In alcune province, soprattutto del Sud, le strutture che devono gestire le documentazioni dei docenti e Ata di ruolo che hanno fatto richiesta motivata per avvicinarsi a casa, lavorano a ritmi molto lenti. Il motivo? Il personale lascia il servizio per la pensione, ma non viene sostituito. E non si fa turn over. Solo che negli ultimi anni, nel comparto scolastico, incombenze lavorative, per via dell’autonomia e dell’aumento del precariato, sono cresciute considerevolmente. Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, “è sempre la stessa solfa, fatta di lavoratori, in questo caso impiegati, che continuano a non essere stabilizzati. Eppure, c’è un grande bisogno di loro, con il vuoto che si viene a determinare sempre più cogente. Se non intervengono i nostri governanti, l’ultima speranza è l’Europa”
Per la scuola ogni settembre che arriva è peggio del precedente. Quello che si avvia a concludere è stato terrificante: mentre si continuavano a studiare decreti salva-precari tutt’altro che risolutivi, l’inizio dell’anno scolastico è stato caratterizzato dalla necessità di coprire oltre 200 mila cattedre con le supplenze, per via anche di sole 20 mila immissioni in ruolo andate in porto su oltre 53 mila autorizzate, di realizzare ben 70 mila supplenze annuali di sostegno, in otto casi su dieci a docenti nemmeno specializzati, i presidi obbligati a fare uso delle Mad, le richieste di messa a disposizione, assegnando più di qualche cattedra addirittura agli studenti universitari,
A rendere ancora più complicata la situazione ci si è messa anche la lentezza della macchina organizzativa, che in alcune province, soprattutto del Sud, è andata avanti con un ritmo elefantiaco. Il problema di fondo è che l’amministrazione scolastica non è esente dal mancato ricambio professionale che caratterizza da diversi anni tutta l’amministrazione pubblica.
Il caso di Enna e Caltanissetta
Accade, così, l’incredibile: nelle province di Enna e Caltanissetta, ad esempio, a fine settembre “l’Ufficio Scolastico Provinciale – si legge su Orizzonte Scuola – non ha ancora ultimato la pubblicazione degli esiti delle assegnazioni provvisorie, tra l’altro avviata a partire dal 10 settembre, con una decina di giorni di ritardo rispetto al termine fissato improrogabilmente dal CCNI, che regola le operazioni di utilizzazione e assegnazione provvisoria del personale docente di ruolo”. Peccato che l’assegnazione provvisoria, l’ultima operazione di mobilità del personale di ruolo, richiedibile subito dopo il primo anno di servizio a tempo indeterminato, si dovrebbe completare per legge entro il 31 agosto.
“Molti docenti – continua la rivista – in attesa di assegnazione provvisoria nelle province siciliane sono titolari in scuole del Nord, hanno dovuto prendere servizio sobbarcandosi di spese per l’alloggio e il viaggio che dovrebbero essere risarcite dagli uffici scolastici inadempienti. Altri hanno usufruito di alcuni giorni di permesso, fiduciosi che le operazioni si sarebbero concluse solo pochi giorni dopo l’inizio dell’anno scolastico. E invece si è quasi arrivati al termine del primo mese di scuola”.
Anche “negli ultimi giorni la situazione procede molto a rilento: sul sito” internet dell’ufficio scolastico “si leggono provvedimenti parziali e relative rettifiche, segnale di un lavoro che procede in maniera distratta e poco professionale. Il ricevimento del pubblico è sospeso fino all’avvio dell’anno scolastico (qualcuno gli riferisca che è già avviato, per favore!) e al telefono non è possibile contattare i funzionari responsabili del procedimento. La situazione sta diventando insostenibile. Come mai il Miur, al quale è già stata segnalata la situazione, non interviene per far sì che il CCNI venga pienamente rispettato?”.
La posizione dell’Anief
Secondo l’Anief il mancato completamento di tante assegnazioni provvisorie di docenti e Ata a quasi un mese dalla loro scadenza naturale è l’ennesimo segnale di trascuratezza con cui l’amministrazione scolastica affronta e organizza il lavoro di oltre un milione di dipendenti: si tratti di reclutamento, di gestione delle supplenze, della mobilità del personale già di ruolo, dei mai attivati passaggi di profilo professionale nei ruoli superiori invece previsti per legge, il risultato non cambia. Ed è quello di una gestione lenta, compassata, spesso anche poco attenta alle esigenze da affrontare.
“A questo punto – commenta Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief - diventa ancora più importante l’azione condotta dalla Commissione Europea per il perpetrarsi dell’abuso ingiustificato di precariato, formalizzato all’Italia con la lettera di costituzione di messa in mora verso il nostro Paese, che se a breve non produrrà un risposta convincente si tramuterà in una procedura d’infrazione con tanto di multa che andrà ad aggiungersi ai 300 milioni di euro già pagati all’UE dal nostro Stato”.
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