Il sindacato Anief reputa positiva la decisione del ministero dell’Istruzione e del Merito di estendere la copertura assicurativa per i rischi del personale scolastico e degli studenti nel corso dello svolgimento delle attività di insegnamento/apprendimento, anche per il danno in itinere, le visite culturali e le gite.
Anche la fine di aprile sorride ai docenti e al personale della scuola che hanno deciso di opporsi alle norme sbagliate andando in Tribunale con i legali dell’Anief: nella settimana lavorativa che va dal 24 al 28 aprile, quindi in appena quattro giorni lavorativi e di udienze, oltre 100 insegnanti e amministrativi si sono visti assegnare la considerevole cifra di 235.793 euro, in media circa 2.500 euro a testa. Meritano la segnalazione le cause vinte a Biella, Torino e Vicenza, dove alcuni docenti hanno ricevuto somme risarcitorie che vanno dai 7.200 ai 12.200 euro circa, in prevalenza per mancata equiparazione di trattamento del servizio svolto prima della stabilizzazione così come stabilito dalla giurisprudenza euro-unitaria oltre che dal parere favorevole formulato dalla Corte di Cassazione. Si tratta, è bene ricordarlo, di sentenze che comportano benefici notevoli anche sulla ricostruzione di carriera, sugli scatti di anzianità e sugli stipendi mensili, ovviamente maggiorati.
Arriva in Parlamento la voce dell’Anief e dei lavoratori della scuola: martedì prossimo, 9 maggio, il giovane sindacato presenterà alla Camera, presso le Commissioni riunite I e XI, le proposte di modifica del Decreto Legge PA-Pnrr 44/2023 pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 23 aprile. La delegazione sindacale indicherà quali sono i nodi da sciogliere: organico del personale da potenziare per adeguarlo alle esigenze, anche quelle più impellenti che riguardano il Pnrr, immissioni in ruolo e supplenze, gestione delle graduatorie del personale docente e Ata precario, mobilità del personale scolastico da liberare dagli attuali vincoli gratuiti che ostacolano il diritto alla famiglia.
Sulla Carta del docente da dare ai supplenti la Corte di Giustizia europea non ha alcun dubbio: va assegnata. Perché allora i giudici ordinari dell’Italia dovrebbero dire il contrario? La risposta è ovvia ed è per questo che il supplente che presenta ricorso con i legali dell’Anief porta casa i 500 euro annui negati ogni anno. Così è accaduto due giorni fa pure ad Arezzo, dove il giudice del lavoro ha accertato il diritto di un insegnante con plurimi contratti a termine “ad usufruire del beneficio economico di € 500,00 annui tramite la Carta elettronica del docente per l’aggiornamento e la formazione del personale docente”. Dopo avere spiegato che si tratta di una mancanza che non può andare in prescrizione, il Tribunale ha citato la sentenza della Corte di Giustizia UEn. 450/2022, spiegando che “un trattamento differenziato tra personale assunto a tempo indeterminato e a tempo determinato in relazione a un beneficio la cui ratio è principalmente incentrata nel favorire l’aggiornamento e la qualificazione delle competenze professionali, nell’ottica di garantire il diritto, ma anche il dovere, di formazione, non pare giustificabile alla CGUE”.
La Carta del docente va assegnata anche ai supplenti. Lo ha stabilito anche il Tribunale di Arezzo, nell’esaminare il ricorso di una docente, difesa dei legali Aneif, che ha svolto “per una pluralità di anni scolastici” delle supplenze annuali. Oltre che a citare l’ormai imprescindibile sentenza della Corte di Giustizia UEn. 450/2022, il giudice ha fatto riferimento anche agli “insegnamenti della più illuminata giurisprudenza di Cassazione” (in particolare la ex multibus: Cass. civ. sez. un., 19.4.2022, n.12441), dai quali si evince in modo chiaro e assoluto “il riconoscimento della spettanza” agli insegnanti non di ruolo “dell’emolumento previsto dalla c.d. carta elettronica del docente”.
L’amministrazione continua a inviare segnali di volontà di chiusura delle trattative per firmare anche la parte normativa del Ccnl 2019-2021 Istruzione, Università e Ricerca: l’8 maggio, alla ripresa delle trattative all’Aran con i sindacati, si comprenderà se le intenzioni porteranno a breve all’accordo. Il confronto riprenderà lunedì prossimo, alle 10.30, con un incontro specifico sulla Ricerca; tre giorni dopo, giovedì 11, le organizzazioni sindacali sono state convocate per il comparto Istruzione; ancora 24 ore dopo, venerdì 12, la verifica contrattuale si concentrerà sull’Afam.
È sacrosanto il “diritto del docente e del personale amministrativo precario al riconoscimento delle differenze retributive maturate durante il periodo lavorativo a tempo determinato”: a scriverlo è stato il Tribunale di Paola, sezione Lavoro, a seguito del ricorso prodotto dai legali che operano per Anief in difesa di un docente che ha svolto supplenze negli istituti comprensivi della provincia di Cosenza dall’8 gennaio 2001 al 2010, per un totale di anni 9 e mesi 7 e giorni 9 di servizio. E “il principio di non discriminazione nondimeno si estende, infatti, ricorrendone i presupposti di applicabilità, anche al tema della ricostruzione della carriera”. Il docente che ha vinto il ricorso con Anief, quindi, aumenterà il suo stipendio di almeno uno scatto, oltre a ricevere una somma risarcitoria importante.
Sulla Carta del docente da dare agli insegnanti supplenti non vi sono più dubbi, anche quando il contratto prevede lezioni per poche ore a settimana. A sostenerlo è il Tribunale di Verona, sezione Lavoro, che ha fatto avere ad una maestra della scuola primaria i 3 mila euro della card negati dallo Stato tra il 2017 ad oggi, poiché - come sostengono Corte di Giustizia UE e Consiglio di Stato - quelle dei docenti di ruolo e dei precari sono “mansioni del tutto equiparabili”. Ma secondo il giudice i 500 euro l’anno per formazione e aggiornamento, vanno dati pure ad “un insegnante che si vede assegnata una materia su orario settimanale inferiore al part time al 50%, e dunque anche di 10 ore od anche di 6 ore settimanali, che però si spinga a coprire la materia di insegnamento sino alla fine dell’anno scolastico ovvero sino al termine delle attività didattiche”, perché “immutata rimane la sua esigenza di formazione, che è assimilabile a quella dei docenti con un maggior monte ore settimanale”.
Prenderà il via nei prossimi giorni l’esame da parte della Camera del decreto PA n. 44 pubblicato alcuni giorni fa in Gazzetta Ufficiale: il testo approvato dal Governo è stato infatti assegnato alla prima e undicesima Commissione di Montecitorio e verrà analizzato assieme ai tanti emendamenti previsti. “Diverse richieste di modifica riguarderanno sicuramente l’organizzazione della scuola, a partire dal ritorno del doppio canale, con assunzioni da Gps, e riforma del periodo transitorio prima del nuovo reclutamento dei docenti. Altrimenti, si rischia davvero di iniziare le lezioni del prossimo anno in condizioni addirittura peggiori delle attuali”, dice oggi il presidente Anief Marcello Pacifico.
Tre supplenze annuali valgono 1.500 euro di aggiornamento: sono i soldi che una docente avrà a breve, dopo avere vinto il ricorso presentato al Tribunale di Cosenza per suo conto dei legali Anief, a seguito della mancata erogazione della Carta del docente nei periodi, tra il 2020 e il 2023, proprio durante la pandemia da Covid, durante i quali l’insegnante ha svolto servizio in qualità di supplente nella scuola pubblica nella stessa provincia Cosentina formandosi e aggiornandosi a proprie spese. Secondo il giudice di Cosenza, che ha esaminato le motivate ragioni delle doglianze della docente rappresentata degli avvocati che operano per il giovane sindacato, sulla questione dominano l’Ordinanza del 18.5.2022, sulla causa C-450/2021, emessa dalla Corte di Giustizia europea, e la posizione del Consiglio di Stato (Sez. VII, n. 1842/2022) che hanno dato piena ragione ai precari che hanno operato “senza tuttavia fruire della carta elettronica per l’aggiornamento e la formazione dei docenti di ruolo delle istituzioni scolastiche, prevista dall’art. 1 comma 121, Legge 13.07.2015 n. 107”.
La Corte di Appello di Catanzaro, chiamata in causa da un docente precario con plurimi contratti di lavoro a termine, “dichiara il diritto dell’appellante alla progressione retributiva per l’anzianità di servizio maturata nei periodi di lavoro effettivamente prestati alle dipendenze del Miur con contratti a tempo determinato” e “condanna il Miur al pagamento in favore dell’appellante delle relative differenze maturate tra le retribuzioni percepite e quelle dovute in base alla posizione stipendiale prevista dal CCNL applicabile in base alla riconosciuta anzianità di servizio, oltre al maggior importo tra interessi legali e rivalutazione monetaria dal dovuto al soddisfo”
Al personale della scuola, docenti e Ata, mancano nello stipendio 300 euro netti al mese: sono quelli che servirebbero per allineare le loro buste paga alla media UE e a spazzare gli effetti del caro energia e inflazione che alla fine di quest’anno arriverà a sfiorare il +15% in soli due anni. Un piccolo passo avanti è l’impegno preso ieri dal Governo che ha approvato una mozione con cui si impegna ad innalzare le spese per l’istruzione e la valorizzazione del personale. Lo sostiene il sindacato Anief.
Invece di aumentare il numero di istituti scolastici e di lavoratori della scuola, avviare la riduzione del numero di alunni per classi e procedere alla cancellazione di quelle cosiddette “pollaio”, il Governo si avventura in una assurda politica di ulteriore tagli delle sedi scolastiche che negli anni vedrà accorpare oltre 600 istituti: mettendosi contro diverse Regioni e tutto il mondo della scuola, l’Esecutivo Meloni procede come nulla fosse, in linea con quanto previsto dall’articolo 99 della legge di bilancio 2023, con la riduzione, negli anni a venire, di centinaia di presidenza, posti da dirigente scolastico e Dsga. Dopo non avere approvato gli emendamenti Anief, il Parlamento, infatti, ha appena respinto le mozioni delle opposizioni che chiedevano di fermare il folle progetto. Nel frattempo, la questione della legittimità delle norme introdotte con l'ultima legge di bilancio giunge in Corte costituzionale nelle questioni sollevate dalla Regione Puglia e Emilia Romagna.
Un docente precario che è stato in servizio per almeno cinque mesi ha pieno diritto a ricevere i 500 euro annui della Carta del docente: lo ha confermato il Tribunale di Vicenza che ha fatto avere 2.500 ad un’insegnante che è stata in servizio cinque annualità. Dopo avere fatto riferimento al diritto Eurounitario, in particolare all’Ordinanza dalla Corte di Giustizia UE nella causa C-451/21, il giudice del lavoro ha detto che i docenti precari possono “dirsi pienamente associabili agli insegnati di ruolo, ad essi comparabili e quindi in condizione tale da giustificare in loro favore l’erogazione del bonus in questione”: il riferimento è a tutti “quei lavoratori a temine che abbiano reso, nel corso dell’anno di riferimento ai fini dell’erogazione del bonus, almeno 5 mesi (150 giorni) di prestazione lavorativa”. Inoltre, ha proseguito il Tribunale di Vicenza, “il differente ragionare e, quindi, l’adottare quale dato di riferimento l’intero anno scolastico composto da 365 giorni, rappresenterebbe ulteriore discriminazione, proprio perché al lavoratore a termine è, in ragione della tipologia di contratto, il più delle volte inibito l’impiego (salva l’ipotesi invero residuale di attribuzione di supplenza su posto in organico di diritto) per l’intero anno scolastico”.
Marcello Pacifico, presidente nazionale del sindacato Anief, è intervenuto indiretta dalla sua pagina Facebook per parlare delDecreto 44, pubblicato in Gazzetta ufficiale. “Si attende in settimana la calendarizzazione all’esame del Parlamento. È un decreto che scontenta un po’ tutti: come Anief vorremmo cambiarlo. Ci saremmo aspettati un organico aggiuntivo visto che si parla di organizzazione; bisognerebbe dunque cambiare nome al decreto legge. L’art. 5 si occupa di scuola, l’art. 9 di università e ricerca. Oggi parleremo di scuola”, ha affermato illeaderAnief.
Anche i docenti tecnico-pratici non di ruolo hanno diritto ad usufruire della Carta del docente per ogni annualità di servizio svolta: lo ha spiegato il Tribunale di Treviso che il 19 aprile ha accolto il ricorso proposto dei legali Anief per difendere il diritto alla concessione della carta da 500 euro annui, utile all’aggiornamento professionale, negato ad un docente tecnico-pratico che ha svolto tre supplenze annuali tra il 2020 e il 2023. Il giudice ha condannato il ministero dell’Istruzione a fare avere all’insegnante di laboratorio i 1.500 euro negati, ricordando che in Italia “vi sarebbe una vera e propria discriminazione a danno dei docenti precari che non trova giustificazione nelle concrete modalità di svolgimento della prestazione lavorativa”. Entrando nel dettaglio, il Tribunale veneto ha preso in considerazione le posizioni, favorevoli alla richiesta, della Corte di Giustizia Ue e del Consiglio di Stato.
Mette mano anche ai riconoscimenti dei titoli dei docenti e abilitati all’estero il decreto PA n. 44 pubblicato ieri in Gazzetta Ufficiale: per il solo prossimo anno 2023/2024, se inseriti con riserva in prima fascia GPS ed elenchi di sostegno, in attesa del riconoscimento del titolo, saranno inseriti in coda alla prima fascia ed elenco aggiuntivo, con la possibilità di stipulare i contratti di supplenza ma non quelli a tempo determinato utili per il ruolo. Se invece i candidati si sono visti riconoscere il titolo durante la supplenza, permangono sul posto assunto: in caso contrario decadono immediatamente.
Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, spiega la delusione del sindacato rispetto al testo del decreto PA n. 44/23 pubblicato ieri in Gazzetta Ufficiale ad oltre due settimane dal via libera del Consiglio dei ministri: “Siamo delusi – dichiara oggi Pacifico – prima di tutto perchè rispetto alle 45 mila assunzioni andate a vuoto l'anno scorso interviene soltanto su sostegno da Gps: la riteniamo una scelta fortemente sbagliata, perché è evidente che bisognava stabilizzare anche da disciplina comune e pure da seconda fascia, sia per le classi di concorso e che per il sostegno che continuerà a fare assegnare quasi 100 mila posti in deroga con la scadenza 30 giugno 2024”.
“Il decreto PA non risolve il problema del precariato. La deroga alla mobilità ai vincoli alla mobilità dei neoassunti è una vittoria con l’amaro in bocca”: a sostenerlo èMarcello Pacifico,presidente nazionale del sindacato Anief, che ha in tal modo commentato ildecreto PA n. 44 pubblicato oggi in Gazzetta Ufficiale, ad oltre due settimane dal sì del Consiglio dei ministri. Il decreto interviene anche sulle Gps sostegno, che per il terzo anno consecutivo saranno valide per le immissioni in ruolo, oltre che per i precari con 3 anni di servizio sul sostegno, per i quali sarà possibile l’accesso diretto al Tfa sostegno. Via libera anche alla collocazione in un elenco apposito delle Gps per i docenti che hanno ottenuto l’abilitazione o la specializzazione all’estero e ancora non hanno avuto il riconoscimento del titolo: per loro, però, niente immissioni in ruolo.
Lunedì dalle 9:30 -13:30 e dalle 15:00 alle 20:00
Martedì dalle 9:00-13:00 e dalle 15:00 alle 20:00
Mercoledì dalle 9:00 -13:00 e dalle 15:30 alle 19:30
Giovedì dalle 9:30 - 12:30 e dalle 17:30 alle 20:00
Venerdì dalle 9:00 -13:00 e dalle 15:00 all
Lunedì dalle 9:30 -13:30 e dalle 15:00 alle 20:00
Martedì dalle 9:00-13:00 e dalle 15:00 alle 20:00
Mercoledì dalle 9:00 -13:00 e dalle 15:30 alle 19:30
Giovedì dalle 9:30 - 12:30 e dalle 17:30 alle 20:00
Venerdì dalle 9:00 -13:00 e dalle 15:00 all