Ecco perché siamo arrivati a conferire così tanti contratti a termine in una sola estate. Tra titoli contestati, concorsi ordinari, straordinari e riservati in mezzo alle messe a disposizioni anche degli studenti universitari. Malebolge dei precari la definirebbe Dante, l'ottavo cerchio dell'Inferno dove punire i fraudolenti: sono in 200 mila ma non sono loro gli imbroglioni, sono quelli che sono stati truffati dalla politica e traditi dallo Stato. Il perché lo spiega Marcello Pacifico, presidente Anief, che ha denunciato da tempo in Europa la stranezza di un Paese che porta avanti il suo sistema di istruzione attraverso la supplentite in palese violazione delle norme comunitarie: “Il sistema sembra congegnato per far esaurire i precari piuttosto che assumerli, in un’eterna guerra che lascia la campanella di chi entra e di chi esce a un giudizio, che spesso, appare contraddittorio per via di una normativa infernale”. Ma il sindacato ha la sua ricetta per iniziare un percorso semplice, diretto verso la luce.
IL CERCHIO INFERNALE DELLE CINQUE GRADUATORIE VIGENTI E LE PENE DEI PRECARI
La prima graduatoria è quella di merito del concorso ordinario, voluta dal ministro Letizia Moratti in vigore dal 2001 al 2012 (chi era in questa prima graduatoria poteva inserirsi anche nelle ex graduatorie permanenti), poi sostituita da una nuova lista voluta dal ministro Francesco Profumo dal 2012 al 2017 (senza idonei, rectius con idonei grazie al Tar su ricorso Anief), quindi da un’altra nuova attuata dal ministro Stefania Giannini dal 2017 al 2018, prorogata al 2019 (prima con il solo 10% degli idonei, poi aperta a tutti gli idonei dopo un ricorso al Tar presentato da Anief e un ripensamento del legislatore). C’è chi ha vinto un concorso e non ha trovato il posto e chi è stato riconosciuto idoneo ma non può insegnare dalle graduatorie ad esaurimento, né da quelle di istituto se non si era già inserito.
La seconda graduatoria è quella regionale di merito ad esaurimento per la scuola secondaria, pensata dal ministro Valeria Fedeli, in vigore dal 2018, con fasce progressive decrescenti di riserva di posti annuali per l’immissione in ruolo, che nel suo primo anno inserisce i candidati al terzo anno del FIT, nel suo secondo anno vede cancellato il FIT dal ministro uscente Marco Bussetti. In migliaia non entreranno di ruolo prima di trent’anni, per alcune graduatorie e classi di concorso. Anch’essi non si possono inserire nelle graduatorie ad esaurimento né in quelle di istituto se non erano già inseriti.
La terza graduatoria, in risposta a una sentenza dell’Adunanza Plenaria, pensata dal ministro Bussetti è quella del concorso riservato al personale della scuola dell’infanzia e della primaria con due anni di servizio in possesso del diploma magistrale o della laurea in scienze della formazione primaria. In alcune regioni del Sud, qualcuno morirà prima di avere il ruolo. Molti di essi erano nelle graduatorie ad esaurimento; da qui, pian piano, vengono depennati, altri sono licenziati dai ruoli ottenuti con riserva, altri ancora sono inseriti nella seconda fascia delle graduatorie di istituto.
La quarta graduatoria è ad esaurimento, ex permanente tra il 2002 e il 2006, articolata in tre fasce, aperta dapprima annualmente al personale abilitato, poi ogni due anni, quindi dal 2011 ogni tre e poi dal 2014 dopo cinque anni; serviva nello spirito originario a bilanciare con un doppio canale di reclutamento l’abuso dei contratti a termini e a conferire gli incarichi annuali. Riaperte ai precari nel 2008 e nel 2012, grazie a un intervento normativo richiesto dall’Anief, sono chiuse dal 2012 a tutto il nuovo personale abilitato a eccezione di 2 mila maestre dell’infanzia e della primaria che grazie alle sentenze del Consiglio di Stato su ricorsi patrocinati dall’Anief entrano nei ruoli.
La quinta graduatoria è quella d’istituto, anch’essa articolata in altre tre fasce, da cui i dirigenti attingono soltanto per le supplenze, ma non sono provinciali; i precari indicano una decina di scuole per la primaria e venti per la secondaria e se sono fortunati sono chiamati per scorrimento, in caso contrario devono sperare nelle singole ‘messe a disposizione’, le cosiddette MaD, che hanno inviato in tutto il territorio nazionale senza limite e senza graduatoria. Attualmente, sono chiuse al personale laureato per volontà del ministro Stefania Giannini, cosicché con le MaD i dirigenti scolastici sono costretti a chiamare anche gli studenti universitari.
Il girone dei titoli
Se qualcuno non vede l’ora di uscire da queste bolge infernali delle graduatorie, il precario passa le sue pene a veder ora riconosciuto ora disconosciuto il suo diritto ad entrare. Due casi per tutti, quello delle maestre con diploma magistrale e degli insegnanti tecnico-pratici, visto che abbiamo trattato già sopra il caso degli idonei ai concorsi ordinari e straordinari, con una chiosa finale riguardante i laureati e i docenti depennati dalle graduatorie ad esaurimento. Il titolo di diploma magistrale conseguito entro il 2001/2002 è riconosciuto come valido per insegnare, abilitante prima del nuovo titolo rilasciato dalle Facoltà di Scienze della Formazione primaria, ma non è spendibile per l’inserimento nelle graduatorie permanenti. Nel 2014, un Decreto del Presidente della Repubblica permette l’inserimento nella seconda fascia delle graduatorie di istituto. Tra il 2014 e il 2018, in duemila entrano di ruolo dopo l’inserimento nelle graduatorie ad esaurimento grazie a otto sentenze passate in giudicato del Consiglio di Stato (ottenute da Anief, per prima). Dal 2018, in 50 rischiano il depennamento dopo le due recenti sentenze contrarie dell’Adunanza plenaria, incluse 7 mila entrate di ruolo. Il titolo è valido, però, per entrare di ruolo da concorso straordinario e dal 2014 per inserirsi nella seconda fascia delle graduatorie d’istituto. Un titolo “impazzito”, come la maionese che fa impazzire chi scrive, dopo aver fatto impazzire i giudici.
Il titolo di insegnante tecnico-pratico, invece, dapprima è ritenuto idoneo all’insegnamento grazie a dei ricorsi vinti da Anief, tale da poter consentire l’ingresso nelle graduatorie ad esaurimento, ora dagli stessi giudici amministrativi non più neanche per inserirsi nella seconda fascia delle graduatorie d’istituto, nonostante per legge con questo titolo si possa conseguire la specializzazione universitaria sul sostegno e si possa partecipare ai concorsi fino al 2025.
Se ai diplomati è aperto il girone dell’inferno, lo stesso si schiude ai laureati che al concorso del 2012 possono partecipare soltanto se hanno ricorso con Anief e hanno conseguito la laurea dopo il 2002 (per espresso divieto del ministro rettore Francesco Profumo), nel 2016 hanno sbarrato l’accesso dall’altro ministro rettore Stefania Giannini anche se laureati in precedenza (attualmente è pendente il ricorso per 20 mila candidati promosso da Anief), e aspettano in tanti il nuovo concorso che verrà tra pene indicibili e supplenze attraverso la messa a disposizione.
Dopo anni di purgatorio, invece, trascorsi dal 2004 al 2018, finalmente trovano la luce del paradiso i precari docenti già inseriti in passato nelle graduatorie permanenti, quindi depennati, e ora reinseriti grazie a una battaglia giudiziaria sull’esatta interpretazione della norma combattuta dai legali dell’Anief.
Il percorso verso la luce
Piuttosto che seguire Beatrice, basterebbe mettere in atto le proposte semplici, immediate, dirette che Anief ha scritto per il prossimo decreto “salva-precari”: adeguamento dell’organico di fatto a quello di diritto su posti vacanti per più anni assegnati; estensione del doppio canale di reclutamento alle graduatorie d’istituto dopo l’esaurimento delle ex graduatorie permanenti con corsi abilitanti ordinari per il personale sprovvisto di abilitazione; graduatorie di merito nazionali per il reclutamento di tutti gli idonei, assunzione di tutti i vincitori dei concorsi, salvaguardia dei ruoli assegnati in caso di superamento dell’anno di prova, e a regime, riapertura delle GaE a tutto il personale abilitato.
“Magari, dalla finzione letteraria, il ministro Lorenzo Fioramonti può trarre spunto per costruire una scuola più giusta come Anief ha sempre chiesto e porre fine a questo inferno della supplentite”, conclude Marcello Pacifico.
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