Sul rinnovo del contratto di Istruzione, Università e Ricerca siamo alla stretta finale: quello che sta scaturendo dalla trattativa odierna tra parte pubblica e sindacati, in corso presso il ministero dell’Istruzione, interrotto per un paio d’ore anche per permettere un’interlocuzione tra il ministro dell’Istruzione e del merito con quello dell’Università e Ricerca, è la probabile sottoscrizione dell’accordo solo sulla sola parte economica, mentre quella giuridica verrebbe affrontata successivamente. Sempre però a patto che dal Governo giungano rassicurazioni sulle risorse aggiuntive. E su questo il ministero di viale Trastevere sta operando, a livello politico, per venire incontro alle richieste sindacali. Rispetto al passato, c’è comunque è l’espressa volontà del ministro dell’Istruzione di chiudere l’accordo entro un paio di settimane e cercare di fare avere i soldi al personale scolastico, docenti e Ata entro poche settimane: il confronto odierno si è infatti trasformato in un una trattativa fiume. “Qualora la firma al contratto dovesse arrivare entro Natale, come auspicato dal Ministro, gli aumenti e gli arretrati arriverebbero a gennaio-febbraio 2023”, scrive anche la stampa specializzata.
Si tratta, indubbiamente, di un’accelerata importante: lo dimostra il fatto che al tavolo di confronto è seduto anche il presidente Aran Antonio Naddeo. L’Anief è rappresentata dai segretari generali Stefano Cavallini e Chiara Cozzetto. “Siamo probabilmente alla svolta che abbiamo chiesto di realizzare ad inizio luglio all’Aran – commenta Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – con la sottoscrizione immediata di un contratto ‘ponte’, relativa al Ccnl 2019-2021, per poi rimandare al prossimo anno le economie per il successivo rinnovo contrattuale. L’ipotesi, su cui in estate non erano d’accordo gli altri sindacati, sarebbe oggi ancora più inevitabile, per l’impossibilità di accludervi i finanziamenti convogliati sul rinnovo contrattuale ma assegnabili non prima della fine di dicembre con la Legge di Bilancio 2023. L’idea espressa dal ministro Giuseppe Valditara, già trapelata da alcuni giorni, di garantire immediatamente in busta paga aumenti medi superiori ai cento euro e fino a 4mila euro di arretrati ci trova d’accordo. Pur con il rammarico – conclude Pacifico - di avere perso altri 150 giorni”.
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