche di quella transnazionale, assegnando al ricorrente ben 23.401 euro più interessi legali.
Sulla carta del docente da destinare ai precari ancora una volta l’ordinanza della Corte di Giustizia UE del 18 maggio 2022 spazza via ogni dubbio al giudice: stavolta a dire sì al ricorso Anief è stato il Tribunale di Parma, che ha dato l’assenso pieno all’assegnazione di 1.500 euro ad un docente che per tre annualità ha svolto supplenze formandosi e aggiornandosi a proprie spese. Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, rammenta che “tutti coloro che dal 2016 hanno svolto supplenze annuali come maestri e insegnanti nelle nostre scuole hanno piena facoltà di presentare con Anief ricorso gratuito al giudice del lavoro per recuperare la Carta del docente: l’obiettivo, raggiungibile, è quello di recuperare l’intero importo annuo dei 500 euro negati e allungare la lista delle migliaia di cause già vinte. Possono aderire, allo stesso modo, gli educatori, per i quali si è espressa favorevolmente Cassazione. Entrambi, docenti e educatori, possono fare ricorso pure in modalità collettiva”.
Finalmente il Governo Meloni sembra dare un’apertura rispetto al rinnovo del contratto dei lavoratori statale per il periodo 2022/24. Ma servono tante soldi pubblici, che già si parla di reperire tagliando la spesa pubblica: “solo per le amministrazioni centrali” servirebbero “8 miliardi di euro, che al lordo degli effetti fiscali diventano 12 miliardi”, scrive oggi Il Messaggero riportando quanto indicato nel Documento di economia e finanza 2023. Nel Def c’è scritto che occorrono risorse per il pubblico impiego che si troveranno con il “rafforzamento della revisione della spesa corrente, che con risparmi crescenti nel tempo, contribuirà alla copertura di tali politiche”. Il problema è che “il governo ha a disposizione 3 miliardi da spendere quest’anno, ottenuti grazie alla maggiore crescita economica. Soldi che saranno utilizzati per un nuovo taglio del cuneo fiscale da maggio a dicembre di quest’anno e che si andrà a cumulare alla riduzione di tre punti percentuali dei contributi per i redditi fino a 25 mila euro, e di due punti per quelli fino a 35 mila euro”.
Altri 3 mila euro recuperati da un docente che durante le supplenze non aveva mai ricevuto la Carta del docente: stavolta a battere cassa dal giudice, quello di Parma, sempre attraverso il prezioso supporto dei legali Anief, è stato un’insegnante che tra il 2017 e il 2023 aveva svolto supplenze annuali dovendosi pagare anche la formazione e l’aggiornamento forzato in tempo di Covid portando pure avanti a proprie spese la didattica a distanza obbligatoria. Secondo la sezione lavoro del Tribunale emiliano, i precari svolgono lo stesso lavoro e hanno gli stessi diritti e doveri dei colleghi di ruolo: perché si dovrebbero aggiornare a proprie spese, ancora di più se l’indennità della Carta del docente viene assegnata con cadenza annuale?
Il giovane sindacato Anief ribadisce ancora una volta la necessità di ripristinare l'insegnamento con un orario aggiuntivo nella scuola secondaria e docenti specialisti. “Senza queste misure la norma approvata rimarrà dello stesso tenore di quelle ricolme di buone intenzioni ma irrealizzabili per l'educazione dei nostri studenti” commenta Marcello Pacifico, leader dell’Anief.
In diretta su Orizzonte scuola Tv sono intervenute le segretarie generali Anief Chiara Cozzetto e Daniela Rosano per parlare dell’incontro odierno tra l’Anief e il Ministero dell’Istruzione e del Merito. “Abbiamo chiesto un incontro urgente e informale, poiché volevamo fare il punto della situazione”, ha sottolineato la professoressa Cozzetto. Rispetto al reclutamento la professoressa Rosano ha detto che Anief si aspettava “un’estensione alle Gps prima fascia anche per il posto comune”. Per ascoltare l’intera intervista, cliccare qui.
Incontro informale tra Anief e ministero dell’Istruzione del Merito oggi sul tema del reclutamento previsto dal nuovo decreto legge in attesa di pubblicazione in Gazzetta ufficiale. Le indicazioni che provengono dalla bozza del Decreto PNRR Quater, per il sindacato, devono essere profondamente riviste, anche in virtù dell'accordo di maggioranza e di quanto già annunciato dal ministro Giuseppe Valditara ai gruppi di maggioranza e condiviso dall'ufficio di Gabinetto in sede di confronto con tutte le parti sociali.
Dopo il Tribunale di Varese, anche quello di Reggio Emilia sostiene che l’anzianità di servizio del personale scolastico va applicata anche ai precari. In entrambi i casi, al docente che ha presentato ricorso, assistito dai legali che operano per Anief, sono stati assegnati tra gli 8 mila e i 9 mila euro, più interessi legali, come risarcimento del danno subito più l’aumento stipendiale per il passaggio ad una fascia più alta. E anche nel caso della sentenza di Reggio Emilia, che ha avuto come protagonista una docente precaria dal 2001 ed entrata in ruolo nel settembre 2015, nella sostanza la risposta è stata la stessa: “anche per gli insegnanti precari deve essere considerata l’anzianità nella determinazione della retribuzione”, ha scritto il Tribunale emiliano, poiché, come “nel caso di specie, vi è totale sovrapponibilità delle mansioni espletate dalla ricorrente quando era assunta a tempo determinato rispetto a quelle dei dipendenti stabilmente immessi nei ruoli”.
L’anzianità di servizio del personale scolastico va applicata anche ai precari: lo conferma il Tribunale di Varese, che la scorsa settimana ha accolto il ricorso di una docente con oltre dieci anni di precariato, fino al 2019, difesa dai legali Anief, assegnando alla stessa insegnanti 8.641 euro “oltre interessi legali dal dovuto al saldo”, perché “l'accordo quadro recepito dalla Direttiva 1999/70/CE” non può essere disatteso. Gli avvocati hanno fatto notare al giudice del lavoro che alla docente non poteva essere assegnato, una volta immessa in ruolo, la fascia stipendiale iniziale, perché durante le numerose supplenze svolte aveva “espletato le stesse mansioni svolte dai colleghi di ruolo” e che quindi non gli era “mai stato riconosciuto il passaggio alla fascia stipendiale successiva”.
La fase transitoria del reclutamento scolastico così come è stata programmata dal Governo e del ministero dell’Istruzione e del Merito non porterà a nulla di buono: Anief chiederà al tavolo ministeriale, già nel confronto fissato per domani pomeriggio, profondi cambiamenti al decreto Pnrr quater per il Parlamento. “Se davvero vuole risolvere il problema del precariato – dichiara oggi Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief - allora il Governo Meloni è bene che attui un cambio di passo: le politiche finora attuate, disancorate dalla realtà fatta di quasi 250 mila supplenze annuali, sono state fallimentari. Senza accorgimenti e modifiche al piano di stabilizzazioni nella PA, già approvato dal Consiglio dei ministri, quei numeri della vergogna, che portano ogni giorno in classe un docente supplente su quattro, continueranno a rimanere in vita”.
Si moltiplicano le cause che portano risarcimenti danni a favore dei precari della scuola, con lo Stato costretto a pagare cifre sempre più importanti ed emblema di leggi sbagliate e da rivedere: solo nel mese di marzo 2023, appena concluso, il sindacato Anief ha vinto ben 397 sentenze che hanno portato nelle tasche del personale supplente o che ha un passato da precario oltre 886 mila euro, per una media di oltre 2 mila euro recuperati da ogni singolo lavoratore.
“Perché a tutti i sindacati, tranne Anief, il decreto legge sul reclutamento va sostanzialmente bene? Lo considerano un provvedimento utile e giusto?”. L’interrogativo è posto da Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, all’indomani dell’approvazione da parte del governo Meloni del decreto legge per oltre 3mila assunzioni nella PA e di rafforzamento della Pubblica amministrazione. Per la scuola non sono stati indicati numeri sulle immissioni in ruolo, ma solo un piano di assunzioni a tempo indeterminato di docenti, in attesa dello svolgimento dei concorsi previsti dal Pnrr. Il governo ha spiegato che il piano prevede, per l’a.s. 2023-2024, “una procedura straordinaria di reclutamento per i docenti, inseriti nella prima fascia delle graduatorie provinciali per le supplenze o negli appositi elenchi aggiuntivi, che sono in possesso del titolo di specializzazione sul sostegno. Inoltre, si interviene sulle modalità di svolgimento del concorso per i dirigenti tecnici con funzioni ispettive del Ministero dell’istruzione e del merito”.
“Approvare un decreto legge di rafforzamento della PA senza un organico aggiuntivo per la scuola significa mettere a rischio il PNRR: il testo approvato ieri sera dal Consiglio dei ministri va cambiato, altrimenti non si raggiungerà lo scopo”. A dirlo è Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, commentando il decreto legge sull’attuazione del PNRR approvato ieri in Consiglio dei ministri per procedere con nuove immissioni in ruolo nell’amministrazione pubblica.
Deve cambiare il decreto legge sull’attuazione del PNRR approvato ieri in Consiglio dei ministri per realizzare nuove assunzioni nella PA, al fine di rafforzare il servizio offerto dalla macchina pubblica: lo sostiene oggi il sindacato rappresentativo Anief, che annuncia l’intenzione di chiedere profonde modifiche al decreto legge PNRR Quater. “Mercoledì prossimo – afferma Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief -, durante il confronto politico da noi chiesto e ottenuto, spiegheremo perché quel testo va cambiato in Parlamento. Ancora di più perché le questioni sono ancora aperte: sbaglia chi pensa il contrario”.
Solo l’avere imposto la didattica a distanza a tutto il corpo insegnante, durante la pandemia da Covid19, è un motivo più che sufficiente per assegnare la Carta del docente anche ai precari: a sostenerlo è il Tribunale di Pistoia che ha accolto il ricorso di una docente, assistita dai legali Anief, che reclamava la mancata ricezione della card annuale da 500 euro per gli anni scolastici 2020/21 e 2021/22, quando la dad ha avuto la sua massima diffusione.
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