Nella scuola si contano tantissime cattedre vacanti, con oltre 250 mila posti assegnati quest’anno a supplenza: l’anno prossimo si prevedono almeno altri 30 mila pensionamenti. C’è da preoccuparsi, perché negli ultimi anni in media solo un’assunzione su tre è andata in porto, a causa delle graduatorie ormai vuote. In pratica, non si è attuato nemmeno il turn over. Il ministero dell’Istruzione ha più volte ribadito che le assunzioni dei nuovi insegnanti debbano passare per lo svolgimento di tre concorsi per l’assunzione a tempo indeterminato e una procedura per il conseguimento dell’abilitazione nella scuola secondaria. A causa dell’emergenza sanitaria, dovuta al Covid-19, da quasi un anno il processo di selezione sta però subendo importanti ritardi: solo il concorso straordinario della secondaria, seppure a fatica, sembra poter offrire qualche possibilità per vedere in cattedra almeno una parte dei vincitori a partire dal prossimo 1° settembre: i concorsi ordinari sono ancora in alto mare, considerando che non sono state stabilite nemmeno le date delle prove preselettive. E non si hanno più notizie nemmeno dei concorsi abilitanti all’insegnamento.
Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, “i concorsi, a partire dallo straordinario appena riavviato, rimangono viziati da esclusioni illegittime, contro le quali stiamo agendo nelle sedi opportune. Gli altri rimarranno presumibilmente fermi sino a quando il quadro epidemiologico non diventerà più rassicurante di oggi. In realtà, anche senza pandemia da Covid-19, le selezioni pubbliche, anche quelle riservate, necessitano di tempi lunghi. Ma le scuole possono permettersi il lusso di attendere ancora almeno un anno e mezzo prima di vedersi assegnare gli insegnanti di ruolo? Certamente no. Per rispondere al problema, la soluzione comunque c’è: servono corsi abilitanti periodici, senza numero chiuso, ma anche la riapertura annuale delle GaE e le assunzioni pure da graduatorie d’Istituto. La priorità, però, rimane quella di trasformare in organico di diritto di decine di migliaia di cattedre ancora oggi furbescamente collocate in quello di fatto. Gli 80 mila posti di sostegno liberi ma in deroga sono l’esempio di questa filosofia che antepone i risparmi pubblici, sulla pelle dei supplenti, alla funzionalità del servizio formativo scolastico. Non ci stiamo a questo gioco. Ancora di più perché si continua ad aggirare la direttiva 1999/70/CE del Consiglio dell’UE sulle immissioni in ruolo automatica di chi svolge 36 mesi su posto libero: se poi si allargano a macchia d’olio i ricorsi al giudice del lavoro, per recuperare l’indennizzo equo per il danno subito, non c’è da scandalizzarsi”, conclude il sindacalista.
IL CONCORSO STRAORDINARIO
Per quanto riguarda il concorso straordinario della secondaria, il ministero dell’Istruzione con nota del 7 gennaio ha finalmente fornito alle commissioni d’esame le disposizioni per la correzione delle prove da remoto, così come era stato stabilito con l’ultimo Dpcm. Nel frattempo, i circa 20 mila candidati che ancora non hanno svolto la prova unica sono stati convocati, attraverso il Calendario ufficiale pubblicato solo qualche giorno fa, dal 15 al 19 febbraio: i candidati che non riceveranno comunicazione di esclusione dalla procedura dovranno quindi presentarsi per sostenere la prova scritta, muniti di un documento di riconoscimento in corso di validità, del codice fiscale, della ricevuta di versamento del contributo di segreteria e di quanto prescritto dal protocollo di sicurezza pubblicato sul sito del Ministero.
I partecipanti dovranno svolgere una prova, computer based, nella regione indicata nella domanda o nella regione il cui Usr è responsabile della procedura in caso di classi di concorso aggregate a causa di un numero esiguo di partecipanti. I titoli saranno valutati solo ai candidati che avranno superato la prova. Naturalmente le graduatorie sono distinte per ciascuna regione. La graduatoria sarà formata dal numero di candidati corrispondente al numero di posti banditi per quella classe di concorso in quella regione. La commissione procederà altresì per i posti comuni, alla compilazione di un elenco non graduato dei soggetti che hanno conseguito nella prova scritta il punteggio non inferiore a 56 punti su 80 e che a seguito della valutazione dei titoli non rientrano nel contingente previsto. Questi saranno i docenti che potranno comunque accedere alle procedure di acquisizione del titolo di abilitazione.
I CONCORSI ORDINARI
Per quanto riguarda i concorsi ordinari – destinati a docenti della scuola dell’infanzia, primaria e secondaria – la stampa specializzata rileva che “non c’è ancora una data esatta, con una forte ipoteca sulla possibilità di poter concludere le procedure in tempo utile per le immissioni in ruolo dell’anno scolastico 2021/22.
Nonostante ciò le domande rimangono cristallizzate al 31 luglio 2020, per cui non è possibile cambiare regione o inserire diversa classe di concorso né è tantomeno permesso ai neolaureati della sessione autunnale di presentare la domanda”.
Certamente, “la prima operazione degli Uffici Scolastici sarà quello di stabilire, in base al numero delle domande pervenute, per ogni classe di concorso e regione, se sarà necessaria o meno la preselettiva per i due concorsi ordinari. La preselettiva si svolgerà infatti qualora a livello regionale e per ciascuna distinta procedura, il numero dei candidati sarà superiore a quattro volte il numero dei posti messi a concorso e, comunque, non inferiore a 250. In ogni caso, la batteria dei test sarà pubblicata almeno venti giorni prima rispetto alla prova.
I CONCORSI ABILITANTI
“Scompare al momento dal radar – fa osservare Orizzonte Scuola - il concorso definito abilitante, cioè la procedura per docenti con tre anni di servizio anche nelle scuole paritarie e/o IeFP, ai fini dell’abilitazione all’insegnamento. Si presuppone che possa svolgersi subito dopo lo straordinario (in modo che vi possano partecipare anche coloro che non supereranno lo straordinario, se hanno presentato la domanda), ma dal Ministero” non vi è “ancora nessun riferimento”.
È plausibile parlare, quindi, di prove abilitanti da svolgere nel “2021 inoltrato”. La scelta della regione varrà solo per il ruolo. Infatti, l’abilitazione è valida per tutto il territorio nazionale e servirà per l’iscrizione nelle graduatorie provinciali per le supplenze (si può scegliere provincia di qualsiasi regione, senza alcun legame con il concorso), oltre che per lavorare nelle scuole paritarie.
LA POSIZIONE DEL SINDACATO
Il sindacato Anief continua a rispondere alla situazione di stallo del concorsi e di blocco del reclutamento, con delle proposte concrete: a partire dall’allestimento di corsi abilitanti periodici, senza numero chiuso. Serve poi la riapertura annuale delle Graduatorie ad esaurimento, ma anche la trasformazione dei concorsi straordinari in non selettivi, così da permettere a tutti i supplenti di parteciparvi, prevedendone stavolta uno anche per la scuola dell’infanzia e primaria, per gli insegnanti di religione cattolica (ancora di più dopo l’intesa di dicembre tra Cei e ministero dell’Istruzione) e per gli educatori.
Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, “non è più possibile che una maestra che ha vinto il concorso 20 anni fa sia ancora precaria, che decine di migliaia di diplomati magistrale, addirittura con l’anno di prova superato, continuino a vedersi chiusa la porta delle immissioni in ruolo”.
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