Sulla Carta del docenti ai precari sta accadendo quello che il sindacato Anief sostiene da diverso tempo: con la sentenza 29961/2023 della Cassazione, che riconosce il diritto alla card anche ai precari al 30 giugno, il Governo rischia di dover sborsare circa 100 milioni di euro per una platea potenziale di 200mila docenti precari. Ma la somma risarcitoria potrebbe essere molto superiore, considerato che può essere chiesta per gli ultimi cinque anni, quindi, con recuperi fino a 3mila euro a docente, oltre che le decurtazioni al plafond della carta docente già previste per il 2024 e il 2025 e l’estensione del beneficio pure al personale educativo per via di un’altra pronuncia della Cassazione.
Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, ricorda che “grazie all’azione dell’Anief in Corte di Cassazione, la Carta docente è stata confermata anche ai supplenti con contratto in scadenza 30 giugno. La stessa sentenza, seguita sempre da una pronuncia favorevole della Corte di Giustizia europea, che da settembre scorso permette anche ai supplenti con scadenza 31 agosto di ricevere la card annuale da 500 euro senza più ricorrere. Ora, il Governo pensa a inglobarla nello stipendio nel prossimo contratto, ma dovrà sempre pagarla per il servizio svolto negli ultimi 5 anni o dall'invio della diffida interruttiva”.
Il sindacato ricorda, soprattutto, che possono accedere alla Carta del docente da 500 euro annuali, proprio per volere della Suprema Corte, tutti i supplenti annuali, dopo che già era stata stabilita l’apertura ai precari con supplenza in scadenza il 31 agosto col decreto 69/2023. Così, spiega oggi la stampa specializzata, si è arrivati al punto che il Governo Meloni si ritrova “a caccia di coperture per poter pagare la carta del docente da 500 euro anche agli insegnanti precari con contratto fino al 30 giugno”. E “senza una soluzione legislativa definitiva, si profila una nuova impennata del contenzioso e delle richieste di risarcimento da parte degli aspiranti percettori della carta del docente”.
L’alta spesa pubblica per l’errore fatto dal legislatore della Legge 107/15 viene rimarcata, sempre oggi, anche dal Sole 24 Ore, per il quale “se tutte queste richieste fossero accolte, si aprirebbe un buco di decine di milioni di euro nei conti del Ministero dell’Istruzione e del Merito. Inizialmente la carta era riservata solo ai docenti di ruolo, ma diverse sentenze l’hanno poi estesa anche ai precari, sulla scia di una direttiva UE che vieta disparità di trattamento. Il bonus da 500 euro per la formazione dei docenti era stato introdotto nel 2015 dalla legge 107, ma nella pratica viene utilizzato soprattutto per acquisti tecnologici. Il Decreto 69/2023 aveva stanziato 10,9 milioni aggiuntivi per pagare la card ai supplenti fino al 31 agosto 2023, ma solo per quell’anno. Già allora i tecnici del Bilancio avevano espresso perplessità su questa soluzione una tantum”.
Anief ricorda che su questa diatriba hanno fatto giurisprudenza la chiarissima recente interpretazione della Corte di Cassazione dello scorso autunno, più le altrettanto importanti posizioni favorevoli ai precari emesse nel 2022 prima del Consiglio di Stato e subito dopo dalla Corte di Giustizia europea. Una delle ultime sentenze vincenti dell’Anief, oramai ci si avvia verso le 20mila complessive, è quella emessa qualche giorno fa, il 29 maggio, a Cosenza dove il giudice del lavoro ha condannato l’amministrazione scolastica a dare i 1.500 euro della carta docente ad una insegnante supplente tra il 2020 e il 2023.
Nella sentenza di Cosenza si prende come riferimento quanto deciso in precedenza da tribunali di alto rango: nello specifico, si legge nella sentenza, “la mancata previsione dell’assegnazione della carta elettronica anche per i docenti assunti con contratto a tempo determinato era privo di ragioni oggettive, atteso che gli artt. 63 e 64 CCNL, nel disciplinare gli obblighi di formazione, non distinguevano tra personale a tempo determinato e a tempo indeterminato, ponendosi in contrasto anche con la Direttiva 1999/70/CE”.
Nella sentenza emessa in Calabria si ricorda “che la CGUE, con ordinanza del 18.5.2022, aveva statuito che la clausola 4, punto 1 dell’accordo quadro allegato alla Direttiva 1999/70/CE ostava alla normativa nazionale che attribuiva solo ai docenti assunti con contratto a tempo indeterminato la carta elettronica del docente; che il Consiglio di Stato, con sentenza n. 1842/2022, aveva affermato che, secondo una interpretazione conforme agli artt. 3, 35 e 97 Cost., la carta elettronica spettava anche ai docenti assunti con contratto a tempo determinato; che la Corte di Cassazione, con sentenza ex art. 363 bis c.p.c. n. 29961/2023, aveva affermato il diritto oggetto di giudizio; che l’art. 15 DL 69/2023 non aveva efficacia retroattiva e, comunque, andava parzialmente disapplicato; che, dunque, attesi i rilievi di illegittimità della mancata erogazione della carta elettronica del docente per contrarietà agli artt. 3, 35 e 97 della Costituzione, ai principi di diritto comunitario in tema di diritto alla formazione dei lavoratori e di non discriminazione ed alle disposizioni legislative e del CCNL che imponevano il diritto dovere di formazione per tutti i docenti”.
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