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Certificata la rappresentatività per il triennio 2019/2021, Anief rilancia subito la propria azione. Il giovane sindacato è pronto a partecipare ai tavoli per il rinnovo della parte giuridica del nuovo contratto e a trattare sulla parte economica. Il presidente nazionale Pacifico in un’intervista ad Ansa: “Organizzeremo mille assemblee sulle nostre proposte e per parlare dei diritti lesi del personale della scuola”
Percentuali di adesioni, comunicazioni da anticipare, disagi per le famiglie, ore di lezione perse dagli studenti, costi per la collettività: nell’affrontare il tema degli scioperi sindacali, un report di Tuttoscuola analizza a fondo tutte le circostanze, anche quelle più scontate, che portano all’evento e alle conseguenze che ne derivano. Non una riga, invece, viene spesa per la tutela del diritto allo sciopero e nemmeno per la completa mancata applicazione legislativa, in settant’anni, dell’articolo 40 della Costituzione, secondo cui “il diritto di sciopero si esercita nell'ambito delle leggi che lo regolano”.
Secondo Marcello Pacifico, “pensare di ingabbiare gli scioperi significa tornare indietro di quasi cento anni. Significherebbe ricollocare l’Italia ai tempi delle leggi ‘fascistissime’. A quando nel 1925, con il Patto di Palazzo Vidoni, venne abolito il diritto allo sciopero, con le forze oppositrici a regime costrette a praticare giornate di protesta illegali, con gravi ripercussioni sugli organizzatori. Anief ritiene, certamente, che sul tema si possa invece avviare un confronto diretto con l’amministrazione pubblica, dando seguito al più presto all’incontro tenuto il mese scorso all’Aran, durante il quale la delegazione del giovane sindacato ha espresso l’esigenza di operare per la non compressione del diritto allo sciopero, arrivando a palesare l’adesione con alcuni giorni di anticipo. Solo partendo da questo presupposto, cercando di ridurre la portata della protesta massima, non pensando che vi siano organizzazioni sindacali più accreditate di altre a indire scioperi, sempre garantendo il diritto allo studio che nessuno vuole mettere in discussione, si può giungere al miglioramento del quadro generale”.
Il testo va il 25 nell'Aula di Montecitorio con diverse modifiche tra cui alcuni emendamenti, seppur modificati, richiesti dal sindacato Anief in audizione. Pacifico: siamo pronti a chiedere gli adeguati correttivi per salvare la scuola e i precari. Scarica la lista degli emendamenti approvati
Per la scuola, come per tutto il pubblico impiego, sono in arrivo molti meno soldi rispetto a quelli annunciati: così, le cifre previste, 65 euro lordi, sono ritenute del tutto insufficienti dai sindacati, alcuni dei quali hanno ribadito la necessità di aumenti più sostanziosi e di trasferire i fondi del bonus merito e della carta docente direttamente in busta paga. Di sicuro, se non ci saranno le risorse per un aumento a tre cifre, i sindacati non apriranno nemmeno il dibattito. Con alte possibilità di avvio di una stagione di proteste e di ricorsi. Ma anche il ministro dell’Istruzione non starà a guardare, tanto da avere confermato le sue dimissioni qualora non si riuscissero a trovare i tre miliardi per l’istruzione. A questo scopo, continua a contrattare con le Finanze e quindi con il ministro dell’economia Roberto Gualtieri.
Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief: “Siccome siamo abituati a commentare fatti e non promesse tutte da verificare, dobbiamo rimanere fermi a 35 euro netti, consapevoli che le possibilità di vedere salire questa cifra media sono davvero ridotte, ancora di più perché dovranno servire pure per finanziare l’elemento perequativo, ovvero gli aumenti da 85 euro lordi medi che il Governo precedente non ha accordato solo per coloro che percepiscono stipendi più bassi. In queste condizioni sarà davvero difficile ridurre il gap con l’Europa, sopra di 9 mila euro annui e recuperare gli oltre mille euro di potere d’acquisto andati persi negli ultimi sette anni”.
CCNL 2016/18 -