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° Nell’apprendistato, la formazione culturale non può essere residuale né facoltativa
Non convince la modificazione che il ministro del Lavoro Poletti ha introdotto al comma 3 art.4 D.Lgs. 14 settembre n.167: la novità ha un prezzo sproporzionato.
E’ in vigore dal 21 marzo il d.l. n.34/2014 recante: “Disposizioni urgenti per favorire il rilancio dell'occupazione e per la semplificazione degli adempimenti a carico delle imprese”. Al Capo I “Disposizioni in materia di contratto di lavoro a termine e di apprendistato”, l’Art. 2: “Semplificazione delle disposizioni in materia di contratto di apprendistato” stabilisce: 1. Sono apportate le seguenti modificazioni: a) all'articolo 2…(omissis…); b) all'articolo 3 (omissis…); c) all'articolo 4, al comma 3, le parole: «, e' integrata,» sono sostituite dalle seguenti: «, puo' essere integrata,». Vediamo il testo che viene modificato: “Art.4.3. La formazione di tipo professionalizzante e di mestiere, svolta sotto la responsabilita' della azienda, e' integrata, nei limiti delle risorse annualmente disponibili, dalla offerta formativa pubblica, interna o esterna alla azienda, finalizzata alla acquisizione di competenze di base e trasversali per un monte complessivo non superiore a centoventi ore per la durata del triennio e disciplinata dalle Regioni sentite le parti sociali e tenuto conto dell'eta', del titolo di studio e delle competenze dell'apprendista”. Il sollevare le aziende dall’obbligo («e' integrata», diventa «puo' essere integrata») costituisce una modificazione del d.lgs. n. 16/2011 sostanziale sotto il profilo formativo, e che produce un saldo algebrico negativo tra il danno che provoca e il connesso vantaggio. Non sappiamo immaginare quale intralcio queste quote di formazione possano costituire, tanto gravoso da distogliere i datori di lavoro (che vengono incentivati con sgravi fiscali) dall’attivare i contratti di apprendistato. Inoltre, ci resta il dubbio se la novità abbia applicazione retroattiva o se sarà applicata ai contratti successivi al 20 marzo 2014. Chiediamo comunque che, nell’iter di conversione, il d.l. sia modificato, e che il premier Renzi abbandoni la rigidità per cui, dinanzi alla Direzione del P.D., l’ha qualificato “immodificabile”. Argomentiamo. Nell’Italia del Secondo Dopoguerra, l’apprendistato ha contribuito a fare uscire l’Italia dalla povertà conseguente alle distruzioni belliche, funzionando come contratto "a causa mista". Progressivamente, però, i decisori politici ne hanno indebolito la componente della formazione per le competenze di base e trasversali che ciascun apprendista era tenuto a effettuare (in parte all’interno dell’azienda e in parte nel sistema “pubblico” di istruzione e formazione): dalla previsione delle 120 ore annuali di formazione disposte col d.lgs 276/2003 (governo di Centrodestra) siamo scivolati alle 120 ore nel triennio (T.U. del 2011 sull’Apprendistato) e alla facoltatività della formazione se non finanziata dalle Regioni (2013, governo Letta). Si è anche perduto l’obbligo (previsto, ancora, nel d.lgs n.167/2011) di accompagnare il Contratto di apprendistato con il Piano formativo individuale (introdotto nel 1996 con la legge Treu) comprensivo delle attività di istruzione “trasversale” programmate. E dire che nel 2010, lla Cassazione (sentenza n.19834) aveva stabilito che l’apprendistato deve avere un contenuto formativo, in forza della subordinazione delle agevolazioni contributive, non solo in conseguenza dell'obbligo di formazione in capo al datore di lavoro ma anche alla partecipazione a iniziative di formazione esterne previste dai contratti collettivi nazionali. Proposta. L’apprendistato deve conservare la “gamba” formativa, da esogarsi (e certificarsi, nell’ottica della Lifelong Education e della valenza, ai fini dell’inquadramento contrattuale, dei titoli acquisiti dai lavoratori in qualunque tipo di percorso di apprendimento) anche fuori dall’azienda, nel sistema pubblico. Approviamo che l’apprendistato si caratterizzi per l’applicazione all’esperienza lavorativa ma sappiamo che oggi tutti i lavori richiedono, oltre che conoscenze tecniche, capacità di pensiero autonomo, di organizzazione, comunicazione e apprendimento continuo. Occorre che le aziende continuino a supportare obbligatoriamente la formazione culturale degli apprendisti secondo un Piano formativo individuale, ed è necessario che le Regioni continuino a fornire agli apprendisti la formazione trasversale: in entrambi i casi si tratta di attività formative che configurano una sorta di investimento in capitale umano, cioè che danno utili alla lunga, in termini di qualità professionale e di produttività della forza lavoro. Ancor più questa esigenza è imposta dal fatto che con l’art.48 comma 8 della Legge n.183 è stato stabilito che “…l'obbligo di istruzione di cui all'articolo 1, comma 622, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, e successive modificazioni, si assolve anche nei percorsi di apprendistato per l'espletamento del diritto-dovere di istruzione e formazione di cui al predetto articolo 48 del decreto legislativo n. 276 del 2003”. E’ possibile fingere che, compiuti i 15 anni di età, la persona non abbia bisogno di proseguire nella formazione culturale ? Il ministro Giannini non fa viste di accorgersi di questo impoverimento dell’apprendistato -e plaude (Fonte: lastampa.it - 13/03/2014) alla semplificazione nelle modalità di contrattualizzazione: “Sarà superata la necessità di una causale prevista dalla legge Fornero che è stata causa di molti pasticci”).

° Nell’apprendistato, la formazione culturale non può essere residuale né facoltativa
Non convince la modificazione che il ministro del Lavoro Poletti ha introdotto al comma 3 art.4 D.Lgs. 14 settembre n.167: la novità ha un prezzo sproporzionato.
E’ in vigore dal 21 marzo il d.l. n.34/2014 recante: “Disposizioni urgenti per favorire il rilancio dell'occupazione e per la semplificazione degli adempimenti a carico delle imprese”. Al Capo I “Disposizioni in materia di contratto di lavoro a termine e di apprendistato”, l’Art. 2: “Semplificazione delle disposizioni in materia di contratto di apprendistato” stabilisce: 1. Sono apportate le seguenti modificazioni: a) all'articolo 2…(omissis…); b) all'articolo 3 (omissis…); c) all'articolo 4, al comma 3, le parole: «, e' integrata,» sono sostituite dalle seguenti: «, puo' essere integrata,». Vediamo il testo che viene modificato: “Art.4.3. La formazione di tipo professionalizzante e di mestiere, svolta sotto la responsabilita' della azienda, e' integrata, nei limiti delle risorse annualmente disponibili, dalla offerta formativa pubblica, interna o esterna alla azienda, finalizzata alla acquisizione di competenze di base e trasversali per un monte complessivo non superiore a centoventi ore per la durata del triennio e disciplinata dalle Regioni sentite le parti sociali e tenuto conto dell'eta', del titolo di studio e delle competenze dell'apprendista”. Il sollevare le aziende dall’obbligo («e' integrata», diventa «puo' essere integrata») costituisce una modificazione del d.lgs. n. 16/2011 sostanziale sotto il profilo formativo, e che produce un saldo algebrico negativo tra il danno che provoca e il connesso vantaggio. Non sappiamo immaginare quale intralcio queste quote di formazione possano costituire, tanto gravoso da distogliere i datori di lavoro (che vengono incentivati con sgravi fiscali) dall’attivare i contratti di apprendistato. Inoltre, ci resta il dubbio se la novità abbia applicazione retroattiva o se sarà applicata ai contratti successivi al 20 marzo 2014. Chiediamo comunque che, nell’iter di conversione, il d.l. sia modificato, e che il premier Renzi abbandoni la rigidità per cui, dinanzi alla Direzione del P.D., l’ha qualificato “immodificabile”. Argomentiamo. Nell’Italia del Secondo Dopoguerra, l’apprendistato ha contribuito a fare uscire l’Italia dalla povertà conseguente alle distruzioni belliche, funzionando come contratto "a causa mista". Progressivamente, però, i decisori politici ne hanno indebolito la componente della formazione per le competenze di base e trasversali che ciascun apprendista era tenuto a effettuare (in parte all’interno dell’azienda e in parte nel sistema “pubblico” di istruzione e formazione): dalla previsione delle 120 ore annuali di formazione disposte col d.lgs 276/2003 (governo di Centrodestra) siamo scivolati alle 120 ore nel triennio (T.U. del 2011 sull’Apprendistato) e alla facoltatività della formazione se non finanziata dalle Regioni (2013, governo Letta). Si è anche perduto l’obbligo (previsto, ancora, nel d.lgs n.167/2011) di accompagnare il Contratto di apprendistato con il Piano formativo individuale (introdotto nel 1996 con la legge Treu) comprensivo delle attività di istruzione “trasversale” programmate. E dire che nel 2010, lla Cassazione (sentenza n.19834) aveva stabilito che l’apprendistato deve avere un contenuto formativo, in forza della subordinazione delle agevolazioni contributive, non solo in conseguenza dell'obbligo di formazione in capo al datore di lavoro ma anche alla partecipazione a iniziative di formazione esterne previste dai contratti collettivi nazionali. Proposta. L’apprendistato deve conservare la “gamba” formativa, da esogarsi (e certificarsi, nell’ottica della Lifelong Education e della valenza, ai fini dell’inquadramento contrattuale, dei titoli acquisiti dai lavoratori in qualunque tipo di percorso di apprendimento) anche fuori dall’azienda, nel sistema pubblico. Approviamo che l’apprendistato si caratterizzi per l’applicazione all’esperienza lavorativa ma sappiamo che oggi tutti i lavori richiedono, oltre che conoscenze tecniche, capacità di pensiero autonomo, di organizzazione, comunicazione e apprendimento continuo. Occorre che le aziende continuino a supportare obbligatoriamente la formazione culturale degli apprendisti secondo un Piano formativo individuale, ed è necessario che le Regioni continuino a fornire agli apprendisti la formazione trasversale: in entrambi i casi si tratta di attività formative che configurano una sorta di investimento in capitale umano, cioè che danno utili alla lunga, in termini di qualità professionale e di produttività della forza lavoro. Ancor più questa esigenza è imposta dal fatto che con l’art.48 comma 8 della Legge n.183 è stato stabilito che “…l'obbligo di istruzione di cui all'articolo 1, comma 622, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, e successive modificazioni, si assolve anche nei percorsi di apprendistato per l'espletamento del diritto-dovere di istruzione e formazione di cui al predetto articolo 48 del decreto legislativo n. 276 del 2003”. E’ possibile fingere che, compiuti i 15 anni di età, la persona non abbia bisogno di proseguire nella formazione culturale ? Il ministro Giannini non fa viste di accorgersi di questo impoverimento dell’apprendistato -e plaude (Fonte: lastampa.it - 13/03/2014) alla semplificazione nelle modalità di contrattualizzazione: “Sarà superata la necessità di una causale prevista dalla legge Fornero che è stata causa di molti pasticci”).

° Stabilizzazione dei precari della Scuola che hanno svolto almeno tre anni di servizio
Per conoscere il parere della Corte di Giustizia Europea dovremo attendere qualche mese. Pacifico si appella al Ministro Giannini perché si attivi anticipatamente.
L’andamento dell’udienza che giovedì scorso la Corte ha dedicato all’argomento lascia bene sperare per due circostanze: 1- La Commissione Europea – per bocca del funzionario che la ha rappresentato nel dibattimento - si è espressa a favore degli insegnanti dichiarando, senza mezzi termini, che non esistono ragioni obiettive in grado di giustificare un numero così elevato di precari nella Scuola italiana; 2 – La Corte è sembrata avere le idee chiare sulla materia, non avendo posto domande al rappresentate dell’Avvocatura dello Stato italiano. La decisione della Corte europea sarà vincolante per i giudici italiani, sicché in caso di sentenza favorevole ai precari il Governo dovrà provvedere. Marcello Pacifico, presente al dibattimento, proseguendo nell’impegno a favore dei colleghi precari fa appello alla Giannini perché, prevenendo il verdetto del collegio del Lussemburgo, legiferi a favore dei precari: “Il ministro Giannini … proceda immediatamente a stabilizzare i 125 mila precari nella scuola in servizio su posti vacanti e disponibili: ciò permetterebbe di evitare l’innescarsi di cause giudiziarie che porterebbero lo Stato italiano ad essere condannato a risarcire danni superiori ai 4 miliardi di euro”. Le possibilità che l’appello di Pacifico alla Giannini sia accolto sono poche, stando a recenti dichiarazioni del Ministro e ai silenzi della maggioranza che sostiene il governo; il fatto è che il male del precariato sine die affligge tutta la pubblica amministrazione, e ciò rende molto difficile affrontarlo, al Governo. Si aggiunga che la parte politica berlusconiana è contraria all’eventualità di una assunzione collettiva dei circa 120mila docenti e 20mila ATA precari che, secondo un nostro calcolo, sono in possesso del requisito minimo (36 mesi di servizio con contratti a t.d. anche non continuativi). D’altra parte, è pur vero che – come attestato dalla Ragioneria generale dello Stato - il mantenimento di una mole così alta di precari nella scuola è costata tra 2007 e 2012 ben 350 milioni di euro. Ed è pur vero che, in atto, ci sono almeno 125 mila posti disponibili: 25 mila per gli Ata e circa 100 mila cattedre nelle quali gli insegnanti si alternano (con intralcio alla necessaria continuità didattica).

° Knowledge:Modi e mondi nuovi del pensiero, all’epoca della Information Technology
Un’iniziativa di Nuvolaverde, in collaborazione con Rai Educational e Gruppo 24 Ore, per divulgare gli strumenti necessari alla gestione della conoscenza digitale
Nuvolaverde è un soggetto informativo-educativo-formativo che, nel rispetto dell'ambiente e dell'intelligent Energy, coinvolge cittadini e istituzioni in iniziative finalizzate alla costruzione di un futuro sostenibile. Questa specifica iniziativa è volta a informare gli studenti su come l’apprendimento si stia modificando, in questo tempo della rivoluzione digitale, e su quali siano degli effetti di questa trasformazione sugli stili di vita, di consumo, di lavoro, e sulla gestione dell’informazione e del sapere. Gli incontri sono programmati con studenti delle scuole secondarie di II grado di L’Aquila, Cosenza, Napoli, Roma, Trento, Bergamo, Monza, Milano; in collaborazione con le scuole superiori di Monza e Brianza sarà attivato un corso sperimentale. Gli allievi saranno istruiti su: comunicazione digitale; web writing; cloud; data management; Internet of everythings; microblogging; web reputation; video editing; progettazione e stampa 3D; progettazione e realizzazioni di realtà aumentatasi. A fine a.s. 2013/14, sarà organizzato un Meeting, in Lombardia. L’iniziativa può essere seguita on line con lo streaming video: Rai Educational e Il Sole 24Ore. Informazioni: sul sito istituzionale del MIUR: www.istruzione.it, e su http://social.nuvolaverde.org/elementType/post/elementId/87489/id_group/-1.

° L’istituto dell’Apprendistato non è valso a contenere la disoccupazione
Giovanni Scancarello segnala il trend discendente dei dati. Riportiamo, in parte.
“Già nel 2011 l'apprendistato registra una flessione del 6,9% rispetto all'anno precedente. Il trend negativo inizia dopo il 2008, con i contratti di apprendistato che nelle aziende artigiane passa dal 32,1% nel 2009 al 31,7% nel 2011. Soprattutto i lavoratori più giovani quelli che hanno pagato maggiormente la crisi dell'apprendistato: dal 2009 al 2011 i contratti di qualifica e diploma professionale diminuiscono del 36,2%. Oggi solo il 10% dei lavoratori entra con contratto di apprendistato, mentre il 68% accede al primo impiego con contratto a termine. Di fronte ai dati disastrosi sull'occupazione (il 12,9% degli italiani è disoccupato, un giovane su due a casa al Sud, il 22,4% di 15-24enni è neet”. (Fonte:Italiaoggi - 25 marzo 2014)

° Stabilizzazione dei precari della Scuola che hanno svolto almeno tre anni di servizio
Per conoscere il parere della Corte di Giustizia Europea dovremo attendere qualche mese. Pacifico si appella al Ministro Giannini perché si attivi anticipatamente.
L’andamento dell’udienza che giovedì scorso la Corte ha dedicato all’argomento lascia bene sperare per due circostanze: 1- La Commissione Europea – per bocca del funzionario che la ha rappresentato nel dibattimento - si è espressa a favore degli insegnanti dichiarando, senza mezzi termini, che non esistono ragioni obiettive in grado di giustificare un numero così elevato di precari nella Scuola italiana; 2 – La Corte è sembrata avere le idee chiare sulla materia, non avendo posto domande al rappresentate dell’Avvocatura dello Stato italiano. La decisione della Corte europea sarà vincolante per i giudici italiani, sicché in caso di sentenza favorevole ai precari il Governo dovrà provvedere. Marcello Pacifico, presente al dibattimento, proseguendo nell’impegno a favore dei colleghi precari fa appello alla Giannini perché, prevenendo il verdetto del collegio del Lussemburgo, legiferi a favore dei precari: “Il ministro Giannini … proceda immediatamente a stabilizzare i 125 mila precari nella scuola in servizio su posti vacanti e disponibili: ciò permetterebbe di evitare l’innescarsi di cause giudiziarie che porterebbero lo Stato italiano ad essere condannato a risarcire danni superiori ai 4 miliardi di euro”. Le possibilità che l’appello di Pacifico alla Giannini sia accolto sono poche, stando a recenti dichiarazioni del Ministro e ai silenzi della maggioranza che sostiene il governo; il fatto è che il male del precariato sine die affligge tutta la pubblica amministrazione, e ciò rende molto difficile affrontarlo, al Governo. Si aggiunga che la parte politica berlusconiana è contraria all’eventualità di una assunzione collettiva dei circa 120mila docenti e 20mila ATA precari che, secondo un nostro calcolo, sono in possesso del requisito minimo (36 mesi di servizio con contratti a t.d. anche non continuativi). D’altra parte, è pur vero che – come attestato dalla Ragioneria generale dello Stato - il mantenimento di una mole così alta di precari nella scuola è costata tra 2007 e 2012 ben 350 milioni di euro. Ed è pur vero che, in atto, ci sono almeno 125 mila posti disponibili: 25 mila per gli Ata e circa 100 mila cattedre nelle quali gli insegnanti si alternano (con intralcio alla necessaria continuità didattica).

° Knowledge:Modi e mondi nuovi del pensiero, all’epoca della Information Technology
Un’iniziativa di Nuvolaverde, in collaborazione con Rai Educational e Gruppo 24 Ore, per divulgare gli strumenti necessari alla gestione della conoscenza digitale
Nuvolaverde è un soggetto informativo-educativo-formativo che, nel rispetto dell'ambiente e dell'intelligent Energy, coinvolge cittadini e istituzioni in iniziative finalizzate alla costruzione di un futuro sostenibile. Questa specifica iniziativa è volta a informare gli studenti su come l’apprendimento si stia modificando, in questo tempo della rivoluzione digitale, e su quali siano degli effetti di questa trasformazione sugli stili di vita, di consumo, di lavoro, e sulla gestione dell’informazione e del sapere. Gli incontri sono programmati con studenti delle scuole secondarie di II grado di L’Aquila, Cosenza, Napoli, Roma, Trento, Bergamo, Monza, Milano; in collaborazione con le scuole superiori di Monza e Brianza sarà attivato un corso sperimentale. Gli allievi saranno istruiti su: comunicazione digitale; web writing; cloud; data management; Internet of everythings; microblogging; web reputation; video editing; progettazione e stampa 3D; progettazione e realizzazioni di realtà aumentatasi. A fine a.s. 2013/14, sarà organizzato un Meeting, in Lombardia. L’iniziativa può essere seguita on line con lo streaming video: Rai Educational e Il Sole 24Ore. Informazioni: sul sito istituzionale del MIUR: www.istruzione.it, e su http://social.nuvolaverde.org/elementType/post/elementId/87489/id_group/-1.

° L’istituto dell’Apprendistato non è valso a contenere la disoccupazione
Giovanni Scancarello segnala il trend discendente dei dati. Riportiamo, in parte.
“Già nel 2011 l'apprendistato registra una flessione del 6,9% rispetto all'anno precedente. Il trend negativo inizia dopo il 2008, con i contratti di apprendistato che nelle aziende artigiane passa dal 32,1% nel 2009 al 31,7% nel 2011. Soprattutto i lavoratori più giovani quelli che hanno pagato maggiormente la crisi dell'apprendistato: dal 2009 al 2011 i contratti di qualifica e diploma professionale diminuiscono del 36,2%. Oggi solo il 10% dei lavoratori entra con contratto di apprendistato, mentre il 68% accede al primo impiego con contratto a termine. Di fronte ai dati disastrosi sull'occupazione (il 12,9% degli italiani è disoccupato, un giovane su due a casa al Sud, il 22,4% di 15-24enni è neet”. (Fonte:Italiaoggi - 25 marzo 2014)

Mobilità - Personale della Scuola
Il MIUR rende noto di avere prorogato al 2 aprile il termine per la presentazione delle domande di trasferimento e di passaggio per l'anno scolastico 2014/2015 per il personale docente ed educativo.

° Scuola estiva di Fisica, per studenti delle classi IV delle Secondarie di II grado
Si terrà dal 23 al 28 del giugno prossimo presso l’Università di Udine
La “scuola di eccellenza” è organizzata in collaborazione dal MIUR – D.G. per lo studente, l’itegrazione, la partecipazione e la comunicazione - e da numerose università ed enti di ricerca. Il numero degli ammessi è fissato in 30 studenti, accolti dall’organizzazione per ciò che attiene le spese di vitto e alloggio. Il bando è disponibile nel sito del MIUR. Le domande, entro le ore 12,00 del 16 maggio prossimo: - per posta ordinaria, compilando il modello predisposto, a: CIRD – UNIVERSITA’ di UDINE, via delle Scienze, 206 – 33100 Udine; o via email a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.. Informazioni sul sito:www.fisica.uniud.it/URDF/laurea/idifo5/sefms2014.html

° Giovani ricercatori crescono
L’Ufficio Stampa MIUR rimarca il boom delle adesioni al Bando ‘Sir’, per ricercatori under 40: sono arrivate oltre 5.000 proposte; 33 anni l’età media dei concorrenti.
Il bando, destinato ai giovani ricercatori, ha una dotazione di oltre 47 milioni di euro. I progetti presentati riguardano il settore delle Scienze delle vita (1909), quello della Fisica, Chimica e Ingegneria (1.565), quello delle Scienze umane. 2.675 progetti sono stati presentati da donne e 2.577 da uomini. Le assegnazioni si conosceranno entro l’autunno prossimo.

° Passaggio a Nord: l’esodo dei giovani universitari
La Questione Meridionale è da quasi un secolo e mezzo all’attenzione dei decisori politici che, dai risultati, sembra siano stati impegnati in un ameno esercizio
Dal Rapporto sullo stato del sistema universitario e della ricerca 2013 (pubblicato dall’Anvur) risulta che tra i pochi giovani meridionali che si iscrivono all’università, uno su quattro sceglie un ateneo fuori dalla propria regione (scelta che, nelle altre regioni del Paese, è fatta da meno di un giovane su dieci). (Fonte: Pietro Greco - l’Unità - 24/03/2014)
Aggiungiamo che, nelle regioni meridionali, altri due macrofenomeni contribuiscono a impoverire il capitale culturale: l’esodo verso Nord dei laureati (negli ultimi dieci anni, 170mila unità) e l’ingresso di decine di migliaia di giovani extracomunitari privi di formazione superiore. Si comprende da ciò quale possibilità ci siano di avere una classe dirigente meridionale in grado di fronteggiare le sfide dei nostri tempi. Quale sia, in atto, la qualità della classe politica meridionale è noto dalla cronaca giudiziaria; quale sia, nelle regioni meridionali, il livello della dirigenza intermedia lo si comprende facilmente se si considera che i ruoli della burocrazia sono stati ricoperti (a volte senza concorso) con procedure clientelari.

° Senza la competenza linguistica in Inglese…
Chi frequenta i siti web per la ricerca del lavoro sa bene che le competenze in inglese (parlato) e in informatica sono dirimenti.
Ragionevolmente, sempre dobbiamo attenderci che ciascuno sappia bene operare a seconda delle proprie competenze ed esperienze. E’ la ragione per la quale abbiamo sempre auspicato che all’Istruzione vada un ministro che sappia di Scuola, ed è anche la ragione per la quale accogliamo con soddisfazione (e fiducia) l’intenzione del ministro Giannini in ordine al potenziamento dell’insegnamento precoce dell’Inglese ai bambini. Per prima cosa, ovviamente, c’è da fare una conversione a U rispetto al provvedimento che ha allontanato gli specialisti di lingua dai posti di insegnamento nella scuola primaria. Riportiamo, dall’intervista di Corrado Zunino al ministro Giannini, glottologa, ex rettore dell’Università per stranieri di Perugia.
“I nostri giovani devono imparare a dialogare col mondo, per questo serve una full immersion già alla primaria con insegnanti madrelingua o quasi. … Dobbiamo lavorare sulle lingue, mamma mia. Possibile che solo in Italia si parli questo pessimo inglese? A 18 anni bisognerebbe stare, almeno, al livello C2, quello che ti consente di dialogare con il mondo, di lavorare. L’inglese è come lo sci: o lo impari da piccolo o zoppichi tutta la vita. Cercheremo di immettere nelle nostre scuole insegnanti madrelingua o “native like”. E dovremo sperimentare classi di “solo inglese” e “solo francese”, dove alcune materie saranno insegnate solo nella lingua straniera. Le due ore a settimana propinate da insegnanti oggettivamente scarsi servono a poco….