Stipendi bassi per svolgere servizio in scuola a centinaia di chilometri da casa e senza nessuna certezza sul futuro professionale: è la dura vita di decine di migliaia di docenti e ATA italiani. Lo scrive la stampa specializzata sottolineando i sacrifici di tanti lavoratori della scuola: “a stento riescono a pagarsi l’affitto lontano dai propri cari o sono costretti a farsi centinaia di chilometri ogni giorno pur di mantenere il posto a scuola”. Esemplare è la vicenda di Rocco: “un collaboratore scolastico calabrese che vive e lavora a Modena, che non può permettersi nemmeno il “lusso” di avere un’auto, ma soprattutto di andare regolarmente a trovare la sua famiglia a Bovalino.
Ci sono docenti immobilizzati che spesso si ritrovano a pagare le spese di casa nella città dove lavorano al Nord e mandare i soldi nella casa dove stanno la famiglia, i figli, che vedono poche volte l’anno con i biglietti aerei alle stelle”: il punto è che “si può essere disposti a fare qualche sacrificio per arrivare poi a una situazione migliore. Il vero problema è l’assenza della prospettiva futura”.
Il sindacato Anief ha già espresso all’Aran la necessità di prevedere per questi dipendenti un’indennità di trasferta: lo ribadirà anche nei tre giorni di incontri della prossima settimana, a partire da dopodomani. “Il comparto – dice Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – è colmo di precari, soprattutto al Nord dove è più forte il flusso migratorio: per questo chiediamo un indennità specifica legata alla trasferta e all’erogazione dei buoni pasti come avviene, ad esempio, anche per i metalmeccanici. Certo, servono delle risorse, che seguono ad uno specifico atto di indirizzo, altrimenti gli organi di vigilanza boccerebbero la nostra proposta per mancata copertura finanziaria”.
Anief ricorda anche che il legislatore ha disposto di recente un assegno di mille euro per i docenti che insegnano nelle piccole isole e ha destinato 30 milioni di euro per favorire la continuità didattica: “ma è sbagliato – incalza Pacifico – perché non c’è alcun ‘ristoro’ per chi deve affrontare spese sempre più alte, per via del caro energia e dell’inflazione che al termine del 2023 farà registrare un preoccupante +15% in soli due anni. Anche le richieste di trasferimento del personale sono la conseguenza di questo stato di povertà salariare dovuto ai costi per vivere anni ed anni lontano da casa”.
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