È confermato per domani l’incontro tra i sindacati e la parte pubblica all’Aran sull’Atto di indirizzo che il Governo vuole dare in vista del rinnovo contrattuale della scuola: dopo la prima riunione sui temi generali, quella delle prossime ore potrebbe essere una tappa decisiva per circa un milione e mezzo di docenti e Ata della scuola e ancora di più in servizio in tutto il pubblico impiego. Tra i presenti al tavolo della trattativa ci saranno anche rappresentanti dell’Anief che chiederanno di chiudere velocemente il contratto nazionale scaduto da quasi sei mesi, utilizzando fino all’ultimo euro dei fondi stanziati nelle ultime Leggi di Bilancio, per poi concentrare il confronto sulla parte economica e normativa (con tanti temi da affrontare, anche a seguito del Covid, che guardano alla parità di trattamento tra personale precario e di ruolo, specifiche indennità, nuovi profili professionali Ata, valorizzazione dei Dsga e dello staff dell'autonomia) da includere nel Ccnl attuale e che andrà avanti fino al 2024.
Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, “attendere ancora sarebbe deleterio per i dipendenti pubblici: prima il Covid, poi l’inflazione galoppante e ora anche la guerra in Ucraina stanno ancora più rendendo evidente la pochezza dei loro stipendi. L’Istat ci ha detto di un incremento nell’ultimo anno del 6% dell'aumento del costo della vita. Diamo al personale statale immediatamente un po’ di ‘ossigeno’. Sappiamo bene che si tratta di cifre ben al di sotto di quelle attese, appena un centinaio di euro lordi medi a dipendente, più 2-3mila euro di arretrati, ma intanto è meglio farglieli avere, piuttosto che attendere nuove risorse, che comunque non andranno ad influire sul periodo 2019/2022. A chi dice che a distanza di quattro anni dall’ultimo contratto non si può chiudere un accordo con appena il 4% scarso di aumento, ricordiamo che nel 2018 si firmò un contratto con un incremento pari al 3,48% ed erano passati quasi 10 anni dall’ultimo aumento”.
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