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° Guardando alla nuova gestione politica del MIUR
Alcuni temi sui quali la ministro Stefania Giannini si è pronunciata
Le parole d’ordine alle quali informerà le scelte operative sono: Merito e Valutazione; entrambe poggiano sull’attuazione dell’Autonomia scolastica. Lo vediamo dalle parole stesse del ministro: «Ci sono due parole fondamentali su cui secondo me dobbiamo basare tutta la nostra azione: merito e valutazione. Per i docenti, così come per gli studenti, si devono adottare criteri premiali che consentano agli insegnanti di migliorarsi e essere premiati per i loro miglioramenti La valutazione si collega all’autonomia e alla responsabilità di chi è autore del processo. Posso fare l’esempio delle università, che sono diventate responsabili di sé stesse da quando sono istituzioni con bilancio autonomo. Credo che nella scuola si debba introdurre questo concetto». (Fonte, Il Messaggero, 23 febbraio 2014). Proponiamo, di seguito, tre ordini di considerazioni:
1- Ciò che fin qui, dall’a.s. 2000/01, ha impedito la piena attuazione dell’Autonomia scolastica è l’esiguità del finanziamento del servizio scolastico (in atto, 53 miliardi per anno finanziario). Le singole scuole non sono nella condizione di configurare un’offerta formativa consentanea alle caratteristiche dell’utenza, e solo in piccola misura realizzano iniziative per favorire inclusione, merito, flessibilità, personalizzazione dei percorsi, orientamento; ancora meno, possono offrire servizi al territorio di riferimento e alla comunità locale; quanto alle risorse necessarie a incentivare le performance dei docenti e a valorizzarne le professionalità, è noto come, con il placet di alcune sigle sindacali, siano state quasi azzerate dirottandole agli scatti di carriera. Si aggiunga che la normativa sull’autonomia finanziaria è, rispetto a quelle sull’autonomia didattica/organizzativa, più timida; senza autonomia finanziaria c’è autonomia.
2- Qualità dell’offerta formativa. Stantibus rebus, non si può dare alle scuole la responsabilità in ordine ai risultati. L’autoverifica e l’accountability verso l’esterno sono compromesse. La valutazione esterna ne è condizionata (specialmente quella che fa riferimento a metodi e standard valutativi a livello internazionale), ed è fuorviante adottare criteri (sia pure di valutazione indiretta) di valutazione della didattica che facciano riferimento – come avviene con i test INVALSI - ai risultati che gli alunni hanno conseguito nel processo di apprendimento. Sono possibili forme interne più efficaci di valutazione dei docenti, con riferimento al curricolo, all’impegno effettivo di lavoro, alle mansioni e responsabilità aggiuntive (da assegnarsi a chi ha maturato un congruo servizio); forme alle quali deve corrispondere riconoscimento economico.
Nessun pregiudizio a che nei nuclei di autovalutazione d’istituto figurino soggetti esterni.
3- Ferma restando l’opportunità che, quanto alle competenze dei contenuti disciplinari, gli insegnanti delle scuole si aggiornino ciclicamente presso le università, riteniamo, invece, un errore affidare prevalentemente alle università la loro formazione e aggiornamento didattico perché la separatezza degli atenei produce che, tra i docenti universitari – anche tra quelli preparati sul piano epistemologico disciplinare –, i più non abbiano gli strumenti esperienziali necessari a suggerire metodiche didattiche adatte al fanciullo, al bambino, al preadolescente, all’adolescente, al ragazzo. Opportunamente, le SSIS, affidavano la direzione dei laboratori didattici per lo più a tutor e supervisori provenienti dagli organici della Scuola. Per il futuro, sarebbe preferibile che i docenti dei corsi di laurea specialistica per l’insegnamento fossero scelti tra coloro che abbiano compiuto un periodo di insegnamento nelle scuole; in tali corsi, inoltre, gli specializzandi dovrebbero effettuare un buon numero di ore di laboratorio didattico.

° Grande incertezza sul riconoscimento economico delle posizioni ATA
Convertito in legge il d.l. sugli scatti stipendiali, Miur e sindacati ne tratteranno.
Latitante il MIUR – che, pure, lo scorso 12 gennaio aveva dato assicurazioni che la questione sarebbe stata risolta a tutela dei diritti acquisiti; in confusione il MEF (non sa che cosa debba sospendere; come un chirurgo fantozziano in sala operatoria), come evidenzia il messaggio NoiPA 018 - 18 febbraio: “Ministero dell’Economia e delle Finanze – Dipartimento dell’amministrazione generale, del personale e dei servizi – Direzione sistemi informativi e dell’innovazione. OGGETTO: Comparto scuola. Prima e seconda posizione economica personale A.T.A. blocco erogazione beneficio economico con decorrenza 1° settembre 2011 e annualità successive. Ulteriori chiarimenti. Come comunicato con messaggio n. 016/2014 del 14 febbraio 2014, sono in corso di attuazione una serie di interventi nei confronti del personale ATA del comparto scuola, riguardanti il blocco dei benefici A.T.A. con decorrenza 1° settembre 2011 e annualità successive. In riferimento alla sospensione disposta sulla rata di febbraio 2014, a seguito di ulteriori verifiche, sono emerse alcune fattispecie per le quali si è reso necessario richiedere ulteriori chiarimenti al Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, al fine di un’eventuale regolarizzazione sulla rata di marzo 2014. In particolare sono state individuate le seguenti casistiche per le quali attualmente è stata disposta la sospensione su febbraio 2014: - personale ATA dell’Area B con indennità di prima posizione in godimento con decorrenza antecedente al 1° settembre 2011 (codice assegno 386/B) e passaggio alla seconda posizione (codice assegno 386/B2) con decorrenza successiva al 1° settembre 2011; - personale ATA dell’Area A, con posizione economica con decorrenza antecedente al 1° settembre 2011 (codice assegno 386/A), passato all’Area B con decorrenza successiva al 1° settembre 2011; - personale ATA di ruolo, con posizione economica con decorrenza antecedente al 1° settembre 2011, che abbia stipulato un contratto a tempo determinato in un periodo successivo al 1° settembre 2011. F.to LOTTI”.

° La Fondazione “Giovanni Agnelli” e l’INVALSI
Durante la presentazione del report dedicato alla valutazione del sistema Scuola, la Fondazione ha espresso, per la prima volta, un giudizio critico sull’INVALSI.
Per anni l’investitura all’INVALSI è stata presentata quasi fosse volere divino; ora se ne discute ! Evidentemente, gutta cavat lapidem, e tra le gocce alcune sono cadute da questa rubrica. «False partenze, cambiamenti di direzione, incapacità di comunicare con chiarezza gli obiettivi, inaccuratezze tecniche». Pensate ! Lo dice Andrea Gavosto, della Fondazione Agnelli, istituto di ricerca nelle Scienze umane e sociali, che di solito ha appoggiato i progetti di valutazione del sistema scolastico. Tra gli articoli dei quotidiani sul Report della Fondazione, quello di Flavia Amabile - lastampa.it,19.02.2014 – (ne riportiamo passi) ci sembra cogliere la sostanza di una questione di non agevole comprensione dai non addetti ai lavori. L’articolo di Flavia Amabile, però, glissa affermazioni che, a parer nostro, vanno puntualizzate. Ne evidenziamo quattro.
░ Primo brano. “La scuola italiana deve utilizzare per forza i test Invalsi e tutto quello che li circonda? Se lo chiede la Fondazione Agnelli, nel suo ultimo rapporto tutto dedicato alla valutazione della scuola, mettendo per la prima volta un punto interrogativo nel suo giudizio sulla complessa macchina che dovrebbe permettere agli istituti italiani di capire chi sono, dove vanno e perché. Dietro questo dubbio si nasconde una provocazione ma soprattutto un giudizio molto severo su ciò che è accaduto in Italia negli ultimi 15 anni. «False partenze, cambiamenti di direzione, incapacità di comunicare con chiarezza gli obiettivi, inaccuratezze tecniche….”.
Puntualizzazione. Nell’elenco delle storture non rileviamo la principale, fondante: la valutazione di sistema non dovrebbe prescindere dalla programmazione educativa, che è prerogativa delle scuole autonome. Una verifica del sistema scolastico che non faccia riferimento all’autonomia programmatoria valuta un mondo scolastico immaginario; si aggiunga che nel programmare le scelte effettive, i collegi dei docenti le contestualizza sulle caratteristiche di alunni e territorio.
░ Secondo brano. La Fondazione dichiara: “Per gli insegnanti, oggi i test sono considerati soltanto un modo per farli fuori… Ma come sperare che la macchina funzioni senza di loro ? … Anche il più perfetto dei sistemi di valutazione è destinato a sicuro fallimento”. Puntualizzazione. Con i test, l’Invalsi non “fa fuori” gli insegnanti ma “si intromette” nella funzione didattica. La didattica (e la valutazione che ne è una funzione) è esercizio esclusivo delle scuole autonome, e i collegi sono formati da personale a questo scopo qualificato dallo Stato, che non può essere surrogato da chi, anche qualificato, non ha gli strumenti necessari perché non opera in situazione didattica. La intromissione dell’INVALSI sarebbe lecita se si modificasse, per legge, la funzione docente, o se l’Invalsi avesse personale proprio nei Collegi. 
░ Terzo brano. Secondo la Fondazione Agnelli, “Bisogna coinvolgere i professori, garantendo maggiore trasparenza nei criteri di scelta dei collaboratori dell’Invalsi”. Puntualizzazione. Come fare è ovvio: in ogni scuola, un nucleo di docenti dovrebbe fare parte dell’INVALSI, a titolo di collaboratori esperti tecnici. La trasparenza ? Come il Collegio elegge il Comitato di valutazione del servizio dei docenti, così può eleggere questi rappresentanti. Anzi, si dovrebbe tornare, dopo decenni di barbarie reazionaria, alla previsione di cui ai decreti Misasi sulla eleggibilità, nei Collegi, dei collaboratori dell’ufficio di presidenza. La scuola è luogo di autonomia culturale, al pari dell’università; la discrezionalità dei “capi” lasciamola alle caserme, dov’è una necessità. 
░ Quarto brano. Secondo la Fondazione Agnelli, “Il Miur ha mantenuto una certa ambiguità sugli utilizzi futuri, dando adito a dubbi e sospetti. È necessario sganciare del tutto i risultati della valutazione da qualsiasi tipo di premio o di punizione. Ed evitare anche che le prove siano utilizzate per valutare contemporaneamente ragazzi, scuole e prof perché «si creano i presupposti per la loro manipolazione”. Puntualizzazione. Parole tardive. E’ inconcepibile che per anni un istituto di ricerca tanto prestigioso si sia astenuto dall’evidenziare ciò che adesso sostiene ed è evidente anche a chi sconosca i rudimenti della docimologia; cioè, che la qualità delle scuole e la qualità professionale dei docenti è, sì, correlata al profitto degli alunni, ma in misura percentuale concorrendovi insieme a fattori molteplici, soggettivi degli alunni, obiettivi (quali, le risorse), ambientali e delle famiglie (socio-economico-culturali ambientali, e politici). Ergo: la struttura dei test di profitto degli alunni poco serve alla valutazione (premiale o no) delle scuole e degli insegnanti. In sintesi: Restiamo dell’idea che la collaborazione tra scuole e INVALSI presupponga: 1. che l’Istituto possa adattare i test alla programmazione didattica; 2. che non interferisca nelle valutazioni, all’esame conclusivo del I ciclo; 3. che prenda atto della differenza tra test funzionali alla valutazione di sistema e test per la valutazione degli alunni.

° La Fondazione “Giovanni Agnelli” e l’INVALSI
Durante la presentazione del report dedicato alla valutazione del sistema Scuola, la Fondazione ha espresso, per la prima volta, un giudizio critico sull’INVALSI.
Per anni l’investitura all’INVALSI è stata presentata quasi fosse volere divino; ora se ne discute ! Evidentemente, gutta cavat lapidem, e tra le gocce alcune sono cadute da questa rubrica. «False partenze, cambiamenti di direzione, incapacità di comunicare con chiarezza gli obiettivi, inaccuratezze tecniche». Pensate ! Lo dice Andrea Gavosto, della Fondazione Agnelli, istituto di ricerca nelle Scienze umane e sociali, che di solito ha appoggiato i progetti di valutazione del sistema scolastico. Tra gli articoli dei quotidiani sul Report della Fondazione, quello di Flavia Amabile - lastampa.it,19.02.2014 – (ne riportiamo passi) ci sembra cogliere la sostanza di una questione di non agevole comprensione dai non addetti ai lavori. L’articolo di Flavia Amabile, però, glissa affermazioni che, a parer nostro, vanno puntualizzate. Ne evidenziamo quattro.
░ Primo brano. “La scuola italiana deve utilizzare per forza i test Invalsi e tutto quello che li circonda? Se lo chiede la Fondazione Agnelli, nel suo ultimo rapporto tutto dedicato alla valutazione della scuola, mettendo per la prima volta un punto interrogativo nel suo giudizio sulla complessa macchina che dovrebbe permettere agli istituti italiani di capire chi sono, dove vanno e perché. Dietro questo dubbio si nasconde una provocazione ma soprattutto un giudizio molto severo su ciò che è accaduto in Italia negli ultimi 15 anni. «False partenze, cambiamenti di direzione, incapacità di comunicare con chiarezza gli obiettivi, inaccuratezze tecniche….”.
Puntualizzazione. Nell’elenco delle storture non rileviamo la principale, fondante: la valutazione di sistema non dovrebbe prescindere dalla programmazione educativa, che è prerogativa delle scuole autonome. Una verifica del sistema scolastico che non faccia riferimento all’autonomia programmatoria valuta un mondo scolastico immaginario; si aggiunga che nel programmare le scelte effettive, i collegi dei docenti le contestualizza sulle caratteristiche di alunni e territorio.
░ Secondo brano. La Fondazione dichiara: “Per gli insegnanti, oggi i test sono considerati soltanto un modo per farli fuori… Ma come sperare che la macchina funzioni senza di loro ? … Anche il più perfetto dei sistemi di valutazione è destinato a sicuro fallimento”. Puntualizzazione. Con i test, l’Invalsi non “fa fuori” gli insegnanti ma “si intromette” nella funzione didattica. La didattica (e la valutazione che ne è una funzione) è esercizio esclusivo delle scuole autonome, e i collegi sono formati da personale a questo scopo qualificato dallo Stato, che non può essere surrogato da chi, anche qualificato, non ha gli strumenti necessari perché non opera in situazione didattica. La intromissione dell’INVALSI sarebbe lecita se si modificasse, per legge, la funzione docente, o se l’Invalsi avesse personale proprio nei Collegi.
░ Terzo brano. Secondo la Fondazione Agnelli, “Bisogna coinvolgere i professori, garantendo maggiore trasparenza nei criteri di scelta dei collaboratori dell’Invalsi”. Puntualizzazione. Come fare è ovvio: in ogni scuola, un nucleo di docenti dovrebbe fare parte dell’INVALSI, a titolo di collaboratori esperti tecnici. La trasparenza ? Come il Collegio elegge il Comitato di valutazione del servizio dei docenti, così può eleggere questi rappresentanti. Anzi, si dovrebbe tornare, dopo decenni di barbarie reazionaria, alla previsione di cui ai decreti Misasi sulla eleggibilità, nei Collegi, dei collaboratori dell’ufficio di presidenza. La scuola è luogo di autonomia culturale, al pari dell’università; la discrezionalità dei “capi” lasciamola alle caserme, dov’è una necessità.
░ Quarto brano. Secondo la Fondazione Agnelli, “Il Miur ha mantenuto una certa ambiguità sugli utilizzi futuri, dando adito a dubbi e sospetti. È necessario sganciare del tutto i risultati della valutazione da qualsiasi tipo di premio o di punizione. Ed evitare anche che le prove siano utilizzate per valutare contemporaneamente ragazzi, scuole e prof perché «si creano i presupposti per la loro manipolazione”. Puntualizzazione. Parole tardive. E’ inconcepibile che per anni un istituto di ricerca tanto prestigioso si sia astenuto dall’evidenziare ciò che adesso sostiene ed è evidente anche a chi sconosca i rudimenti della docimologia; cioè, che la qualità delle scuole e la qualità professionale dei docenti è, sì, correlata al profitto degli alunni, ma in misura percentuale concorrendovi insieme a fattori molteplici, soggettivi degli alunni, obiettivi (quali, le risorse), ambientali e delle famiglie (socio-economico-culturali ambientali, e politici). Ergo: la struttura dei test di profitto degli alunni poco serve alla valutazione (premiale o no) delle scuole e degli insegnanti. In sintesi: Restiamo dell’idea che la collaborazione tra scuole e INVALSI presupponga: 1. che l’Istituto possa adattare i test alla programmazione didattica; 2. che non interferisca nelle valutazioni, all’esame conclusivo del I ciclo; 3. che prenda atto della differenza tra test funzionali alla valutazione di sistema e test per la valutazione degli alunni.

shutterstock 162932399 b° Contributi alle scuole: comunicazioneUfficio StampaMiur, 15 aprile 2011
Le istituzioni scolastiche non hanno ragioni e titolo per chiedere contributi alle famiglie se non liberalità finalizzate all’innovazione tecnologica, edilizia scolastica (di competenza degli Enti Locali), miglioramento dell’offerta formativa. Resta la facoltà di richiedere contributi per le spese di laboratorio nelle scuole secondarie di II grado.
Nel comunicato si dice che, nel 2011, il Miur ha accresciuto di 685 milioni lo stanziamento per le scuole statali (l'aumento maggiore da 4 anni): +223 milioni per il funzionamento, +41 milioni per gli straordinari resi dai docenti per supplenze, +191 milioni per il miglioramento dell’offerta formativa; 230 milioni sono destinati a ripianare i debiti pregressi. Per le supplenze dell’anno 2011 sono stati erogati, come acconto, 303 milioni di euro, e sono disposte mensilmente assegnazioni a favore di ogni scuola, se dovessero risultare ulteriori necessità finanziarie (v’è disponibilità di 670 milioni, commisurata al tasso di sostituzione ordinario del 3,16%). Per il 2010/2011 il Miur sta procedendo all’assegnazione di 1,5 miliardi di euro alle scuole statali per il miglioramento dell’offerta formativa; le scuole dovranno utilizzare tali risorse per realizzare, tra l’altro, attività aggiuntive d’insegnamento, di recupero e di potenziamento, attività di progettazione e produzione di materiali utili alla didattica, con particolare riferimento a prodotti informatici. Le attività didattiche aggiuntive (ad es. i corsi pomeridiani) sono quindi gratuite per le famiglie poiché, per l’appunto, finanziate dal Ministero.

 
° Il Consiglio direttivo dell’ANVUR
In data 22/02/2011 è stato firmato dal Presidente della Repubblica il provvedimento di nomina dei componenti del predetto Consiglio. Due polemiche
Del Consiglio direttivo dell'Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca sono stati chiamati a fare parte i professori: Sergio Benedetto, Andrea Bonaccorsi, Massimo Castagnaro, Stefano Fantoni, Giuseppe Novelli, Fiorella Kostoris, Luisa Ribolzi. Si tratta di studiosi prestigiosi ed apprezzati, e tuttavia in VII Commissione permanente del Senato la composizione del Consiglio è in discussione, sulla base di alcune osservazioni critiche emerse in sede di esame delle proposte di nomina dei componenti del Consiglio direttivo (atti nn. da 100 a 106): in sostanza, si lamenta che non siano stati chiamati a farne parte membri
provenienti da università del Sud Italia e la mancanza di un candidato delle aree umanistiche.
(Fonte: Miur, Ufficio Legislativo - EUR)


 
°Con il prossimo settembre avviati, in 16 regioni, 58 corsi ITS
Serviranno a formare quei lavoratori specializzati, in possesso del diploma tecnico superiore, di cui v’è tuttora carenza nel mondo del lavoro.
Finanziati per il 30% dalle Regioni, gli ITS saranno fondazioni compartecipate da:scuole (Itis), imprese, associazioni di categoria, enti pubblici, università, centri di ricerca. Non dovrebbero copiare, nella didattica, le scuole tradizionali: una metà, circa del corpo docente dovrebbe essere formato professionisti operanti nel mondo del lavoro, una parte dell’offerta formativa dovrebbe svolgersi in azienda, si dovrebbe dare spazio notevole all’apprendimento on line. Tra le tematiche principali, i corsi riguarderanno: la moderna tecnologia delle fonti energetiche alternative, il made in Italy, i beni culturali.
(Fonte: ItaliaOggi – 12 aprile 2011)


 
°Cedolare secca sugli affitti
Nel sitowww.agenziaentrate.gov.it, una serie di file chiariscono ai contribuenti i vari aspetti della recente imposta; un software guida all’esercizio dell’opzione.
La "cedolare secca", introdotta dal 2011, è un’imposta che sostituisce quelle attualmente dovute sulle locazioni (articolo 3 del d.lgs 23/2011). E’ un regime facoltativo e si applica in alternativa a quello ordinario; per esso possono optare le persone fisiche titolari del diritto di proprietà o del diritto reale di godimento (per esempio, usufrutto) su unità immobiliari abitative locate; l’opzione non può essere effettuata nell’esercizio di attività di impresa o di arti e professioni; non possono aderire al nuovo regime le società e gli enti non commerciali. C’è tempo fino al 6 giugno per registrare i contratti di locazione i cui termini di registrazione scadono dal 7 aprile e fino a quella data (6 giugno).
(Fonte: Ufficio stampa agenzia delle entrate – 6 aprile 2011)

 

° Scuola: Il lavoro fatto dal MIUR nei dieci mesi della gestione Carrozza
Riportiamo l’elenco postato sul sito web istituzionale. Come si vede, ordinaria amministrazione
Con il Decreto “L'Istruzione riparte” abbiamo previsto un investimento di circa 450 milioni di euro a regime, con provvedimenti come le borse di studio per il trasporto studentesco (15 milioni), fondi per il wireless in aula (15 milioni) e il comodato d’uso di libri e strumenti digitali per la didattica (8 milioni), finanziamenti per potenziare l’orientamento (6,6 milioni) e per la lotta alla dispersione (15 milioni), innovazioni nell'ambito dell'alternanza scuola-lavoro. Ma anche un piano triennale di assunzioni dei docenti e degli Ata, risorse per la formazione dei docenti (10 milioni) e la stabilizzazione di oltre 26mila insegnanti di sostegno…. Per la prima volta da anni, inoltre, siamo tornati a finanziare gli istituti musicali e abbiamo potenziato, con un investimento di 13,2 milioni, l’insegnamento della geografia generale ed economica: un’ora in più negli istituti tecnici e professionali al biennio iniziale. Già con il Decreto del Fare il governo Letta ha previsto un investimento straordinario per l'edilizia scolastica. 450 milioni di euro… Dall’anno prossimo i collegi dei docenti potranno adottare libri nella versione elettronica e mista e caleranno i tetti di spesa… Migliorato il processo delle iscrizioni on line, con un nuovo portale dedicato, la possibilità di preregistrarsi e di seguire in ogni momento l’iter della domanda inoltrata e di recuperare con più facilità la password. Sono state anche studiate soluzioni ad hoc per i bambini di cittadinanza non italiana privi di codice fiscale… “. Costituente per la Scuola e Insegnamento della Storia dell’Arte sono, infine, segnalati come lavori in corso.

° Logica – mente
Il nuovo governo riconosca il merito dei giovani rivalutando i titoli della formazione
Da una ventina di anni, i giovani laureati si orientano numerosi a completare il curricolo con la formazione post-lauream. La fioritura dell’offerta formativa è rigogliosa, con centinaia di corsi, master di I e II livello (anche 1200/1400 ore in uno, due anni), stage di ogni qualità organizzati da atenei, associazioni professionali, scuole nazionali ed estere. In questo scenario, migliaia di professionisti della generazione adulta accolgono ex cathedra decine di migliaia di laureati della generazione giovane replicando lo schema topico della scuola e dell’università: una generazione ha una investitura sovraeminente a vita; l’altra….. Una sorta di Figura dello Spirito, un ritorno eterno nel quale, a volte stanno, ai due poli, gli stessi figuranti; ovviamente il denaro scorre sempre in un verso, arrivando ai piani alti. Da dove parte ? Ovviamente dalle famiglie degli studenti. Il grande successo della formazione post-accademica ci rallegra, di per sè, perché crediamo che un Paese giusto e civile ha lo zoccolo nel livello culturale dei cittadini. Lo crediamo noi, e lo credono le famiglie degli studenti confidando nell’investo in capitale-figli. E lo credono gli studenti che si sobbarcano a stare ancora da questa parte della cattedra (non è che favorisca l’empowerment !). Tutti gli uomini di buona fede lo credono; nessuno pensa che elevare il livello dell’istruzione sia una trappola per canalizzare denaro verso l’alto. E c’è di più: in un caso su due (non ho i dati, ma ho esperienza di questo scenario), è un’autentica passione del sapere che sospinge i giovani a proseguire gli studi: l’autenticità della gente colta. Se poi, però, andiamo a vedere il grado di correlazione tra titolo di studio e placement di questi corsi, riferito agli stage e, ancora più, al lavoro (anche a quello temporaneo), vediamo che una percentuale alta di giovani è in un vicolo cieco. Fregati di brutto, perché impegnati nello studio non si sono candidati ai pochi posti di lavoro in circolazione, e indietro nel tempo non si può tornare. A parte tutto, che i posti di lavoro pubblici siano assegnati a giovani con livello di istruzione inferiore indebolisce il sistema Italia, già appesantito da lavoratori poco o nulla qualificati. Se consideriamo, poi, che in alcune Regioni i posti pubblici di lavoro vengono assegnati – e la costituzione non lo consentirebbe – senza concorso, a cordate di clientes della Casta, si ha la percezione esatta della fregatura. Saprà questo nuovo governo trovare un rimedio affinché i posti di lavoro siano assegnati a chi ha più merito ? Potrebbe trovarlo rivalutando i titoli di studio in una misura che sia determinante per l’attribuzione del lavoro.

° Lavoratori della Scuola in uscita (frustrati)
I dati provvisori del pensionamento 2014. Riportiamo da larepubblica.it
“Il 31 agosto del 2013 andarono in pensione 10.860 insegnanti e 3.662 Ata: amministrativi, tecnici e ausiliari. Il prossimo primo settembre toglieranno il disturbo in 13.380: 2.520 in più, con un aumento pari al 23 per cento. La quota di personale non docente che passerà la mano è invece sostanzialmente invariata: 3.697”. L’Italia è il Paese Ocse con la maggiore quota di insegnanti ultracinquantenni al mondo: il 41 per cento, contro il 26 per cento dell'Ue.
(Fonte: Salvo Intravaia larepubblica.it - 16/02/2014)