Tra una settimana esatta oltre un milione di dipendenti della scuola riceveranno lo stipendio di marzo e scopriranno che sarà più piccolo di quello di febbraio: così andrà avanti per altri otto mesi, fino a novembre compreso. Purtroppo, infatti, nelle buste paga dei docenti e del personale Ata saranno applicate delle imposte regionali e comunali dalla consistenza non indifferente. “Le addizionali regionali e comunali all’Irpef – spiega l’amministrazione attraverso il portale NoiPA - sono calcolate sul reddito dell’anno precedente e applicate in nove rate da marzo a novembre. Si aggiungono alle somme IRPEF dovute da ciascun amministrato, e sono versate direttamente alla regione e al comune di residenza”. Si tratta, chiarisce Orizzonte Scuola, “dell’Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche. Si tratta di due imposte che gravano sui contribuenti e che presentano diverse modalità di calcolo di cui spesso gli stessi lavoratori che subiscono le trattenute, non capiscono il funzionamento”. Questo significa che per quasi tutto il 2023, il compenso mensile del personale scolastico sarà ancora più magro, soprattutto in certe regioni.