L’intenzione è stata confermata ai sindacati oggi pomeriggio, durante un incontro interlocutorio. Il progetto di compressione dei ministeri prevede, di fatto, che rimangono in vita tre soli mega-comparti: quello della Sanità; settore della Conoscenza e della formazione, con Scuola e Università; infine, quello del Pubblico impiego, dove confluiranno gli impiegati e i collaboratori scolastici della scuola. Si tratta del primo confronto dopo la decisione della Consulta che ha reputato illegittimo il blocco dei contratti della PA. Il problema è che la parte pubblica reputa indispensabile prima attuare questo passaggio. In modo da gestire con più facilità il personale e nel contempo cercare di ridurre la rappresentatività e la democrazia sindacale. E prima di questa modifica-beffa non si parlerà di rinnovo contrattuale. Che comunque non porterà più aumenti a “pioggia”.
Marcello Pacifico (Anief-Confedir): se questi sono i presupposti, per i lavoratori pubblici la riforma della pubblica amministrazione si trasformerà in un calvario. Perché si troveranno al centro di un progetto finalizzato al risparmio e alla gestione sempre più privatistica del personale: accorpando i comparti, diventerà sempre più facile spostare i dipendenti soprannumerari. Come si sta tentando di fare già nella scuola con i perdenti posto delle province, che nelle intenzioni del Governo nella prossima estate assorbiranno le 6.200 assunzioni previste per il personale Ata.