Sottrare agli insegnanti precari la Retribuzione professionale docente è illegittimo. Lo ha confermato il Tribunale ordinario di Vicenza – prima sezione civile, settore delle controversie di lavoro e di previdenza - che si è così espresso esaminando il ricorso di una insegnante assistita dai legali Anief che “nell’a.s. 2017-2018 ha svolto servizio a tempo determinato come docente alle dipendenze del Ministero resistente in forza di diversi incarichi di supplenza”: secondo il giudice, che ha risarcito la docente con “954,66 oltre accessori di legge”, tutto parte dall’assunto che “le mansioni svolte dalla ricorrente, e più in generale dai docenti titolari di incarichi a breve o brevissimo termine, non appaiono differire dal punto di vista qualitativo da quelle svolte dai docenti a tempo indeterminato o da quelli assunti a tempo determinato con termine fissato al 30 giungo o al 31 agosto”, come del resto già previsto nella clausola 4 dell’Accordo quadro allegato alla direttiva 1999/70/CE e dalla Corte di Cassazione che hanno invocato “il principio di non discriminazione”.
Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief,” i giudici si stanno rendendo conto che questi trattamenti diversificati verso lavoratori che compiono le stesse mansioni di altri non possono essere più tollerati. Invitiamo, come Anief, i tanti che avessero stipulato contratti di breve durata a presentare ricorso per il recupero della Retribuzione professionale docente: le possibilità di accoglimento della richiesta sono davvero alte”.
LA SENTENZA
Secondo il giudice del lavoro “la domanda va pertanto accolta, in quanto “l’art. 7 del CCNL 15.03.2001 per il personale del comparto scuola, interpretato alla luce del principio di non discriminazione sancito dalla clausola 4 dell’accordo quadro allegato alla direttiva 1999/90/CE, attribuisce al comma 1 la Retribuzione Professionale Docenti a tutto il personale docente e d educativo, senza operare differenziazioni fra assunti a tempo indeterminato e determinato e fra le diverse tipologie di supplenze”.
Pertanto, “il giudice, definitivamente decidendo, ogni diversa domanda, eccezione ed istanza disattesa o assorbita: accerta il diritto della ricorrente al riconoscimento della voce retributiva rivendicata; condanna conseguentemente il Ministero al pagamento in suo favore della somma di euro 954,66 oltre accessori di legge; condanna altresì il Ministero alla rifusione in favore della ricorrente delle spese, che liquida in complessivi € 500,00, oltre a spese generali, iva e cpa, con distrazione in favore dei procuratori antistatari”.
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