Sulle nuove regole del reclutamento e della formazione dei docenti il ministro dell’Istruzione si mostra sempre più intransigente e maldisposto al dialogo: “Oggi stiamo facendo le riforme del Pnrr, abbiamo avviato la riforma che riguarda gli insegnanti, ora ci avviamo verso la riforma dell’orientamento e delle scuole tecniche professionali. Per queste riforme io non ho paura”, ha dichiarato in queste ore il ministro Patrizio Bianchi. Sono parole che hanno un certo peso, perché pronunciate in corrispondenza del processo di ammissibilità dei 300 emendamenti presentati sul Decreto Legge n. 36 che proprio oggi prende il via in Senato presso la commissione Affari Costituzionali e quella Istruzione pubblica, beni culturali. Tra le richieste di modifica del testo già approvate in Cdm, figurano 50 emendamenti suggeriti da Anief: vanno dalle nuove forme di individuazione e immissione in ruolo alla cancellazione del precariato, dalla mobilità senza più vincoli gratuiti agli organici da collocare tutti in diritto, dalla formazione iniziale e permanente alla salvaguardia di coloro che sono risultati idonei a seguito della partecipazione ai concorsi pubblici nella scuola. E altro ancora.
Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, invita i senatori della prima e settima commissione a guardare con attenzione alle richieste dei sindacati, ribadite una settimana fa con uno sciopero generale a cui ha aderito un lavoratore della scuola si cinque. “Bisogna cambiare registro – dice il sindacalista autonomo – e non limitarsi alla fattibilità degli emendamenti verificando le loro coperture economiche. Mai come oggi la scuola ha bisogno di un bagno di realismo e di risposte per rispondere a mali endemici, come il precariato e le discriminazioni verso il personale: tra l’altro, sono in arrivo finanziamenti ingenti per la scuola pubblica, grazie proprio al Pnrr”.
Le richieste del sindacato sono diverse. Si va dall’assunzione da GPS senza vincoli ad una formazione iniziale meno ‘ingessata’. “Quando c’erano le SISS – dice Pacifico - si aprì un canale di abilitazione di un anno ai precari con 36 mesi di servizio svolto, che quindi entravano nelle graduatorie permanenti e poi in ruolo. Perché oggi questo non si può fare? Come non comprendiamo per quale motivo si continua ad eludere alcune direttive europee, come la 70 del 1999 e l’88 del 2003, che prevedono che la formazione si svolta in orario di servizio e sia retribuita. Invece, si vuole ora imporre una formazione oltre l’orario e non remunerata. È tempo quindi di ritornare al doppio canale di reclutamento, come pure di assumere gli Ata su tutti i posti vacanti e valorizzarli introducendo quelle figure professionali esistenti solo sulla carta”.
Secondo il leader dell’Anief “è arrivato il momento delle risposte e possiamo darle. È chiaro che se invece dovesse prevalere la linea di immobilismo dettata dal ministro dell’Istruzione, con il decreto legge 36 da considerare intoccabile o suscettibile solo di lievi modifiche, allora è bene sapere che noi non staremo a guardare: quelle norme verranno impugnate e denunciate nei tribunali europei di competenza. La riforma del reclutamento e della formazione – conclude Pacifico – non può andare avanti così come è stata architettata, se non ci saranno cambiamenti la porteremo nei tribunali, anche d’Europa, come abbiamo fatto con la Legge 107 del 2015 fino a modificarne il senso con decreti attuativi diversi dal testo iniziale”.
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