La negazione della Retribuzione professionale docente agli insegnanti precari è un danno economico enorme, che però il giudice può sanare: come accaduto ad una docente in servizio nelle scuole statali del Piemonte, che ha svolto supplenze “brevi” negli anni scolastici 2017/18, 2018/19 e 2019/20 per complessivi 569 giorni, la quale si è vista restituire oltre 3.300 euro più gli interessi maturati per decisione del giudice di Torino. Dopo avere citato le sentenze “pilota” che accordano la Rpd a tutti i docenti, prescindendo dal tipo di contratto sottoscritto, il giudice si è soffermato sull’art. 7 del CCNL 2001, perché “introduce la retribuzione professionale docenti con l’obiettivo di valorizzare la funzione docente e riconoscere il ruolo della funzione docente nel miglioramento del servizio scolastico: si tratta di obiettivi programmatici e non di compensi a titolo di corrispettivo per determinate attività poste in essere. Non si giustificherebbe pertanto una interpretazione restrittiva del dato contrattuale volta ad escludere determinati tipi di supplenza, come correttamente e condivisibilmente argomentato nell’ordinanza del giudice di legittimità sopra riportata, a cui si intende dare seguito”.