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Prende corpo l’ipotesi di riforma pensionistica che permetterebbe l’uscita dal lavoro a 62 anni con 30 anni di servizio, lanciata nelle ultime settimane da Graziano Del Rio capogruppo del Partito Democratico alla Camera, non molto distante dalla Quota 92 a cui aveva pensato già a suo tempo Tommaso Nannicini. Il pensionamento a 62 anni con 30 anni di contributi potrebbe essere una soluzione alternativa per andare incontro a chi per pochi mesi non raggiunge l’accesso alla quota 100, ma è da sottolineare che la soluzione sarebbe a favore solo di lavoratori maggiormente svantaggiati. Inoltre, dovrebbe prevedere anche una penalizzazione di cui ancora si sta discutendo che potrebbe andare da un taglio percentuale sulla pensione per ogni anno di anticipo (si sta parlando di un 3% l’anno) a un ricalcolo interamente contributivo della pensione spettante. Il danno quindi nell’assegno di quiescenza sarebbe notevole.

Anief ritiene che i lavoratori della scuola dovrebbero essere coinvolti nel prepensionamento a 62 anni, senza però penalizzazioni: parliamo infatti di personale che dopo 30 e più anni servizio ho pieno diritto di lasciare il servizio perché in alta percentuale vittima di burnout, con disturbi e patologie più o meno conclamate. “Non è un caso – dice Marcello Pacifico, presidente Anief - che il nostro sindacato continui a chiedere l’introduzione del rischio biologico negli stipendi, proprio perché ben superiore ad altre categorie professionali. Non si comprende per quale motivo debba ritrovarsi con pensioni poco superiori alla sociale, dopo tanti anni di lavoro rivolti alla formazione dei giovani in cambio pure dei compensi che figurano tra i più bassi d’Europa. Senza dimenticare che continuiamo ad avere la classe insegnante più vecchia al mondo: basta con gli attendismi, il pensionamento anticipato nella scuola deve diventare la regola e non l’eccezione”.
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Nel decreto legge ‘Sostegni’ approvato ieri sera dal Consiglio dei ministri c’è anche la norma sulla migliore gestione dell’emergenza che giustifica l’assenza dei lavoratori per la somministrazione del vaccino contro il Covid-19: la novità, dunque, non determinerà più alcuna decurtazione del trattamento economico, né fondamentale né accessorio, al personale docente, educativo, amministrativo, tecnico e ausiliario delle istituzioni scolastiche. Il sindacato Anief plaude alla decisione del Governo Draghi, fermo restando la necessità di fare chiarezza sulle dosi AstraZeneca destinate al personale della scuola.

“È stata approvata dai ministri una norma di civiltà – dice il presidente Marcello Pacifico - perché il dipendente che si vaccina volontariamente compie un atto di cui beneficiano tutti e non può essere penalizzato. A questo punto, però, chiediamo che la giustificazione dell’assenza venga estesa a tutti i 650 mila docenti e Ata che hanno già fatto il vaccino e che si accingono a farlo nei prossimi giorni, prima che la disposizione divenga esecutiva. Altrimenti, ne beneficerebbe solo una parte minoritaria. Inoltre, il nostro sindacato continua a ritenere inappropriata e ingiustificata la legge che tassa il lavoratore pubblico in caso di assenza per malattia: un obolo che non ha motivo di esistere. Come ritiene del tutto immotivato l’obbligo di vaccinare il personale nella regione di residenza: perché obbligare tanti lavoratori della scuola a mettersi in viaggio per vaccinarsi? Non possono essere i singoli governatori a trovare la soluzione”.
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Il decreto legge ‘Sostegni’ approvato ieri sera dal Consiglio dei ministri porterà direttamente alla scuola 300 milioni di euro, ma nessuna norma per abolire il vincolo quinquennale che continua a costringere tanti insegnanti e Ata a lavorare lontano da casa pur in presenza di posti molti più vicini ai loro affetti. Anief non si arrende e attraverso il suo presidente nazionale Marcello Pacifico annuncia che farà presentare “una serie di emendamenti allo stesso decreto che ora dovrà passare per le commissioni e poi nelle aule parlamentari. Ci sono diversi politici della maggioranza che la pensano come noi e oggi lo hanno ribadito. Abolire il blocco sulla mobilità del personale di ruolo, come assumere a tempo indeterminato i precari con oltre 36 mesi, reintrodurre i posti tagliati dal dimensionamento, confermare l’organico Covid, cancellare la condizione di fragilità dal computo della malattia, sono delle norme indispensabili se si vuole cambiare pagina e ripartire il prima possibile con una scuola all’altezza della situazione. Cambiare solo a parole, a noi non interessa. Cominciamo con il togliere i vincoli senza senso agli spostamenti del personale”.
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Graduatorie personale ATA terza fascia: pubblicato il decreto ministeriale e la nota per riapertura e aggiornamento per il triennio 2021/22. Le domande potranno essere presentate tramite Istanze online dal 22 marzo, tutte le istruzioni per accedere. I requisiti di accesso, i titoli valutabili, cosa bisogna sapere. Le FAQ.